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Renzi l’ “Attila” rignanese flagello del Pd. Dove c’è lui non crescono più i voti

Renzi l’ “Attila” rignanese flagello del Pd. Dove c’è lui non crescono più i voti

02 Maggio 2018 0 Di Marino Marquardt

Clima tesissimo al Nazareno in vista della Direzione di domani. Zanda frusta l’ex Segretario

Sceneggiata o sfida vera? Le minoranze appaiono furenti contro il Segretario dimissionario

Tra un Mezzogiorno di Fuoco alla Fred Zinnemann e una Sfida alle Cinque della Sera alla Federico Garcia Lorca… Sceneggiata o rissa reale, tutto si consumerà domani in questo arco di tempo.

Intanto i chiari di luna che si riflettono sull’appuntamento sono quelli che sono: gli zombies della Morgue del Nazareno appaiono furenti, ripetono di non poterne più del Becchino rignanese del Pd. “Penso che Maurizio Martina abbia ragione, l’atteggiamento di Matteo Renzi fa molto male al Pd. Oggi i partiti personali sono di moda ma in tutto il mondo funzionano fino a quando il leader vince. Quando si perde in un referendum, alle regionali, alle amministrative, alle politiche, si dimezzano i consensi, i partiti personali perdono, quando ci si dimette bisogna abbandonare il campo. Occorre un Congresso vero”, frusta l’ex capogruppo al Senato Luigi Zanda.
Il Giovanotto, insomma, è diventato il flagello del Pd. Dove c’è lui non crescono più i voti come non cresceva più l’erba dopo il passaggio di Attila…

L’ex Capo Scout formattato con files sbagliati

L’ex Capo scout è tuttavia da perdonare, in fondo non è colpa sua… Il Ragazzo di Rignano è stato formattato così e non c’è modo di correggerlo.
Lealtà, correttezza, generosità, rispetto,umiltà, gentilezza… Si tratta di categorie del tutto estranee – queste – ai files che ne regolano pensieri e azioni. Qualcuno insomma tout court potrebbe riporlo senza problemi nel sempre affollato deposito-magazzino degli erroracci di fabbrica. Tipiche disattenzioni degli addetti toscani alla produzione, verrebbe da dire. Dante il fiorentino – ad esempio – ne conobbe tanti di questi erroracci di fabbrica dal vedersi costretto ad inserirli nella sua Galleria Infernale… Colpa del Chianti o del Brunello, insinua qualcuno.
Detto ciò, ha scatenato l’Inferno il Giovane Becchino del Pd tra gli zombies presenti nella Morgue del Nazareno. E ha generato l’irritazione del Quirinale. Anche il Capo dello Stato non ne può più del Rignanese. Senza dire che il Giovanotto ha fatto finire a buone donne il certosino lavoro che stava portando avanti tra non poche difficoltà il Segretario reggente Martina. Ha fatto l’effetto di uno tsunami – insomma – il sostanziale “Qui comando io” pronunciato dall’ex Capo Scout il diretta tv in una domenica sera in cui gli italiani erano alle prese col discettare soprattutto sul presunto maledetto imbroglio arbitrale di Inter-Juve.
Fuor di metafora, l’ex Capo Scout si conferma personaggio da club del flipper di bar di provincia.

Da Fazio improvvisamente il 4 dicembre 2016…

Ospite di Fabio Fazio – come già scritto nei giorni scorsi – bastava seguirne le argomentazioni e osservarne la mimica facciale, i falsetti vocali e la gestualità per comprendere che il Capetto del Giglio Magico è rimasto ancorato al 4 dicembre 2016, giorno della bocciatura del Referendum costituzionale. Un pensiero persecutorio, uno shock non rimosso, un blocco psicologico, il suo, da cui non riesce a liberarsi. Caso grave di fronte al quale sembrano non bastare le sapienze di Freud e Jung messe insieme, caso grave di fronte al quale anche la robustezza di uno obsoleto elettroshock potrebbe rivelarsi insufficiente. Matteo Renzi – tra l’altro – non si rende conto del fatto che il vaneggiare la rivincita e che il rilanciare la voglia di continuare a comandare in un Pd sempre più bonsai e sempre più a sua immagine e somiglianza si traduce in un regalo agli avversari. Uno così rischia di finire col parlare da solo, nota non a caso qualche vecchio saggio…
Un show tv durante il quale – irrispettoso del segretario reggente Maurizio Martina e della Direzione – Renzi parla da padrone e detta la linea del partito. Uno sgarbo e una provocazione da ultimo dei cafoncelli…

Possibili scenari inquietanti per il senatorino di Rignano

Ora però – alla luce della dura reazione delle minoranze interne – la patologica arroganza potrebbe rivolgersi contro lo stesso Renzi. A sgarbo uno sgarbo e mezzo, verrebbe da dire…
Se infatti anche il Capo dello Stato Sergio Mattarella si convincesse della necessità del voto anticipato in autunno e se l’ex Capo Scout non facesse in fretta a riprendersi la poltrona di Segretario del Partito potrebbero aprirsi nuovi scenari che già qualcuno immagina. Per l’ex Capo Scout si tratterebbe di scenari nefasti, scenari che indicherebbero la fine della sua avventura politica. Toccando infatti a Martina fare le Liste, molti renziani ne verrebbero esclusi. Morale della favola, l’ex Capo Scout finirebbe con ritrovarsi soltanto con un pugno di fedelissimi e senza ruolo nel Nazareno. Una pietra tombale sulle sue ambizioni.
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