
Scuola, sviluppo e solidarietà: il Movimento di Impegno Educativo ci prova
03 Febbraio 2025“L’attività educativa non può essere costituita solo da parole, ha bisogno di essere sostanziata da gesti e scelte”, dice al nostro giornale Giovanni Milazzo Presidente del MIEAC. Comunità, scuola, ecologia, tecnologie, nell’agenda di lavoro dei prossimi tre anni.
“Ribadisco il no alla guerra, che distrugge, distrugge tutto, distrugge la vita e induce a disprezzarla. Sempre la guerra è una sconfitta. In questo anno giubilare, rinnovo l’appello, specialmente ai Governatori di fede cristiana, affinché si metta il massimo impegno nei negoziati per porre fine a tutti i conflitti in corso”. Sono le parole di Papa Francesco all’Angelus di domenica scorsa. Il Giubileo è sicuramente l’occasione più rilevante per scrivere un cammino di pace, solidarietà e speranza. Lo è per la Chiesa, per i credenti, ma anche per chi non pratica, come è stato evidente il 25 gennaio scorso in Vaticano nel Giubileo della Comunicazione. C’è bisogno di impegno e la rete deve essere quanto più estesa possibile. Gli appelli a non disprezzare la vita si congiungono, comunque, all’educazione, al senso di comunità, alla capacità di “ incoraggiare relazioni costruttive” per arginare i fenomeni di decomposizione sociale. E l’educazione è il tema che sottende l’impegno dei cattolici in questa fase.
Da dove ripartire, allora ? Come tenere insieme sviluppo civile, conoscenza, solidarietà ? Quale ruolo per gli educatori ? Ne abbiamo parlato con Giovanni Milazzo presidente del MIEAC, Movimento di Impegno Educativo di Azione Cattolica. Una testimonianza diretta la sua, rafforzata dalle tesi discusse e approvate nel recente Congresso del Movimento. “ Non è facile essere educatori ed educatrici nel mondo contemporaneo”, risponde Milazzo. “Anzi, in non pochi casi l’attività educativa si configura come un andare controcorrente per suscitare l’umano in una società in cui la disumanizzazione è prevalente”. Il MIEAC è un’associazione ecclesiale che si propone di investire le energie di educatori ed educatrici cristiani per renderli testimoni di ciò in cui credono.
Presidente Milazzo, oggi è avvertita l’esigenza di maggiore dialogo, anche da generazioni diverse. Evidentemente bisogna legare meglio comunicazione ed educazione. Che ne pensa ?
“Si. L’attività educativa non può essere costituita soltanto da parole, ma ha bisogno di essere sostanziata da gesti e scelte, dallo stile di vita di chi si assume la responsabilità di essere educatore nella società, nel mondo del lavoro, in famiglia, nella scuola. L’impegno educativo di chi fa parte del MIEAC, infatti, non si limita al dialogo interpersonale. Certo, è necessario e forse anche da riscoprire, proprio nell’attuale contesto, in cui la comunicazione umana appare messa in discussione da situazioni che non la incoraggiano “.
Il vostro Movimento comunica solo i valori della fede cattolica ?
“Il naturale legame con tutta la famiglia dell’Azione Cattolica Italiana conferisce un particolare spessore alla scelta educativa del MIEAC che, in questa opzione fondamentale, trova la sua ragione d’essere. La strada da percorrere è nella fedeltà ai valori del Vangelo e al Magistero della Chiesa”.
Facciamo un passo indietro. All’ultimo Congresso di Fiuggi il MIEAC ha sviluppato il tema “Terra di pace – L’educazione per abitare le relazioni”. Le relazioni umane sono attraversate da pulsioni di ogni tipo. Molte persone nel mondo avvertono il progresso come fattore limitante dell’umanità. Le guerre, le lotte di potere, le nuove povertà, i mali della terra, sono gli esempi più eclatanti di un disagio generalizzato che rimanda all’educazione. Che ne pensa ?
“Nel documento base del Congresso di Fiuggi di fine ottobre 2024 sono tracciate delle linee operative e, quindi, il cammino che l’associazione intende compiere nei tre anni che verranno, in cui nuovi scenari culturali, politici, etici si configurano chiamando in causa in modo provocatorio la coscienza di educatrici ed educatori”.
