Rapporto ASviS: l’Italia non è green, ripartire dall’agricoltura
23 Ottobre 2025L’Alleanza per lo sviluppo sostenibile ha presentato il X Rapporto sulla transizione ecologica.” Decisivi i prossimi cinque anni”, il commento di Giuseppino Santoianni, Presidente dell’Associazione Italiana Coltivatori (AIC).
Il quadro tracciato dal Rapporto presentato ieri a Roma parla di un Paese che ha difficoltà a tenere il passo sugli Obiettivi dell’Agenda 2030. Una triste constatazione che mette l’Italia davanti alle sue responsabilità per procedere verso un nuovo modello economico e sociale. Tante cose non vanno bene, ha sentenziato il Presidente dell’ASviS Enrico Giovannini , ma se acceleriamo ce la possiamo fare. L’agricoltura è tra i settori più a rischio. Non è confinata nei campi e nelle aziende agricole, è connessa al sistema Paese e alla qualità della vita. Non è che il governo e il ministro Lollobrigida enfatizzano, quando esaltano il Made in Italy della terra ? Il settore risente di ritardi strutturali che nel Rapporto sono ben descritti. “Senza una gestione efficiente dell’acqua e senza un’economia circolare capace di valorizzare gli scarti e ridurre gli sprechi, sarà arduo garantire competitività e resilienza alle nostre imprese”, dice Giuseppino Santoianni, Presidente dell’Associazione Italiana Coltivatori (AIC), organizzazione molto concentrata sui temi dello sviluppo sostenibile e dell’economia circolare.
Il Rapporto ASviS ha un titolo solenne “Pace, giustizia e diritti: pilastri della sostenibilità “ e mette davanti a noi un quadro in chiaroscuro: se da un lato l’Italia in alcuni ambiti ha ancora margini di miglioramento – come il riciclo dei rifiuti, l’agricoltura biologica e la riduzione degli sprechi idrici – in molti altri il divario resta ampio. Rispetto al 2024 , 6 obiettivi su 17 peggiorano, e sono quelli relativi ad alimentazione, accesso all’acqua, disuguaglianze ed ecosistemi terrestri. Battere il tasto sull’agricoltura e su come la politica affronta difficoltà e ritardi non è opera inutile. “L’agricoltura dimostra potenzialità di crescita, ma il quadro generale resta fragile “ spiega Santoianni. “È aggravato dall’incertezza a livello geopolitico. Serve una governance anticipante e un approccio integrato, in grado di leggere i cambiamenti e orientare le scelte politiche a livello nazionale ed europeo nel medio-lungo periodo”. Gli economisti parlano di flessibilità del sistema. ” È il tema centrale – risponde Santoianni – per affrontare sfide che toccano la competitività, la resilienza idrica, l’energia e la sicurezza alimentare, e rendere più efficaci gli strumenti di intervento”. I 17 Obiettivi dell’Agenda 2030 sono una fotografia preziosa, ma vanno letti alla luce dei cambiamenti che attraversano l’Europa: dallo spopolamento delle aree interne all’ampliarsi delle disuguaglianze territoriali, che impongono di aggiornare strumenti e priorità. Forse bisogna creare un percorso a tappe per arrivare al 2030 con meno squilibri.
“Il prossimo quinquennio sarà decisivo- aggiunge il Presidente AIC- per accelerare il percorso verso gli Obiettivi ONU e per rendere l’agricoltura italiana protagonista di una transizione verde che coniughi innovazione, sicurezza alimentare e tutela delle risorse naturali”. Siamo in tempo per farcela.






