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Rapporto Ocse, ma non erano solo critiche al governo?

Rapporto Ocse, ma non erano solo critiche al governo?

03 Aprile 2019 0 Di Pietro Nigro

I giornali di ieri erano pieni delle “critiche” al Governo italiano contenute nel Rapporto Ocse presentato lunedì. Ecco invece cosa dice veramente il documento.

Rapporto Ocse, sui giornaloni un mare di critiche al Governo

A leggere i giornaloni di ieri, o anche solo i titoli di prima pagina, era netta l’impressione che il Rapporto Ocse presentato lunedì a Roma da Josè Angel Gurria fosse poco meno che una “sberla al Governo”, come ha titolato ad esempio l’Agi. Come se ogni giornalista che ne ha trattato si sia sentito in dovere di ancare a cercare nel documento ogni parola e ogni frase che si potesse intendere come una “critica” alla politica economica di Giuseppe Conte e del suo governo giallo-verde. Solo tra le righe di alcuni articoli, invece, si poteva rintracciare qualche frase positiva, e comunque rubricata nel paragrafo “nonostante tutto qualcosa si salva”. Invece, nel documento, che è disponibile liberamente all’accesso, così come nel comunicato stampa ufficiale non mancano le sottolineature positive e gli “apprezzamenti” ai vari provvedimenti, sia di quello attuale che del governo precedente, mentre molte delle presunte critiche altro non sono che “raccomandazioni” e cautele che si suggerisce di adottare.

Ecco cosa dice ad esempio il Corrierone: “Italia debole anche per Quota 100”: l’Ocse attacca, è scontro con il governo italiano. Secondo l’organizzazione “Quota 100 rallenterà la crescita e farà aumentare il debito pubblico”. Ed ecco quel che riporta nel suo articolo sul Corsera Mario Sestini: “Quota 100 ‘rallenterà la crescita nel medio termine, farà aumentare il debito pubblico e se non applicata in modo equo rischia di aumentare le disparità tra generazioni’, dice il Rapporto. Secondo Gurría, segretario dell’organizzazione intergovernativa di Parigi, Quota 100 deve essere abrogata, o comunque intesa come misura temporanea. Il Reddito, invece, è troppo generoso, c’è il rischio che spinga molte persone a lavorare in nero, e potrebbe funzionare solo con un ‘sostanziale miglioramento dei programmi di formazione e ricerca del lavoro’”.

“Il bilancio dell’economia reale è critico. La disoccupazione quest’anno sarà al 12%, 2 punti in più rispetto al 2018, il reddito pro capite è tornato ai livelli del 2000, la povertà tra i giovani aumenta, cresce il divario tra Nord e Sud e sono sempre di più i giovani che emigrano. L’Italia può farcela, concede Gurrìa, ma serve un ‘programma pluriennale di riforme’”, gli fa eco Roberto Petrini su la Repubblica.

“Tra i giovani, poi, il quadro resta preoccupante: la percentuale di under25 che non hanno un impiego si è attestata al 32,8%, in lieve diminuzione rispetto a gennaio. Ma, anche qui, restiamo in fondo alle classifiche internazionali”, spiega Claudio Tucci su Il Sole 24 Ore.

“Un malessere che investirà il governo direttamente. Solo il 23 per cento degli italiani ha fiducia nel governo, il secondo tasso peggiore tra i paesi avanzati contro una media del 43 per cento, secondo le rilevazioni Ocse aggiornate al marzo scorso”, è scritto poi su Il Foglio)

Ma c’è chi guarda oltre, alle prospettive di un futuro lontano ma probabilmente anche assai vicino. “Nel 2022 scadrà il settennato di Mattarella. In politica tre anni sembrano un’eternità ma non lo sono. Se in quel momento ci sarà in Parlamento una maggioranza non troppo dissimile dall’attuale, quali che ne siano gli equilibri interni, allora quella maggioranza “si prenderà” la presidenza e non ci sarà più nessuna forza di bilanciamento. Ciò dovrebbe chiarire quale sia la vera futura posta in gioco. Le prossime elezioni politiche non serviranno solo a decidere come sarà composto il nuovo governo. Decideranno anche le sorti della democrazia italiana”. assicura apocalittico Angelo Panebianco su il Corriere della Sera)

“L’Italia è nel pantano. Galleggia sull’accidia: il patto scellerato tra i due contraenti è già scaduto. Ma sopravvive sull’inerzia: il governo consumato non può ancora cadere. È ormai chiaro che l’innesco della crisi … sarà la recessione, che è ormai la vera “livella” della fase. – spiega Massimo Giannini ancora su la Repubblica.

