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Quale futuro per Prigozhin e la Wagner?

Quale futuro per Prigozhin e la Wagner?

26 Giugno 2023 0 Di Francesco Ghanaymi

Nonostante la fine della rivolta, Prigozhin continuerà ad essere un problema per Mosca o si ritirerà pacificamente in Bielorussia?

Quale sarà il futuro di Prigozhin?

Al termine delle concitate ore della rivolta, il portavoce di Putin Peskov ha dichiarato che il capo del gruppo Wagner avrebbe accettato di lasciare la Russia per la Bielorussia come parte di un accordo per porre fine alla sua rivolta armata, mentre le accuse contro di lui per aver organizzato la ribellione sarebbero state ritirate.

Comunque, al momento, l’attuale collocazione di Prigozhin è sconosciuta. È stato filmato l’ultima volta mentre lasciava la città russa di Rostov sul Don nella tarda serata con folle, in realtà sparute, di uomini che si radunavano intorno a lui. Nell’ultima registrazione poco prima della sua partenza dalla città, Prigozhin non ha menzionato l’esilio in Bielorussia, affermando invece di aver ordinato alle sue truppe di tornare ai loro campi nelle aree occupate dai russi dell’Ucraina orientale, dove hanno combattuto a fianco dei soldati «regolari» russi inquadrati nelle forze armate.

Da allora il capo mercenario è stato insolitamente silenzioso, visto il suo frequente, e spesso controverso, utilizzo dei social network, e in particolare di Telegram. Così, molte domande sul suo futuro sono rimaste senza risposta, innanzitutto sul suo livello di libertà e sicurezza nelle prossime giornate, che dipenderà dalla fragile indipendenza della Bielorussia e di Lukashenko.

Indubbiamente l’autorità di Putin ha subito danni permanenti a seguito della rivolta, e la continua presenza pubblica di Prigozhin potrebbe minare ulteriormente la credibilità di Mosca.

La domanda insomma è: possono sia Putin che Prigozhin accontentersi di un pensionamento anticipato in Bielorussia?

È questa la fine del gruppo Wagner?

E in effetti Rybar, un canale di Telegram molto popolare in Russia, ha comunicato che i caccia del gruppo Wagner hanno abbattuto sette elicotteri, uccidendo circa una ventina di soldati russi. Anche per questo, Mosca ha accennato allo scioglimento del gruppo, con Peskov che ha dichiarato che i combattenti che non avevano preso parte alla rivolta avrebbero firmato contratti con le forze armate – sotto il controllo del ministro della difesa Shoigu che tra l’altro era stato il bersaglio principale della rivolta. Insomma, una soluzione che risulta poco percorribile.

Peskov ha comunque aggiunto che i combattenti del gruppo Wagner che avevano preso parte alla rivolta non sarebbero stati perseguiti, dati i loro “risultati passati al fronte”. Ma, mentre la rivolta di Prigozhin si svolgeva, diversi centri di reclutamento della Wagner in tutta la Federazione Russa sono stati chiusi.

E nonostante l’ammutinamento apparentemente fallito e le dichiarazioni di Peskov, i combattenti di Prigozhin sembravano essere in uno stato d’animo celebrativo mentre lasciavano Rostov sul Don. Diversi canali Telegram collegati alla Wagner erano altrettanto ottimisti, suggerendo che la rivolta aveva raggiunto i suoi obiettivi.

Un comandante del gruppo Wagner ha dichiarato in un’intervista esclusiva al The Guardian (poi riportata in un breve articolo di Pjotr Sauer) che era “improbabile” che molti dei soldati si unissero all’esercito regolare russo, e che “le truppe del gruppo Wagner non combatteranno per l’esercito. O Wagner o niente”.

L’incertezza e le contraddizioni abbondano – con al momento, il gruppo Wagner che, oltre all’Ucraina, ha circa cinquemila soldati di stanza in tutta l’Africa con contratti di sicurezza e assistenza militare cruciali per la sopravvivenza dei governi, per esempio, della Repubblica Centrafricana e del Mali. Anche lì si staranno chiedendo: quale futuro per Prigozhin e la Wagner?

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