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Sanremo, tra note e rumori, è finita la pacchia per i masochisti presenzialisti dell’Ariston

Sanremo, tra note e rumori, è finita la pacchia per i masochisti presenzialisti dell’Ariston

10 Febbraio 2019 0 Di Marino Marquardt

Cinque interminabili giorni di canzoni, canzonette o monologhi accompagnati da note talvolta fastidiose e conditi da fasci luminosi da discoteca di periferia; intere serate e notti occupate da gossip, lunghissime ore notturne accompagnate dalle ansie, dalle attese e dai timori dei protagonisti del Festival di Sanremo.

Per la Sagra sanremese si sono scomodati anche i soliti intellettuali, onnipresenti quando si tratta di sciorinare sciocchezze.

Il tutto mentre nella sala dell’Ariston inguaribili masochisti malati di presenzialismo sono rimasti incollati alle poltrone per cinque serate consecutive dalle 20 al nuovo giorno. Una tortura indicibile per soggetti cosiddetti normali… Ore rubate al sonno o a qualcosa di meglio in materia di letto. Ma – è noto – per i masochisti non esiste niente di meglio, non esiste piacere più grande della sofferenza…

Sono nient’altro che appunti, flashes, di una manifestazione che di canoro non aveva molto. Rumori più che musica sul palco dell’Ariston.

L’atroce sospetto: un voto ideologico ha premiato Mahoomod?

Finalmente è finita! E un dubbio mi assale… Mi divora il sospetto che sia stato ideologico il voto che ha premiato “Soldi” interpretato dall’italo-egiziano Mahoomod.

Già, perché in materia la penso esattamente come Matteo Salvini pur essendo politicamente e culturalmente lontano anni luce dal Leader della Lega: di “Soldi” non mi sono piaciuti né il testo né la musica. Una boiata pazzesca, avrebbe detto Fracchia-Fantozzi

Detto ciò, stamane pensavo finalmente di esserne fuori, di aver lasciato il peggio alle spalle… Invece… Invece mentre ero in auto, non ho avuto scampo.

Tutto Sanremo a reti unificate in barba ai ripetuti tentativi di sintonizzarmi su qualche rete radiofonica non ancora contaminata dai testi e dalle note della Cinque Giorni rivierasca… E – come detto – non ho avuto scampo…

Ma – è proprio vero – non tutti i mali vengono per nuocere. Nella solitudine dell’abitacolo nell’ascoltare alcuni brani e interpreti lontani dai fasci luminosi del palcoscenico e lontani dalle opposte claques ho avuto modo di riconciliarmi – beninteso del tutto pazialmente – col Rito Canoro invernale. E ciò nonostante certi strazi, nonostante l’invadenza di Claudio Baglioni (“Anche se canta Va Pensiero – graffia oggi Emilio Magliano – sembra che canti Passerotto non andare via” , ndr) e nonostante i ruoli inappropriati in cui si son ritrovati Virginia Raffaele e Claudio Bisio… C’est la vie…

10/02/2019 h.11.20

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