Ecco cosa ha detto Gurria alla presentazione del Rapporto Ocse

Ecco invece il testo integrale del comunicato stampa diramato dall’Ocse dopo che il direttore generale dell’Ocse Angel Gurrìa ha presentato lunedì scorso a Roma il Rapporto, che è disponibile anchye in forma integrale a questo indirizzo web. Testo che comprende ovviamente luci ed ombre, ma che ciascun lettore può leggere ed interpretare correttamente.

Al fine di promuovere una crescita economica più solida e inclusiva, il miglioramento delle prospettive occupazionali e la riduzione del livello del debito pubblico italiano, occorre introdurre un ambizioso programma di riforme di ampio respiro, continuando allo stesso tempo ad applicare le significative misure adottate negli ultimi anni, secondo un nuovo studio dell’OCSE.

L’ultimo Rapporto Economico sull’Italia sottolinea che la crescita del PIL dovrebbe registrare un calo di circa il 0,2% nel 2019, prima di aumentare del 0,5% nel 2020. Il PIL pro capite è attestato praticamente allo stesso livello di vent’anni fa e il livello di povertà rimane elevato, specialmente tra i giovani. La scarsa crescita della produttività e le significative diseguaglianze sociali e regionali rappresentano sfide persistenti da affrontare con vigore. Il rapporto debito pubblico/PIL presenta sempre livelli elevati, al 134% e continua a rappresentare una fonte dirischio.

Secondo il Rapporto, gli italiani presentano generalmente elevati livelli di benessere in ambiti quali l’equilibrio lavoro-vita privata, le relazioni sociali e la salute, mentre i risultati sono meno buoni per quanto riguarda la qualità ambientale, l’istruzione e le competenze.

Per favorire una crescita dell’occupazione e della produttività più solida, migliorare il benessere e riportare il rapporto debito/PIL su un percorso discendente, il Rapporto Economico incoraggia l’introduzione di un’ambiziosa serie di riforme. Secondo le simulazioni dell’OCSE, entro il 2030 la crescita annua del PIL dovrebbe passare dallo 0,6% con le misure attualmente in vigore a oltre il 1,5% qualora le riforme fossero adottate. Tra le varie riforme proposte dall’OCSE, lo studio sottolinea che il miglioramento dell’efficienza e dell’efficacia dell’amministrazione pubblica e del sistema giudiziario avrebbe l’impatto più significativo sul PIL.

Reddito di cittadinanza, “migliorare ricerca del lavoro e formazione per evitare circoli viziosi”

La legge di bilancio del 2019 mira giustamente ad aiutare i più svantaggiati grazie al Reddito di cittadinanza, afferma il Rapporto, ma si dovrà fare attenzione a non rendere meno attraenti gli incentivi all’occupazione per non creare circoli viziosi della povertà. Il livello elevato del Reddito di cittadinanza, rispetto ad altri Paesi dell’OCSE, potrebbe infatti scoraggiare la ricerca di posti di lavoro nell’economia formale, specialmente nelle Regioni dove i salari sono più bassi. Per ovviare a tale problema, il Rapporto propone di introdurre un regime di prestazioni per chi esercita un’attività lavorativa e di diminuire il Reddito di cittadinanza.

Lo studio sottolinea che per garantire l’efficacia del Reddito di cittadinanza sarà assolutamente necessario introdurre significativi miglioramenti nei programmi di assistenza per la ricerca di impiego e la formazione al lavoro. Secondo il Rapporto, le ulteriori risorse fornite ai servizi pubblici per l’impiego rappresentano una buona iniziativa, ma per introdurre reali miglioramenti bisognerà adottare un piano dettagliato che ne modifichi il funzionamento introducendo un più ampio uso delle tecnologie informatiche e degli strumenti di profilazione.

