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“Meloni obbediente a Trump, ma l’alternativa è scarsa “. I consigli di Prodi alla sinistra senza visione

“Meloni obbediente a Trump, ma l’alternativa è scarsa “. I consigli di Prodi alla sinistra senza visione

25 Ottobre 2025 Off Di Nunzio Ingiusto

L’ex Presidente del Consiglio non vede un’alternativa al centrodestra e critica l’Europa per lo scarso peso a Gaza e in Ucraina. ” Non mi chiedono consigli, ma li posso dare anche se non me li chiedono “. 

La sua voce resta autorevole, di un padre nobile, soprattutto quando stimola la sinistra a trovare una strada con obiettivi precisi se vuole essere davvero alternativa alla destra. Romano Prodi interviene nel dibattito politico quando la legge finanziaria del governo inizia l’iter parlamentare e  parte ufficialmente la campagna per le regionali in Campania, Puglia e Veneto. Le liste dei candidati si sono chiuse e a sinistra ci sono state grandi fibrillazioni sui nomi da mettere in lista e sulle componenti Pd da rappresentare. Non è stato un bel segnale. Prodi non ne parla direttamente, ma osserva tutto ciò che si muove. ” Posso dare consigli anche se non me li chiedono ” è stata la frase più ad effetto della serata su La 7.

In una lunga intervista a Lilli Gruber nella trasmissione Otto e mezzo, l’ex Presidente del Consiglio si smarca da Elly Shlein e da quel suo passaggio sul rischio di democrazia in Italia. ” Non esiste un problema di alternativa al sistema democratico ma il governo fa figli e figliastri. Nella Finanziaria taglia sovvenzioni per le metropolitane nelle grandi città governate dal centrosinistra, quando tutti dicono che servono. C’è un potere che discrimina “. Che possibilità ha la sinistra di battere la destra oggi, chiede la Gruber ? ” La destra perde solo se c’è un’alternativa di governo con programmi e obiettivi precisi. Per ora l’alternativa è scarsa, non ha la forza e la visione futura per dire di essere pronti a governare. Il leader può venire, ma dobbiamo avere un programma pluralistico “. Ricordando la sua esperienza di leader dell’Ulivo, Prodi spiega che il dialogo tra i raggruppamenti del centrosinistra è quello che può portare alla formazione di una forza di un’ampiezza tale da rappresentare un’alternativa. Il Professore, però, evita di mettere a nudo le contraddizioni che il centrosinistra/ campo largo si porta dietro. Era di poche ore prima la dichiarazione di Giuseppe  Conte a Milano di non ritenere il M5S alleato del Pd per le prossime elezioni del Parlamento. Una precisazione incomprensibile del capo Cinquestelle in piena campagna per le regionali, che tralascia la circostanza  di un  M5S che perde voti a ogni tornata elettorale. Eppure Shlein ritiene il campo largo (Pd-M5S portanti) l’unica alternativa al centrodestra e con la prova delle regionali si gioca la sua permanenza alla guida del Pd. Le liste in queste ore hanno confermato solo in parte l’assunto della Segretaria, con candidati dai profili contestati fino all’ultimo, cambi di casacca, candidati “figli di “, Presidenti di Regione in faticosa salita, fuga dal Partito di decine esponenti: la Campania con il Cinquestelle Roberto Fico al posto di Vincenzo De Luca, su tutti.

Il quadro tracciato da Prodi merita seri approfondimenti rispetto a una leadership (comunque la si pensi) forte come quella di Giorgia Meloni. Da tempo non si sentiva una voce cosi chiara.  L’opposizione non ha una bussola e quella ” l’alternativa è scarsa” non è frase dal sen sfuggita. È la constatazione di un processo complicato, accompagnato da divergenze sostanziali tra i coalizzati su democrazia, energia, decentramento amministrativo, tasse, guerre, Europa. All’Europa Prodi dedica alcune riflessioni. Secondo il centrodestra l’Italia ha ritrovato un ruolo, ma per Prodi Giorgia Meloni  ” ha l’abitudine di dire cose diverse in Italia e all’estero”. Certo, lo scenario è quello che è, bloccato da quella regola sull’unanimità che paralizza le decisioni più importanti.  “Meloni è obbediente a Trump – dice Prodi – Non parla mai di Europa ma di Occidente. Pensa che si possano difendere gli interessi del Paese senza l’Europa “. Ma il  ragionamento del Prof parte (senza dirlo in Tv)  dalla debolezza dell’iniziativa della sinistra europea nel difendere l’Unione europea su questioni fondamentali – transizione green, aiuti, difesa, politica agricola, immigrazione, pace –  laddove si può esprimere un riformismo pragmatico per farla contare di più. ” L’Europa finora non ha contato nulla né a Gaza né in Ucraina- dice il Professore-  perché c’era sempre qualcuno dissidente che ha bloccato tutto. Bisogna abolire l’unanimità in Ue, eliminare il diritto di veto sarebbe la cosa più naturale da fare”. Detto da uno che è stato Presidente della Commissione è come ascoltare un saggio tutore di comunità.

L’intervista di ieri sera a La 7 è una specie di vademecum per i prossimi mesi a quella parte politica di cui Prodi  è stato ed è espressione gloriosa per le sconfitte imposte al centrodestra di Silvio Berlusconi. Altra storia, vero, ma le forze in campo si misuravano più compatte, con i litigi lasciati dietro, fino a quando non sono esplosi in maniera plateale e irrimediabile. Tutte le volte che Prodi interviene le sue parole vanno a fondo dei problemi con la capacità di analizzare il contesto non attaccando l’avversario, ma analizzando a fondo le incoerenze di uno schieramento che aspira a governare il Paese ma ha poca voglia di ascoltare consigli. Che, comunque, ci sono.

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