
Statistiche europee, per la Corte dei conti Ue “Si può fare meglio per gli utenti”
29 Novembre 2022Relazione della Corte dei conti europea sulle statistiche fornite dalla Commissione: buone, ma lacunose su lavoro, imprese e sanità.
Statistiche europee e esigenze degli utenti: si può fare di meglio
Statistiche in generale buone, sufficienti e idonee all’uso che devono farne i responsabili politici, delle imprese e del pubblico, ma poco utili per gli utenti, e lacunose soprattutto sui settori lavoro, imprese e sanità. A dirlo è la Corte dei Conti europea, nella sua ultima Relazione speciale 26/2022, “Statistiche europee – Una qualità ancora migliorabile” (pubblicata sul sito Internet della Corte dei conti europea.
La Relazione, dunque, che segnala una serie di debolezze dei documenti statistii della Commissione, le statistiche europee dovrebbero essere più utili per gli utenti e maggiormente orientate alle loro esigenze. Nel definire i piani e le priorità in materia di statistiche europee, sarebbe necessario consultare adeguatamente portatori di interessi quali il mondo dell’università e della ricerca.
Le statistiche ufficiali sono fondamentali affinché i responsabili politici e i leader aziendali possano basare il proprio processo decisionale su dati fattuali, ma anche per il lavoro dei ricercatori, dei giornalisti e per il pubblico in generale.
Nell’UE, sono utilizzate per la raccolta e l’assegnazione di fondi, nonché per la concezione e la valutazione delle politiche in tutti i settori, compresi l’occupazione, l’ambiente e l’economia.
Tra il 2013 e il 2020, quasi mezzo miliardo di euro proveniente dalle tasche dei contribuenti ha lasciato le casse dell’UE per la produzione di statistiche europee.
Per questo la Corte ha verificato se la Commissione si fosse adoperata per far sì che la qualità delle statistiche fosse elevata e se avesse esaminato a fondo i settori del lavoro, delle imprese e della sanità.
La produzione di statistiche non è fine a sé stessa”, ha affermato Ildikó Gáll-Pelcz, il Membro della Corte responsabile dell’audit. “Sono un bene pubblico, e vanno prodotte innanzitutto tenendo presenti gli utenti. In un’era caratterizzata dalla disinformazione e da crisi che si susseguono, è fondamentale che le statistiche europee ufficiali siano di alta qualità, rispondano alle esigenze degli utenti ed esplorino nuove vie di produzione.”
Eurostat, l’ufficio statistico dell’UE direttamente connesso alla Commissione, consulta gli utenti per identificare i bisogni ai quali dovrebbe rispondere in futuro. Tuttavia, secondo la Corte, il principale organo rappresentativo degli utenti delle statistiche, il comitato consultivo europeo di statistica, non è riuscito a rappresentarli tutti in maniera equilibrata ed efficace, e dovrebbe adottare un approccio più inclusivo al fine di dare voce a un punto di vista collettivo. Al momento, la società civile, le ONG che rappresentano i gruppi vulnerabili e le organizzazioni internazionali non partecipano affatto al processo.
La Corte ha anche riscontrato lacune nelle statistiche in materia di sanità, che sono ancora incomplete a causa del carattere volontario di alcune e del fatto che non tutti gli Stati membri trasmettono a Eurostat tutti i dati concordati.
In alcuni Stati membri Eurostat incontra inoltre difficoltà nell’ottenere i dati richiesti in settori come quello delle imprese. Di conseguenza, applica in maniera errata la definizione di “piccole e medie imprese”.
Un’altra carenza individuata consiste nel fatto che Eurostat non dispone di poteri di verifica in alcuni settori. L’ufficio non possiede alcun diritto di verificare i dati degli Stati membri su lavoro e popolazione, ad esempio, e pertanto non può accertarne l’attendibilità. Tali statistiche sono alla base di vari contributi dell’UE, compresi i finanziamenti per la ripresa dalle ripercussioni della pandemia. Ciò significa che l’assegnazione dei fondi UE in funzione di tali dati potrebbe rivelarsi inaccurata.
La puntualità rappresenta un altro problema, in particolare per le statistiche sulla salute e sulle imprese. Pur se gli Stati membri hanno facoltà di trasmettere alcuni dati a Eurostat anche due anni dopo l’evento in questione (il che ne riduce già l’utilità per gli utenti), in alcuni casi i dati sono inviati ben oltre la scadenza del termine, solo parzialmente, o non sono inviati affatto.
Il sistema statistico europeo non è abbastanza flessibile da rispondere rapidamente con nuovi insiemi di dati, quando ve ne sia il bisogno. Un chiaro esempio è stato la crisi della COVID-19, per la quale è stato necessario trovare modi alternativi di calcolare i tassi di mortalità.
La Corte ha rilevato che il finanziamento delle statistiche europee non è né alimentato adeguatamente né ripartito attribuendo una priorità sufficiente ai progetti innovativi. Ha inoltre attirato l’attenzione sulla pratica dell’accesso anticipato adottata da Eurostat, che comporta il rischio che coloro che ne beneficiano ne ottengano un profitto economico.
La possibilità di un accesso prima della diffusione potrebbe fornire a qualcuno l’occasione di trarne vantaggi economici che potrebbero falsare in modo grave i mercati, motivo per cui la Commissione dovrebbe rivedere tale pratica.