Lo studio, inoltre, attira l’attenzione sul fatto che l’abbassamento dell’età pensionabile (a 62 anni con almeno 38 anni di contributi), anche se temporanea, potrebbe portare a un rallentamento della crescita sul medio periodoa causa della riduzione del numero degli occupati di età più avanzata e del peggioramento delle diseguaglianze intergenerazionali.

Il numero degli occupati è aumentato, passando al 58% della popolazione in età lavorativa, ma il tasso di occupazione in Italia è tuttora uno dei più bassi tra quelli dei Paesi dell’OCSE, specialmente per le donne e i giovani. I significativi divari tra i tassi di occupazione sono all’origine della maggior parte delle disparità del tenore di vita tra le varie regioni. Anche la qualità del lavoro presenta un livello relativamente basso. Una percentuale sempre più elevata di nuovi posti di lavoro è rappresentata dal lavoro temporaneo e si registra un elevato squilibrio tra le competenze dei lavoratori e il lavoro effettivamente svolto.

Le riforme adottate negli ultimi anni – quali La Buona Scuola, che ha assicurato maggiore autonomia e risorse alle scuole, il piano Industria 4.0 e il Jobs Acthanno consentito di affrontare alcuni dei problemi del Paese ed è essenziale continuare su questa strada. Al contempo è necessario incoraggiare la crescita della produttività, accrescendo la concorrenza nei mercati ancora protetti, come i servizi pubblici locali, migliorando l’efficienza dell’amministrazione e riducendo gli ostacoli all’imprenditorialità.

Durante la presentazione del rapporto avvenuta a Roma, il Segretario Generale dell’OCSE Angel Gurría ha sottolineato che “l’economia italiana presenta grandi punti di forza. Le esportazioni, i consumi privati, i flussi di investimenti e il dinamismo del settore manifatturiero hanno favorito la crescita di questi ultimi anni, mentre le riforme del mercato del lavoro hanno contribuito a un aumento del tasso di occupazione di 3 punti percentuali dal 2015 a oggi”.

“Il Paese, però, continua ad affrontare significativi problemi in campo economico e sociale” ha aggiunto Gurría. “Per risolverli è necessario adottare una serie di riforme pluriennali per favorire una crescita più solida e inclusiva e ripristinare la fiducia nella capacità di riforma”.

Il Rapporto Ocse: Si alla spending review e contrasto all’evasione, no ai condoni fiscali

Se non si adottano politiche sostenibili in materia di spesa pubblica e fiscalità, il margine di manovra per migliorare le infrastrutture, fornire sostegno ai più svantaggiati ed erogare servizi all’altezza delle aspettative sarà inevitabilmente ridotto, afferma il Rapporto dell’OCSE. La messa a punto del bilancio nel quadro del Patto di stabilità e crescita dell’UE, che dovrebbe essere attuato in maniera pragmatica, contribuirebbe a rafforzare la credibilità della politica di bilancio italiana, riducendo così il premio di rischio del Paese. Il calo dei rendimenti dei titoli di Stato consentirebbe altresì di tutelare la stabilità delle banche. La situazione del settore bancario ha registrato un netto miglioramento, poiché il livello dei crediti deteriorati detenuti dalle banche è diminuito e si è assistito a una razionalizzazione e a un consolidamento del settore.

Affinché il sistema di spesa pubblica sia più efficiente e mirato, il processo di definizione del bilancio dello Stato deve comprendere la messa a punto e l’attuazione di una spending review. Per favorire l’equità del sistema tributario è necessario incoraggiare l’adesione spontanea agli obblighi tributari, evitare ripetuti condoni fiscali e portare avanti un deciso contrasto all’evasione.

In un contesto in cui gli investimenti pubblici sono calati in percentuale del PIL negli ultimi anni, secondo lo studio è importante favorire una più rapida attuazione del nuovo Codice dei contratti pubblici, che l’OCSE giudica positivamente. La semplificazione degli aspetti più complessi del nuovo Codice non dovrebbe intaccare le prerogative dell’autorità anticorruzione.

Se si vogliono ridurre le vaste disparità regionali esistenti in Italia, occorre introdurre un maggior coordinamento tra l’amministrazione centrale e locale, di cui è necessario rafforzarne le capacità, al fine di assicurare un impiego più efficace dei fondi europei per lo sviluppo regionale e la coesione.

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