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Santa Sede: un ottobre da dimenticare

Santa Sede: un ottobre da dimenticare

19 Ottobre 2021 0 Di Tommaso Corno

Prima il rapporto francese sulla violenza sessuale, poi la decisione del Cedu che infiamma l’opinione pubblica: per la Santa Sede si tratta di un pessimo ottobre

Un mese da dimenticare per il Vaticano, a partire dal rapporto sulla Francia

Il Papa ed il Vaticano sono intoccabili”: è questo il motto che riecheggia su social e canali d’informazione, mentre la bufera che sta travolgendo il mondo della Chiesa non sembra aver voglia di fermarsi.

Il primo colpo è arrivato settimana scorsa, con la pubblicazione di un rapporto che stima in oltre 216mila le vittime di abusi sessuali da parte di membri del clero francese dal 1950 ad oggi. Un numero che si alza a 330mila considerando anche gli abusi perpetrati da parte dei lavoratori laici all’interno delle istituzioni cattoliche.

Il rapporto, stilato da una commissione indipendente voluta dai Vescovi d’Oltralpe, è stato definito una “deflagrazione mostruosa”, che ha chiamato in causa anche la Santa Sede. Papa Francesco, in udienza generale, ha commentato i fatti emersi attraverso il rapporto, dichiarando che “questo è il momento della vergogna”, ed incoraggiando i Vescovi a perseverare nella protezione della comunità e nel contrasto a questo triste fenomeno.

Ma per la Commissione sugli abusi sessuali nella Chiesa (Ciase), gli sforzi non bastano. Alla Chiesa, ha spiegato il presidente Jean-Marc Sauvé, vanno riconosciute delle responsabilità in merito a quanto riscontrato, che è in parte il prodotto di un’omertà sistematica. Da qui l’idea che la Chiesa debba prendersi carico delle “riparazioni” nei confronti delle vittime, ovvero che sia tenuta a pagare un risarcimento per i danni subiti.

 

La Cedu conferma: la Santa Sede è al di fuori della giurisdizione dei tribunali dei vari paesi

Ed è proprio in relazione alla responsabilità legale della Chiesa, ed ai conseguenti risarcimenti dovuti alle vittime di molestie da parte dei preti, che la Santa Sede ha incassato il secondo colpo, non tanto per il riconoscimento effettivo di una responsabilità da parte della Santa Sede, quanto per l’immagine negativa risultante. La Corte europea dei diritti dell’uomo, settimana scorsa, ha infatti respinto un caso presentato da un gruppo di vittime di violenza sessuale da parte di membri del clero.

Il caso nasce dal tentativo da parte dei ricorrenti di citare la Santa Sede (da non confondersi con lo Stato della Città del Vaticano) nei tribunali belgi, chiedendo un risarcimento per la negligenza con la quale la Chiesa ha affrontato il tema della pedofilia all’interno delle proprie istituzioni. Il caso, però non era stato portato avanti dal giudice in quanto, a suo parere, al di fuori della propria giurisdizione.

Da qui la decisione di fare ricorso contro il Belgio alla CEDU, per una presunta violazione del diritto di accesso alla giustizia. La Corte europea, dunque, ha espresso un parere non relativo al merito del caso, ma alla questione di giurisdizione espressa dal giudice belga.

 

Il risentimento dell’opinione pubblica verso la Santa Sede

Il parere negativo espresso dal CEDU ha causato un forte risentimento da parte dell’opinione pubblica, alla quale hanno partecipato anche i media. Molte testate – con titoli alludenti ad un “divieto” imposto dalla Corte di citare la Chiesa in giudizio – hanno parlato di una “immunità” della Santa Sede, attirando forti critiche nei confronti del mondo ecclesiastico. Fra i critici della decisione, c’è anche chi dice che la CEDU abbia negato la responsabilità della Chiesa rispetto alle violenze sessuali, nonostante la Corte fosse stata chiamata a deliberare solamente rispetto alla possibilità di citare la Santa Sede nei tribunali nazionali.

La decisione, tuttavia, rispecchia lo status della Santa Sede in quanto soggetto di diritto internazionale, che gode per diritto dell’esenzione dalla giurisdizione interna. Sebbene si tratti di un caso unico nel suo genere, la Santa Sede esercita la sovranità sulla Città del Vaticano, ha un Governo e svolge funzioni analoghe a quelle di uno Stato. È sulla base di questi principi che la CEDU ha espresso il proprio giudizio, che non nega affatto la responsabilità della Chiesa, ma applica un principio affermato del diritto internazionale che non permette ai tribunali di Stati terzi di esercitare la propria giurisdizione su altri Paesi, a tutela della sovranità di questi ultimi.

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