Rientri in Italia: il cambio di regole mette in difficoltà chi ritorna
15 Dicembre 2021È entrata in vigore oggi l’ordinanza del Ministero della Salute in merito ai rientri in Italia. Tampone per tutti, molecolare entro 48 ore o antigenico entro 24 dall’arrivo, ma le nuove tempistiche non convincono.
L’ordinanza sui rientri in Italia: cambiano le regole sui tamponi, ma le tempistiche potrebbero mettere gli italiani di ritorno in difficoltà
Un’Italia blindata prima delle feste natalizie: è questo l’obiettivo della nuova ordinanza firmata dal Ministro della Salute Roberto Speranza che cambia le regole per chi entra in Italia. Da oggi, infatti, chi arriva dall’estero dovrà seguire cinque giorni di quarantena se non vaccinato, ed in ogni caso presentare un tampone antigenico o molecolare effettuato rispettivamente entro le ventiquattro o quarantott’ore dall’ingresso nel Paese.
Si tratta di una blindatura, a detta del Ministero, necessaria per limitare il rapido propagarsi della variante Omicron che dilaga ormai in tutto il Vecchio Continente. Tenere fuori i turisti per proteggere gli italiani, sembra questa la ratio che si cela dietro alle norme, se non fosse che a rimetterci, con ogni probabilità, saranno proprio le migliaia di italiani che in questo periodo rientrano per passare le feste con le proprie famiglie.
Perché si tratta di una misura che “tiene fuori” chi arriva dall’estero? Sulla carta, l’unico effetto della normativa sembra quello di tenere a distanza solamente i non vaccinati, e di stringere i tempi entro i quali chi rientra in Italia deve effettuare un tampone. Ma è proprio questo accorciarsi dei tempi che renderà molto più difficile l’arrivo in Italia per chi torna a casa per le feste, a partire da chi si trova in volo oggi o domani.
Che ne sarà, infatti, di chi in queste ore sta raggiungendo l’Italia da paesi UE senza aver effettuato un tampone? O di chi, proveniente dal Regno Unito, ha effettuato un tampone molecolare 36 ore prima dell’atterraggio? A causa dell’immediatezza dell’entrata in vigore dell’ordinanza – inoltrata solamente ieri sera dall’ufficio stampa del Ministero – il rischio di trovarsi lasciati a terra sembra piuttosto alto.
Anche tralasciando il caso di chi viaggia nei prossimi due giorni, resta un altro problema fondamentale, ovvero la tempistica nella quale solitamente si ricevono i certificati di negatività. Per i test molecolari, infatti, I laboratori si impegnano generalmente a far pervenire i risultati entro quarantott’ore.
Pare ovvio che, in questo caso, le difficoltà principali sono due, ovvero il fatto che i viaggiatori sono obbligati ad effettuare il tampone necessariamente due giorni prima di arrivare in Italia per sperare di ottenere i risultati in tempo, e che in ogni caso la ricezione di questi ultimi non è garantita nelle tempistiche richieste dall’ordinanza. Lo stesso vale anche per i tamponi antigenici, che nonostante la rapidità nel rilevare la presenza del virus non permettono sempre l’ottenimento di un certificato entro 24 ore.
Si consideri poi il problema di chi vola nel weekend, nel corso del quale molti laboratori sono chiusi, o peggio ancora di chi vola il lunedì. Il test molecolare, in questi casi, è da escludersi completamente, ma anche ottenere un tampone antigenico il sabato o la domenica può rivelarsi più complicato di quanto non lo sia nel corso della settimana.
Gli ostacoli aggiuntivi posti dalla nuova ordinanza ai rientri in Italia sono dunque numerosi, e non è da escludersi che questi possano causare disagi agli italiani di ritorno nel Bel Paese, situazione che il Ministero – che in questo caso ha emanato l’ordinanza senza la firma del Ministero dei Trasporti o degli Esteri – dovrà monitorare con grande cautela per tutelare i cittadini che si apprestano a ricongiungersi alle proprie famiglie per il periodo natalizio.
Anche l’UE non è convinta dalla mossa di Speranza
L’ordinanza, nel frattempo, è stata criticata anche dalle istituzioni europee, a partire dalla vicepresidenza della Commissione UE.
“Queste decisioni individuali degli Stati membri riducono la fiducia delle persone sul fatto che ci siano condizioni uguali ovunque in Europa”, ha commentato la vicepresidente Vera Jourova, lasciando intendere che l’ordinanza abbia colto l’Unione di sorpresa e che questa decisione sarà sicuramente discussa nel Consiglio Europeo.
“La stretta,” ha spiegato Jourova, “deve essere giustificata sulla base della situazione reale”: gli Stati membri non possono agire a piacere, limitando la possibilità di viaggiare in maniera sproporzionata alla diffusione del virus.
Resta quindi da vedersi il futuro dell’ordinanza, che potrebbe finire sotto attacco sia da parte delle istituzioni che dei cittadini, nel caso in cui i rischi descritti sopra si dovessero concretizzare.
Nel frattempo, per chi deve tornare in Italia non resta altro da fare che sottoporsi al tampone ed incrociare le dita, non tanto per un esito negativo, quanto per la ricezione dello stesso prima dell’imbarco.