Qual è lo stato di salute dell’economia di guerra di Putin?
23 Giugno 2023La Russia ha resistito, per molti versi inaspettatamente, alle sanzioni dell’occidente: ma l’economia di guerra imprime danni a lungo che potrebbero logorare la Federazione Russa.
L’economia russa cresce nonostante le sanzioni
«Bisogna concentrare tutte le risorse del paese sulla guerra, e smettere di costruire strade e infrastrutture» – così in uno sfogo sulla gestione del conflitto russo-ucraino Prigozhin, comandante dei mercenari dell’organizzazione paramilitare Wagner, disegna molto chiaramente i contorni di un’economia votata unicamente allo sforzo bellico, in cui il governo decide cosa e come produrlo, con gli operatori economici costretti ad obbedire.
Tuttavia, l’economia russa di guerra cresce nonostante il conflitto e le sanzioni, e quindi la Russia resiste, per molti versi inaspettatamente, alle azioni punitive dell’occidente. Come infatti è noto, le sanzioni economiche non solo non hanno affossato l’economia russa, ma addirittura il prodotto interno lordo del paese, secondo le ultime previsioni del Fondo Monetario Internazionale, crescerà dello 0,7% in più rispetto all’anno scorso (quand’era già cresciuto dello 0,3%), cioè più di Germania e Gran Bretagna, e come Francia o Italia.
A fine aprile il settimanale britannico The Economist spiegava così: «La burocrazia russa ha messo a segno tre imprese negli ultimi mesi. Ha trovato il modo di resistere alla raffica di sanzioni occidentali. Ha fornito abbastanza uomini e materiale per alimentare l’invasione russa. E tutto questo è stato fatto senza un brusco calo del tenore di vita, che potrebbe provocare disordini popolari».
At first glance, bans on imports seem to have scrambled pre-war trade routes, with China and India replacing the EU and G7 as the main recipients of Russia’s seaborne oil. But a recent report suggests that the real change is not so drastic https://t.co/gQAVg2pe5c
— The Economist (@TheEconomist) June 21, 2023
Insomma le sanzioni non hanno avuto l’effetto devastante annunciato: in parte, perché non hanno colpito gli oligarchi in modo effettivo, e anzi in alcuni casi, questi sono stati messi nelle condizioni di appropriarsi delle aziende occidentali costrette a lasciare la Russia; e in parte per gli spiragli (volutamente) lasciati aperti dalle misure coercitive, anche dall’Unione europea.
A causa delle necessità belliche in Ucraina, la recessione resta comunque dietro l’angolo
A causa delle necessità belliche in Ucraina, la recessione resta comunque dietro l’angolo. Secondo il governatore della Banca centrale russa Elvira Nabiullina, Mosca potrebbe presto limitare il sostegno alle iniziative private nel tentativo di evitare il crollo del mercato interno fiaccato dall’aggressione all’Ucraina.
Infatti – anche se oggi è ormai assodato che una potenza economica mondiale, esportatrice di materie prime, non può certo collassare in poco tempo, sopratutto se l’altra parte del pianeta, con le maggiori potenzialità di crescita, non rompe i legami con Mosca – è però vero che quella stessa economia non sembra avere la forza sufficiente a centrare una vittoria o almeno ad imporre una svolta a una guerra incagliata, e sempre più impegnativa.
Ma comunque Putin ostenta ottimismo. Durante il Forum economico di San Pietroburgo ha dichiarato: «Per quanto questo dispiaccia ai nostri nemici la Russia è parte integrante dell’economia globale, dove è in atto una profonda trasformazione. Cambiano le catene produttive, le rotte commerciali, il sistema finanziario. L’Asia, l’Africa, il Medio Oriente, l’America Latina sono il mercato del futuro».
Resta comunque vero che i reali motori della crescita in questo momento in Russia sono le armi e le munizioni per l’artiglieria, i trasporti e l’elettronica utili alla macchina della guerra e che un’economia bellica non investe nel futuro, e lascia in secondo piano gli altri settori che contribuiscono allo sviluppo e al benessere di una nazione – innescando un lento ma inesorabile declino della produttività.
Come ha dichiarato la stessa Elvira Nabiullina: «Penso che tutti capiscano quello che stiamo attraversando in questo momento. Ciò include la ridistribuzione del lavoro, e degli investimenti: la ristrutturazione dell’economia sta avvenendo più velocemente di quanto ci aspettassimo».
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