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Referendum costituzionale: retroscena di uno scrutinio

Referendum costituzionale: retroscena di uno scrutinio

07 Dicembre 2016 0 Di Rita Dietrich

Ecco il vero perché lo scrutinio dei voti degli italiani residenti all’estero è quello più ritardatario e più discusso.

Arrivo al seggio degli italiani all’estero

Referendum costituzionale scrutinio seggio esteroOre 13.30, inizia l’avventura. Con il certificato di convocazione al seggio, anche se arrivato soltanto il giorno prima a causa di una sostituzione, e segretario di seggio rintracciato all’ultimo momento, ci avviamo verso la nostra meta: il Centro polifunzionale di Castelnuovo di Porto, vicino Roma, dove sono raccolti tutti i 1483 seggi degli italiani residenti all’estero.  Tempo calcolato di percorrenza fino alla meta circa  un’ora, considerate le strade vuote della domenica.

Con l’orgoglio di assecondare la grande conquista sociale del 2001, che con una legge ha modificato la Costituzione per favorire il voto degli italiani residenti all’estero, ed anche un po’ preoccupati per le grandi polemiche sollevate dal Comitato del No sulla validità della procedura di voto, ci apprestiamo ad affrontare quella che sarà una delle notti più lunghe e faticose della nostra vita.

Il tragitto, come previsto, scorre veloce. Ma al bivio sulla Tiberina che indica il Centro polifunzionale, ecco il primo intoppo. Una fila interminabile di macchine, provenienti da tutte le direzioni che si incanala in una stretta viuzza che permette il passaggio di una sola macchina alla volta. Considerando che sono state convocate quasi 9 mila persone fra dipendenti del Comune, presidenti e segretari, più 4 scrutinanti a seggio, ai quali si aggiungono forze dell’ordine della Polizia di Stato, Carabinieri e Guardia di Finanza, la confusione è totale. Facendo il breve calcolo con due persone di media a macchina, in quell’area sperduta nella campagna che fino ad un po’ di tempo prima aveva visto solo qualche mezzo della Protezione civile e i camion che hanno portato i rifugiati del Cara (Centro di raccolta per i richiedenti asilo), ci saranno state quasi 5 mila autovetture. Tutte dirette verso l’unico punto di accesso del centro.

Noi per fortuna, essendo arrivate in anticipo, riusciamo ad essere fra le prime macchine che raggiungono l’agognato parcheggio interno, ma appena arrivate ad uno dei tre capannoni dove sono raccolti i seggi, ecco la seconda sorpresa.

Dal momento che il seggio può considerarsi aperto soltanto con la presenza minima di tre persone, rimaniamo bloccate ad osservare scatoloni e manuali per due ore. Verso le 16.30 finalmente appare la prima, poi diventata unica, nostra scrutinante.

Inizio dei lavori di scrutinio

Referendum costituzionale scrutinio seggio estero spoglioAlle 17.00 finalmente possiamo aprire le due scatole contenenti le schede ed incominciare il lavoro. Ed ecco la terza sorpresa: 911 buste compresse all’inverosimile in quelle che noi per due ore avevamo sottovalutato come “solo due scatole”.

Decisamente al di sopra della media prevista dall’organizzazione, che aveva calcolato circa 700 buste a seggio. E noi siamo solo in tre… ma la speranza ancora non ci molla, forse saranno ancora nel traffico!

Ore 19.00 degli altri 4 componenti del seggio, nominati con tanto di lista allegata ai documenti e alle istruzioni, nemmeno l’ombra. Se fosse stato un seggio di una scuola, sarebbe stato più semplice arruolare nuovi scrutinanti. Ma lì siamo completamente isolati, e nonostante le forsennate cacce a possibili amici ed accompagnatori, dopo aver esposto la nostra condizione ai dipendenti del Comune in carica come controllori, ci rassegniamo a continuare solo in tre. Anzi bene ci è andata, vi sono persino seggi che ancora, dopo 5 ore dalla convocazione, non sono nemmeno riusciti ad avviarsi visto la mancanza di personale.

In ogni caso il lavoro non si può fermare, come in una catena di montaggio occorre raccogliere il tagliando di voto, controllare se l’elettore è presente nei grandi e pesanti libroni di elenco di tutti gli aventi diritto a votare e mettere la busta chiusa contenente la scheda elettorale nell’urna. Nessuna pausa per mangiare, concesse solo due corse ai lontani bagni chimici per le esigenze più impellenti, e gli scambi verbali ridotti allo stretto necessario.

Arrivano i nostri, o meglio il nostro

600 buste più tardi, sono già passate le 23.00 quando finalmente arrivano i tanto agognati soccorsi, dei quali riusciamo ad accaparrarci solo una persona in più. Un gruppo di persone, reclutate fra i dipendenti della Corte di Appello, è venuto in aiuto dei seggi più in difficoltà e finalmente riescono ad aprire anche quelli mancanti.

Tuttavia, mentre gli altri seggi già incominciano a fare lo scrutinio, a noi le buste ancora da lavorare sembrano moltiplicarsi. A quel punto, il sospetto che il nostro seggio, oltre ad essere fra quelli più sprovvisti di personale, è anche uno dei più numerosi, diventa realtà. Lo sconforto, nonostante siamo ora in quattro, ci attanaglia, e la minaccia di dover fare notte inoltrata diventa certezza.

Mentre nel capannone rimbomba il suono secco dei timbri, noi ancora armeggiamo con le nostre buste, cercando di inventarci, nei limiti delle regole, metodi sempre più veloci. Quando finalmente giungiamo all’ultima busta, in realtà siamo solo a metà percorso. Ancora manca tutto lo scrutinio, la timbratura di tutte le schede, la loro suddivisione in maschi e femmine, la registrazione di quelle nulle perché sbagliate, e il conteggio delle bianche.

Colti di soprassalto dai risultati del referendum

Alle 2.30 del mattino, quando ormai non vi è un solo muscolo del corpo che non sia dolorante, ci vengono a dire che ormai la distanza fra i Si e i No, a favore di quest’ultimi, è così ampia che gli esiti sono stati già segnati, tanto che Renzi si è già dimesso. Sommersi ancora da un mare di schede elettorali aperte, dobbiamo resistere alla voglia di dare fuoco a tutto, sapendo che i nostri calcoli non avrebbero di certo stravolto i risultati. Ma il seggio comunque deve essere chiuso, e il desiderio di poter finalmente tornare a casa ci fa ritornare saggi.

Alle 4.30, riusciamo finalmente a chiudere i conti e con essi anche l’ultima delle molteplici buste dove, in gruppi, dovevano essere racchiusi i quattro verbali, tutte le schede valide, i tagliandi, le schede errate, quelle nulle, quelle bianche e persino la cancelleria. Manca solo di effettuare la consegna ufficiale del seggio.

Solo allora un messo del Comune ci confida che per le elezioni politiche gli era capitato di fare un no stop fino al mattino inoltrato del giorno seguente. Solo allora capiamo veramente che i nostri quattro scrutinanti desaparecidos senza nemmeno essere sostituti, erano stati sicuramente scorretti, ma in realtà più saggi di noi.

Alle 6.00 del mattino il letto delle nostre rispettive case ci sembra un regalo di gran lunga guadagnato.

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