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Referendum, vince il No. Renzi pronto a lasciare

Referendum, vince il No. Renzi pronto a lasciare

05 Dicembre 2016 0 Di Pietro Nigro

Referendum, gli exit poll e le proiezioni danno il No in netto vantaggio, dai 5 ai 10 punti. Renzi: Il mio governo finisce qui.

Referendum, il No in netto vantaggio

Sin dai primissimi minuti successivi alla chiusura delle urne, le proiezioni danno il No in netto vantaggio sui Sì, ma con una ampia forbice: dal 55 a 59 per cento per i No e da 4q a 45 per cento per il Sì. Un dato che, dopo un’oretta di scrutinio diventa un drammatico 40,9 per cento per il Sì e il 59,0 per il No. Insomma, una tendenza alla parte alta della forbice, come dicono i tecnici, che se confermata, e soprattutto se collegata all’altissima affluenza alle urne, avrebbe serie conseguenze per il futuro del presidente del Consiglio Matteo Renzi, che alla riforma costituzionale e al referendum ha legato la sua sorte politica.

Stando ai primi dati diffusi intorno alla mezzanotte, il No ha iniziato a stravincere in Sardegna e Sicilia, oltre il 70 per cento, ma anche in Campania (con il 69 per cento) e poi in tutte le altre regioni, salvo che in Trentino, unica regione in cui il Sì presenta un certo vantaggio.

 

Euro, scivolone dopo le dimissioni

Euro, un vero e proprio scivolone, quello della moneta unica, che nel cambio con il dollaro torna al livello più basso dal marzo 2015, subito dopo che il premier Matteo Renzi ha ammesso di aver perso il referendum costituzionale ed annunciato le sue dimissioni.

L’euro è sceso dell’1,3 per cento a 1,0534 dollari, dopo essere sprofondato per un po’ a 1,0505 dollari, il valore più basso dal marzo 2015. Contro lo yen, invece, l’euro è sceso dell’1,5 per cento a 119,38 yen.

 

Referendum, i commenti

Il primo a parlare, pochi minuti dopo la chiusura dei seggi e l’uscita dei primi exit poll, è Matteo Salvini, il leader della Lega Nord che ha parlato alle telecamere e ai giornalisti accorsi nella sede del partito a Milano.

Una grande partecipazione popolare: grazie, grazie grazie ai cittadini che hanno votato oltre ogni più rosea previsione. – ha detto Salvini – e se fossero confermati i dati sarebbe una grande vittoria dei cittadini e Renzi dovrebbe dimettersi entro pochi minuti, come accadrebbe in un paese normale, per tornare alle urne subito senza governicchi e governi del presidente. Ma sarebbe anche una sconfitta di tutti i suoi lacché, dai banchieri al presidente di Confindustria, a quello della Coldiretti, a quei giornalisti finanziati dallo Stato italiano.

Esplicito l’esponente del Pdl, Renato Brunetta, che alla luce del risultato esulta perché il popolo italiano non si sarebbe fatto abbindolare dalla martellante campagna elettorale di questi mesi del premier che “non ha fatto il suo dovere di primo ministro e non si è affatto occupato dei problemi degli italiani; e visto che ha un premio di maggioranza di 130 deputati, faccia la maggioranza o se ne vada a casa, visto che ha intossicato il Paese con questi mille giorni di governo”.

Anche i 5 stelle, che hanno parlato ai giornalisti dopo le dimissioni di Renzi, hanno ribadito la necessità di andare al voto. “Da domani saremo al lavoro per preparare il nostro programma e la nostra squadra di governo”, ha detto il deputato Danilo Toninelli, lavoro per il quale è previsto il massimo coinvolgimento degli italiani, e che come di consueto avverrà con l’ausili delle votazioni sulla rete.

A sua volta, Di Battista ha invece anticipato che il Movimento 5 stelle intende proporre alcune modifiche alla Costituzione, introducendo l’obbligo di dimissioni per chi cambia partito, ed eliminando il quorum per i referendum.

 

Renzi: Il mio Governo finisce qui

Il premier Renzi, che ha fatto sapere di voler parlare a mezzanotte, ha poi diffuso un tweet, con il quale ha iniziato a ringraziare comunque gli elettori, per poi aggiungere un post scriptum ironico, “arrivo arrivo”, lo stesso che aveva scritto allorché tardava ad uscire dall’incontro con l’allora Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano in occasione della nascita del suo governo nel 2013.

Dopodiché, alle 12,25, l’annuncio, per certi versi obbligato.

E’ stata una grande festa di democrazia – ha detto poi il premier all’inizio della sua dichiarazione alla stampa – in cui tanti cittadini si sono avvicinati alla Carta costituzionale, Sono molto orgoglioso dell’opportunità che il Parlamento ha dato ai cittadini di esprimersi.

Ma Renzi ha dovuto ammettere che “il No ha vinto in modo straordinariamente netto. Ai leader del No rivolgo le mie congratulazioni. Questo voto consegna ai leader del no oneri ed onori, insieme alla grande responsabilità di iniziare dalla proposta”.

In qualche misura doveroso il ringraziamento agli amici del Si, che in questi mesi lo hanno aiutato nella battaglia che, secondo qualcuno, serviva a “scardinare due terzi della Costituzione”.

Agli amici del Si che hanno condiviso il sogno di questa riforma, vorrei consegnare un abbraccio forte ed affettuoso, uno per uno. Ci abbiamo provato ma non ce l’abbiamo fatta. Non siamo riusciti a convincere la maggioranza dei nostri cittadini.

E quasi a voler rispondere a chi gli ha chiesto di prendere atto del voto, Renzi ha detto chiaro e tondo di volersi assumere in pieno la responsabilità della sconfitta, e di ricavarne le dovute conseguenze.

In un Paese in cui i politici non perdono mai – ha detto – io mi assumo tutte le responsabilità della sconfitta e dico agli amici del Si ho perso io non voi. E lo dico a voce alta, anche se con il nodo in gola, perché non sono riuscito a portarvi alla vittoria. Per questo, l’esperienza del mio governo finisce qui. Volevo cambiare tante cose, e non ci sono riuscito per cui la poltrona che salta è la mia e domani pomeriggio salirò al Quirinale per consegnare le mie dimissioni al Presidente della Repubblica.

Il governo resterà ovviamente in carica per l’ordinaria amministrazione, fino all’arrivo del successivo, ma, come ha spiegato lo stesso premier, ci sono almeno due cose importanti da fare, ancora, scrivere una legge elettorale necessaria per le prossime elezioni ed assicurare assistenza alle popolazioni colpite dal terremoto.

 

Quel che resta ora da capire è cosa succederà dopo che il premier avrà consegnato le sue dimissioni al Presidente della Repubblica, che potrebbe richiedergli di formare un nuovo esecutivo o che potrebbe cercare un altro premier.

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