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Processo Marlane, assolti in appello Marzotto e gli altri manager di Eni e Lanerossi

Processo Marlane, assolti in appello Marzotto e gli altri manager di Eni e Lanerossi

25 Settembre 2017 0 Di Pietro Nigro

La Corte di Appello di Catanzaro ha respinto i ricorsi contro l’assoluzione di Marzotto e dei manager della Marlane di Praia a Mare.

Processo Marlane, seconda assoluzione in Corte d’appello

Sono stati assolti anche in appello Pietro Marzotto e gli altri manager di Marzotto, Eni e Lanerossi accusati ed assolti in primo grado per disastro ambientale e per la presunta morte di 108 operai dello stabilimento tessile di Praia a Mare in provincia di Cosenza. La Corte di Appello di Catanzaro ha dichiarato inammissibili o ha respinto del tutto i ricorsi presentati dal Pubblico ministero del tribunale di Paola, dai Comuni di Praia a Mare e Tortora e da varie sigle sindacali contro l’assoluzione in primo grado del Tribunale di Paola del 19 dicembre 2014.

In particolare, il collegio composto dal presidente Fabrizio Cosentino e dai consiglieri Francesca Garofalo e Adriana Pezzo, ha giudicato del tutto inammissibile il ricorso presentato dal Comune di Praia a Mare e quelli presentati dal Pm contro la sentenza di assoluzione di Pietro Marzotto Jean de Jaegher e Silvano Storer (amministratori del Gruppo Marzotto), Antonio Favrin (ex vicepresidente di Confindustria Veneto), Carlo Lomonaco (direttore dello stabilimento ed ex sindaco di Praia a Mare), Attilio Rausse, Lorenzo Bosetti (ex sindaco di Valdagno e vicepresidente della Lanerossi Vicenza), Salvatore Cristallino, Ivo Comegna, Vincenzo Benincasa, Giuseppe Ferrari e Lamberto Priori. E’ stato invece respinto il ricorso presentato da Comune di Tortora, Filctem-Cgil, Cgil Calabria, Filctem-Cgil di Castrovillari, Camera del lavoro di Castrovillari, e Cgil contro alcuni imputati (Carlo Lomonaco, Antonio Favrin, e Attilio Favrin). In secondo grado, il sostituto procuratore generale di Catanzaro Salvatore Curcio aveva chiesto condanne fino a quattro anni per lesioni gravissime, disastro ambientale e omicidio plurimo.

Il primo grado del processo Marlane, celebrato al tribunale di Paola tra il 2012 e il 2014, ha visto imputati i vari proprietari e amministratori delegati delle aziende Lanerossi, Eni e Marzotto, proprietarie della fabbrica tessile Marlane di Praia a Mare, nonché i vari dirigenti dello stabilimento. A loro carico, 26 capi di accusa, che comprendevano lesioni gravissime e omicidio colposo di quasi 160 operai dello stabilimento, di cui una novantina deceduti per tumori vari, nonché le varie ipotesi di violazione delle norme sulla sicurezza del lavoro e di disastro ambientale e di sversamento di sostanze tossiche nel terreno della fabbrica o nel mare prospiciente. Tutte accuse respinte dal Tribunale di Paola, che nel dicembre 2014 ha assolto con formula piena tutti gli imputati.

Contro quella sentenza hanno presentato ricorso in appello oltre al Pm anche i comuni in cui ha sede lo stabilimento, Praia a Mare e Tortora, e varie sigle sindacali. Le parti civili, invece, i parenti dei 108 operai morti per malattia, durante il processo hanno accettato una transazione con la Marzotto ed hanno ottenuto trentamila euro a testa.

Ma oggi la Corte di appello ha respinto nel merito o ha dichiarato inammissibili per forma i vari ricorsi presentati. Oggi in aula è stata data lettura del dispositivo, mentre le motivazioni della sentenza saranno rese note nei prossimi 90 giorni. Dopodiché, ci saranno altri 45 giorni per presentare un eventuale ricorso di legittimità alla Corte di Cassazione. In caso contrario, con la sentenza diventa definitiva anche l’assoluzione dei manager dell’azienda.

E dovrebbe venire a cadere anche la tesi che la Marlane, che tra gli anni 50 e il 2000 è stato uno dei più grandi stabilimenti produttivi dell’intera Calabria, fosse una “fabbrica dei veleni”, come è diventata tristemente famosa negli anni.

Già in primo grado, infatti, sono cadute le accuse ai manager e ai proprietari della fabbrica di non aver gestito correttamente lo stabilimento e le varie fasi produttive, e di aver provocato l’avvelenamento di 108 operai con le sostanze chimiche utilizzate nella tintura dei tessuti e poi sversati nei terreni o nel mare. In realtà, in primo grado, e nonostante gli anni di indagini e di inchieste della Procura di Paola, non si è riusciti a dimostrare né la mancanza di misure di sicurezza adeguate, né lo sversamento di grandi quantità di sostanze chimiche, né soprattutto il nesso causale tra il lavoro nella fabbrica e la morte per varie neoplasie degli operai.

Nel frattempo però, al tribunale di Paola, è partito un altro processo, il Marlane bis”, perché sono stati trovati altri ex operai che potrebbero essersi ammalati o morti a causa della fabbrica e il Procuratore di Paola Bruno Giordano ha fatto condurre nuove indagini sui terreni della fabbrica. All’inizio del nuovo processo, gli avvocati di parte hanno già sollevato una eccezione di competenza territoriale, che sarà esaminata nei prossimi giorni, mentre il prossimo 9 ottobre in udienza il collegio giudicante deciderà sull’incidente probatorio chiesto dalle parti e assegnerà il mandato al consulente tecnico incaricato di esaminare le situazioni dei malati e dei morti.

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