Converrà che educare non vuol dire pensare solo alle istituzioni scolastiche. Il mondo è pervaso da un’infinità di problemi. Le catene della solidarietà invocate da Papa Francesco sono destinate alle coscienze di tutti noi. Tuttavia ogni giorno facciamo i conti con ingiustizie e negazione di diritti.
“Infatti i temi da sviluppare e approfondire, ciascuno per ogni anno del triennio sono: ripensare la comunità, l’economia, la politica; la scuola di prossimità; l’ecologia integrale e le nuove tecnologie. Si tratta di tre attenzioni specifiche che intendono perseguire l’obiettivo di ridefinire l’umano in un tempo in cui è necessario e urgente educare al rispetto e alla valorizzazione della persona. Vogliamo lavorare per costruire un sistema di vita in cui si corrispondano in modo equilibrato e armonioso ecologia integrale dell’habitat umano ed ecologia virtuale dei media vecchi e nuovi, che sono sempre protagonisti delle nostre relazioni quotidiane”.
Dovete essere ben attrezzati per raggiungere questi obiettivi.
“Una vera e propria sfida molteplice all’attività educativa è quella che muove dall’attuale contesto socioculturale, alla quale dare risposte che, lungi dall’ispirarsi a uno sterile spirito da crociata, siano intese come servizio alla crescita e alla maturazione della persona umana. Bisogna agire nella quotidianità: nel mondo del lavoro, in famiglia, sui social media, nella scuola.“
Nello specifico, la scuola italiana è oggetto di discussione per nuove riforme e riflessioni. È un fenomeno ciclico. Tutti i governi mettono mano a riforme della scuola e dell’Università con risultati non sempre efficaci.
“ La scuola non avrebbe bisogno di una riorganizzazione strutturale. Si avverte, piuttosto, la necessità di una riqualificazione del concetto stesso di studio, a tutti i livelli di età. Dobbiamo fare in modo che la società, e in particolare le famiglie, diano importanza alla quantità e alla qualità del sapere appreso dai figli, alla sapienza acquisita negli anni della formazione più che al successo o al “voto” finale”.
Quella sulla qualità del sapere è una disputa antica….
“ Si, e Le dico che sarebbe anche opportuno dare spazio alle discipline tecnico scientifiche là dove necessario. Riqualificare gli studi tradizionalmente definiti umanistici, superando la convinzione, oggi molto diffusa, che le discipline letterarie siano superate o addirittura “inutili”. Vede, questa diffusa convinzione è all’origine di una certa impermeabilità, da parte sia dei più giovani che degli adulti, nei confronti di quei saperi che hanno dato centralità al contributo dell’Italia all’elaborazione della civiltà europea”.
Presidente Milazzo, Lei è docente di italiano e latino in un liceo classico. Nell’ultima riforma c’è la reintroduzione del latino nella scuola media e un tempo era così Ma oggi che segnale è ?
“La rivalutazione dello studio del latino o della storia, può essere valida purché del primo si evidenzi il valore formativo della lingua e della letteratura, della seconda si offra un taglio non soltanto nazionale, ma europeo e mondiale. Lo studio della grammatica e della sintassi del latino attraverso i testi, proprio in virtù dei processi razionali e analitici messi in azione, può educare fin dall’adolescenza alla conoscenza scientifica e razionale di qualsiasi lingua. La conoscenza di una civiltà culturalmente inclusiva, proprio perché capace di unire molti popoli diversi per tradizioni, leggi, religioni, non può essere riproposta solo per decreto. E questo perché nel contesto culturale extrascolastico, che i ragazzi assorbono e respirano nell’aria, le discipline umanistiche non godono dell’apprezzamento che meriterebbero.”
L’impegno educativo in una società complessa richiede basi solide che consentono di affrontare il futuro senza pregiudizi. Ci sono sempre meno certezze. Come MIEAC avete davanti un bell’impegno e soprattutto un cammino interessante cui prestare attenzione.
“ In una società in cui la disumanizzazione è prevalente, cerchiamo di incoraggiare le relazioni costruttive laddove aggressività e senso di solitudine caratterizzano spesso i rapporti umani. Siamo impegnati a trarre fuori dalle profondità di ognuno, il volto, nello stesso tempo, umano e trascendente della persona”.