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Siccità in Etiopia, la Fao lancia l’allarme

Siccità in Etiopia, la Fao lancia l’allarme

01 Maggio 2016 0 Di Pietro Nigro

Etiopia a rischio fame per la siccità provocata da El Nino, la Fao lancia un appello internazionale per finanziare una campagna di sostegno urgente a favore degli agricoltori etiopi. A sei settimane dall’inizio della semina, mancano le sementi necessarie.

Emergenza Etiopia, appello dell’Onu

Potrebbe presto diventare una catastrofe umanitaria l’emergenza siccità che si protrae ormai da mesi in Etiopia. Ora, mancano meno di sei settimane all’inizio della stagione della semina, e migliaia e migliaia di agricoltori sono impossibilitati a seminare, con il rischio che l’intera popolazione potrebbe trovarsi presto ridotta alla fame.

Una serie di cattivi raccolti e la morte del bestiame a causa della siccità, che si protrae da quando – nel 2015 – El Nino si è abbattuto sull’Etiopia e sulla Somalia, hanno ridotto alla fame almeno 10,2 milioni di persone. E come se non bastasse, quest’anno la stagione delle piogge primaverili, arrivata in ritardo e proseguita con bizzarra irregolarità, potrebbe aggravare ancor più la già drammatica situazione, soprattutto nelle aree più settentrionali del Paese.

Per questo l’Onu, attraverso la Fao, ha lanciato oggi un appello a sostenere con urgenza il finanziamento di una campagna di sostegno a favore degli agricoltori che devono affrontare la stagione della semina in aree fortemente colpite dalla siccità e che potrebbero diventare presto completamente aride. Si tratta di un intervento urgente, perché, fa sapere la Fao, se i contadini non ricevono in tempo le sementi necessarie, non riusciranno a piantare e non potranno più ottenere un raccolto decente e sufficiente nella stagione del meher, quella che da sola fornisce l’85 per cento della produzione alimentare della nazione-

La stagione meher sarà fondamentale per assicurare l’autosufficienza alimentare delle famiglie nel 2016. E’ una priorità umanitaria la distribuzione di semi che permetterebbe agli agricoltori di piantare le colture e produrre il cibo”, ha detto il rappresentante nazionale della Fao Amadou Diallo Allahoury.

Mentre la situazione della sicurezza alimentare sta peggiorando, ha fatto sapere il funzionario Onu, la risposta finanziaria mondiale alla crisi è stata finora “deludente”, e del fabbisogno richiesto dall’Onu per l’Etiopia per il 2016 solo il 15 per cento ha trovato finora copertura finanziaria. L’Onu ritiene che ci sia bisogno di almeno 10 milioni di dollari entro le prossime due settimane per riuscire a distribuire le sementi necessarie alle famiglie etiopi che altrimenti rischiano di perdere i loro mezzi di sussistenza.

Al momento, quasi tutto l’onere delle conseguenze della siccità provocata da El Nino è stato affrontato dalla sola Etiopia, con cui la Fao sta lavorando da tempo. E l’mergenza umanitaria in Etiopia, al momento, come ha fatto sapere Save the children a gennaio 2016, è la situazione di crisi più grve in tutto il mondo, insieme alla guerra civile in Siria.

 

Seondo la Fao, la situazione di emergenza sta dilagando ogni giorno di più, tanto che quasi un terzo dei distretti del paese – 224 – ora versano in una situazione di grave insicurezza alimentare, il 20 per cento in più rispetto a solo tre mesi fa. E la Fao fa sapere anche che recenti stime dell’Ufficio dell’Agricoltura dell’Etiopia indicano che circa 1,7 milioni di famiglie di agricoltori sono impossibilitati a seminare nella stagione meher. La stagione inizia già a partire da metà giugno per alcune colture, e dura fino ad agosto per le altre. Inoltre, secondo quanto fa sapere Pierre Vauthier, responsabile della Surge response della Fao, la popolazione di almeno 90 distretti non riesce a ricevere del tutto o parzialmente gli aiuti e le sementi:

E’ a questi distretti dimenticati che la Fao si rivolge, mila famiglie saranno impossibilitate a coltivare e nn avanno cibo per il resto dell’anno”.

 

 

Etipia, impoverite le riserve si sementi

E l’emergenza siccità potrebbe aggravarsi ancora di più. Moltissime famiglie sono assolutamente prive di scorte di sementi, un po’ perché il raccolto del 2015 è stato particolarmente povero, e un po’ perché molte famiglie sono state costrette a mangiare quel poco seme disponibile per non morire di fame.

E i miseri raccolti del 2015 hanno anche ridotto il reddito degli agricoltori, che le sementi non possono nemmeno comprarle. Nemmeno per le coltivazioni basilari, come il mais, il sorgo, il teff, il grano e i tuberi.

E la Fao lancia l’allarme anche per quelle famiglie che apparentemente hanno qualche scorta di sementi: le piogge primaverili, irregolari e arrivate in ritardo, soprattutto al nord, potrebbero impedire di fare un buon raccolto, e l’unica speranza, anche per loro, per non morire di fame, per avere sufficienti scorte di cibo e non dipendere completamente dagli aiuti umanitari, è di riuscire a fare un buon raccolto nella prossima stagione meher. Altrimenti sarà la fame.

 

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