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Recovery Fund: staccato il primo assegno all’Italia

Recovery Fund: staccato il primo assegno all’Italia

15 Agosto 2021 0 Di Fabio Carolla

Recovery Fund: staccato il primo assegno all’Italia, 24,9 miliardi. Von der Leyen: “Un’Europa forte ha bisogno di un‘Italia forte.”

Recovery Fund: arriva il primo assegno all’Italia

Dopo l’approvazione del PNRR italiano, l’Unione Europea comincia il suo programma di pagamenti. Nella giornata di venerdì 13 Agosto, il governo italiano si è visto notificare un primo pagamento da parte dell’Unione Europea nell’ambito del programma Recovery Fund.

Il progetto era stato per mesi soggetto di accese discussioni ed un lungo dibattito. Per molti, sembrava inutilmente aggiungersi al gravoso debito pubblico italiano. Alla fine l’opinione pubblica si era decisa ad accettare la natura e della struttura del prestito – una parte del quale è a fondo perduto. L’allora primo ministro Conte aveva tenuto a precisare che la validità dell’enorme progetto europeo era dipendente dall’ideazione, creazione ed attuazione di “debito buono” – definizione presa in prestito dal suo successore Draghi.

Nei primi mesi della stesura del piano, però, l’impressione non era positiva. Più che un “debito buono”, l’Italia sembrava andare in contro alla stesura di una lunga lista di spese, quasi mai giustificate e sempre più particolarmente dipendenti da interessi personali di grandi aziende statali. Insomma, il Recovery Fund sembrava, inizialmente, l’ennesimo caso di inefficienza del settore amministrativo italiano, incapace di fare un’analisi comparativa delle diverse opportunità d’investimento. Tra le sezioni più discusse, la minima spesa nel servizio sanitario pubblico – messo in ginocchio dalla pandemia – e l’esiguo ammontare riservato alla ricerca. A quest’ultima, la somma riservata sembrava non necessaria per portare la ricerca italiana ai livelli internazionali, una volta messe a paragone le cifre.

Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza: oltre 500 obiettivi proposti

L’avvento di Draghi – nel clamore della comunità internazionale – sembra aver riacceso la scintilla dell’eccellenza italiana. La gioia generale non era ingiustificata: sia in ambito sportivo, sia in ambito economico (il FTSE.MIB che supera i 26 mila punti per la prima volta dopo la crisi del 2008, ad esempio), l’Italia si è fatta valere, aumentando la fiducia del pubblico. Il governo è così riuscito a stilare una soddisfacente ulteriore versione del PNRR, non solo per gli standard di accettazione di Bruxelles.

Difatti, i fondi del Recovery Fund sono sempre stati soggetti all’accettazione delle manovre da parte del parlamento europeo. Non solo: l’emissione degli assegni (dunque dei prestiti) è soggetta al completamento di obiettivi a scadenza semestrale, via via revisionati, prima di accedere al rimborso successivo.

È questa la natura dei primi 24,9 miliardi ricevuti dall’Italia venerdì 13 Agosto: un anticipo del 13% sul totale di 191 miliardi che verranno erogati fino al 30 Giugno 2026. Dei primi fondi, l’Italia fa conto di spenderne circa 14 miliardi in 105 progetti nei primi 5 mesi.

Il ministro dell’economia Franco poi sottolinea l’urgenza di spendere questi fondi “presto e bene” per accelerare il percorso di ripresa del Bel Paese. Per farlo, ha già velocizzato le operazioni di legittimazione della spesa. Il MEF difatti ha già rilasciato un decreto per dare il via all’attuazione finanziaria del PNRR, creando un fondo rotativo: soldi nazionali anticiperanno le risorse europee. Questo servirà a garantire tempestività e costanza di risorse. In poche parole, l’Italia compra, prima di ricevere i soldi stessi.

A Bruxelles, intanto, c’è aria di festa, seria. La presidente della commissione europea, la tedesca von der Leyen ci tiene a sottolineare il proprio sostegno al tricolore: “Un’Europa forte ha bisogno di un’Italia forte”.

Recovery Fund: la ripartizione dei fondi

Si diceva, 191 miliardi per 526 obiettivi, suddivisi in 256 capitoli di una “lunga lista della spesa”. I vari ministeri riceveranno diverse porzioni dei fondi allocati. Al primo posto, il ministero delle Infrastrutture di Giovannini, per un totale di 39,7 miliardi da ricevere e 44 voci da soddisfare.

Di rilievo anche il secondo posto del ministero della Transizione ecologica di Cingolani: i suoi 34,7 miliardi di spesa serviranno per finanziare Ecobonus e Sismabonus, oltre che le reti elettriche intelligenti e le fonti rinnovabili.

Ultimo gradino del podio per il ministero dello Sviluppo economico di Giorgietti, a cui arriveranno “soli” 18,2 miliardi per 18 obiettivi. Importante la somma di denaro destinata al ministero dell’Istruzione di Bianchi: 17,6 miliardi in totale, di cui 4,6 solo per asili nido e scuole dell’infanzia. Notevoli anche i 2,1 miliardi destinati alla transizione delle scuole 4.0.

11,7 miliardi andranno ad Università e ricerca, sia per la riforma degli alloggi per studenti universitari, sia per il rilancio del programma nazionale di ricerca. Infine, si stanziano a 15,6 i miliardi per il ministero della Salute di Speranza, per potenziare la ricerca biomedica e migliorare la continuità assistenziale in tutto il territorio.

Insomma, i soldi ci sono: ora tocca all’Italia spenderli in modo sapiente, per continuare lo spettacolare anno (magari anche quinquennio) azzurro.

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