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Regione Lazio, l’appoggio a Zingaretti spacca Liberi e Uguali

Regione Lazio, l’appoggio a Zingaretti spacca Liberi e Uguali

15 Gennaio 2018 0 Di Marino Marquardt

La ricandidatura di Zingaretti alla Regione Lazio propone il dilemma di fondo: Liberi e Uguali è nata per abbattere il potere renziano o fornirgli una stampella?

Regione Lazio, l’ppoggio a Zingaretti spacca Liberi e Uguali

Subbuglio in culla! C’è agitazione nella nursery di Liberi e Uguali, la neonata formazione della Sinistra guidata da Pietro Grasso. All’origine del parapiglia la decisione del Presidente di sostenere la ricandidatura dell’uscente governatore Nicola Zingaretti alla presidenza della Regione Lazio.

Niente di personale contro Zingaretti – chiariscono i contestatori della scelta – ma tutto contro il Pd. E Zingaretti è uomo del Pd, seppure non di fede renziana…

Indubbiamente una scelta discutibile, questa di Grasso. Una scelta che ripropone gli equivoci della Sinistra, dagli accordi sottobanco (per alcuni versi nobili) tra il vecchio Pci e la vecchia Dc al Patto della crostata tra Massimo D’Alema e Silvio Berlusconi al Patto del Nazareno tra Matteo Renzi e il Frodatore di Arcore.

Una lunga serie di inciuci in nome della Politica intesa come “Arte del Possibile” e per conto della fame di Potere degli Organizzatori.

Vertici in lite e base divisa. Brutta aria dalle parti di Liberi e Uguali, dunque. Accade quando strategia e tattica soffocano il sentire, i sentimenti, gli slanci etico-morali della maggioranza degli aderenti al nuovo progetto politico. E quando si gioca con i sentimenti – è noto – le storie rischiano di finire male, molto male…

Circolano già voci di compagni delusi, di iscritti che si ritraggono. Gli abbandoni e le diserzioni sono dietro l’angolo…

La domanda ricorrente è questa: cosa si sono scissi a fare Bersani&C. se poi somministrano ossigeno all’ex Capo Scout di Rignano sull’Arno nel momento della sua massima difficoltà evitandogli così la catastrofe elettorale su tutti i fronti?

La mission di LeU è quella di abbatere il potere renziano o è quella di fungere da stampella del medesimo per meglio contrattare e spartire ricchi premi e cotillon, poltrone, poltroncine e incarichi?

Dubbi atroci. Veleni che serpeggiano tra le basi delle tre anime (MdP di Pierluigi Bersani,, Sinistra Italiana di Nicola Fratoianni e Possibile di Pippo Civati) della compagine di Grasso.

Eppure per superare sospetti, sussurri e grida la via d’uscita c’era. Zingaretti – dando vita ad una grande provocazione e creando grossi imbarazzi tra i renziani – avrebbe dovuto strappare la tessera del Pd e proporsi come candidato di LeU.

Sarebbe stato al tempo stesso un gesto di lealtà e una sfida alla coerenza del Pd. E avrebbe rovesciato su costui il dilemma che ha spaccato Leu. Questo: Zingaretti è buono o cattivo soltanto a seconda della maglia che indossa? Il Pd avendo sostenuto il governo Zingaretti al pari dei fuorusciti oggi di Leu come farebbe ora a spiegare l’eventuale mancato sostegno alla ricandidatura?

Zingaretti strappando la tessera del Pd avrebbe lasciato il Ragazzo di Rignano sull’Arno col fiammifero acceso tra le dita. E già sarebbe stata una grande vittoria. Alcune volte i gesti coraggiosi finiscono col premiare chi li fa. Ma non sempre…

Comunque tra gli uomini le soddisfazioni non hanno prezzo, possono valere anche costi altissimi, come quelli salatissimi di una perduta poltrona di prima fila, ad esempio. Già, tra gli uomini…

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