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QAnon, la teoria del complotto che seduce Trump

QAnon, la teoria del complotto che seduce Trump

17 Gennaio 2021 0 Di Tommaso Corno

La teoria del complotto QAnon, nata sul web nel 2017, conta fra i propri seguaci molti dei manifestanti pro-Trump che il 6 gennaio hanno preso d’assalto il campidoglio.

QAnon, il movimento che si cela dietro l’assalto al Campidoglio

L’immagine simbolo del giorno in cui Donald Trump è passato alla storia come primo Presidente degli Stati Uniti con due procedure di impeachment a suo carico non è quella della Camera dei Rappresentanti impegnata nel voto, come le radici democratiche americane imporrebbero. È, invece, una foto che ritrae  il riposo delle truppe della Guardia Civile dopo una giornata passata a difesa del  Campidoglio, compito al quale sono stati chiamati  a seguito della recente protesta da parte di gruppi filo-trumpiani sfociata nell’occupazione di Capitol Hill da parte di questi ultimi.

 

Il  6 gennaio l’America democratica ed un po’ retorica è stata sconvolta dal primo vero attacco interno alla sua idea, e forse al suo ideale di ordine costituito.

Gli eventi portano la firma dei sostenitori di Trump ed una “Q” quale simbolo.

Una  “Q” raffigurata ovunque, anche  sul vessillo brandito da Jake Angeli, lo “sciamano” del Campidoglio, come se si trattasse di un’insegna che le (ben più nobili) legioni romane mostravano in guerra.

Solo che Jake, al contrario di Cesare, non mostrava l’Aquila od il Centauro, ma solo un malinconico, quanto  enigmatico messaggio:  “Mi ha mandato Q”.

L’origine di Q è torbida, volutamente misteriosa, forse perché semplicemente non rappresenta nulla e, come sempre, il mistero aiuta a sviluppare il mito ed ingigantisce il nulla.

La nascita del gruppo “Q”

E’ il novembre 2017 quando,  sul forum anonimo 4chan, appare un messaggio criptico che ipotizza un teorico complotto, sino a presupporre l’esistenza di una cabala di satanisti e pedofili che traffica di bambini ed è in combutta contro il presidente Trump. La firma è di Q, sedicente alto funzionario delle forze militari americane che dichiara di aver ottenuto le informazioni da fonti interne.

Sembra l’ennesima teoria del complotto destinata a rimanere marginale ed insignificante, ed invece viene tramutata in un’arma mediatica capace di dar vita  ad un vero e proprio movimento.

I membri di QAnon – questo il nome del gruppo – appartengono principalmente alle destre più estreme, convinti che il mondo sia controllato da un “Deep State”. I nomi associati al complotto sono molti: da leader passati e futuri come Barack Obama e Joe Biden a George Soros; dai colossi digitali a Matteo Renzi.

E Donald Trump sarebbe l’eroe solitario che (silenziosamente) li combatte.

Parte dell’appeal che la teoria ha nei confronti di chi vi aderisce sta nel contenuto criptico dei messaggi di Q. La loro interpretazione diventa un gioco, che coinvolge i suoi partecipanti fino a renderli insensibili alla realtà dei fatti. Ed è così che si arriva al 2019, quando l’FBI definisce il gruppo una “minaccia di terrorismo domestico”.

Il cliente “comodo” di Trump

Nonostante i rischi evidenziati dai servizi di intelligence statunitensi, “The Donald” strizza l’occhio a questi movimenti, intuendone la convenienza politica. Trump e QAnon utilizzano lo stesso linguaggio: l’uso smodato di retorica, emotività e sensazionalismo come elementi prioritari rispetto alla verità dei fatti li fanno crescere esponenzialmente e parallelamente. È così che il Presidente sconfitto diviene martire eliminato dai poteri forti che cercano di imporre un “nuovo ordine globale”. L’unione di queste convinzioni con il vittimismo di Trump ha generato un vero e proprio esercito digitale – così si fanno chiamare i membri di QAnon – che popola i social come Telegram. Gente disposta a fare di tutto (o quasi) per combattere il nemico e supportare il loro eroe.

Il fenomeno non è limitato agli Stati Uniti. Sono decine i messaggi che arrivano ogni giorno sul canale dei seguaci italiani di QAnon (14.700 iscritti); fra questi anche vari link verso post a sostegno della teoria #ItalyDidIt, secondo la quale un’azienda nell’industria della difesa, in combutta con lo Stato, sarebbe entrata nei sistemi di conteggio dei voti delle elezioni Americane, manipolandone i risultati e contribuendo ai presunti brogli che Trump denuncia ormai da mesi.

 

Una spirale pericolosa, quella generata da QAnon, che deve essere arrestata prima dello sfociare in ulteriore violenza. Se le teorie che ritraggono Trump come il paladino della giustizia giocano a favore di quest’ultimo, è altresì vero che, nel lungo periodo, l’istigazione alla violenza rappresentata dalle sue strizzate d’occhio non potranno giovargli. Epilogo pietoso di una scellerata – ed infondata – guerra ideologica.

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