Stefanini su La Stampa: “una seconda vita a Gentiloni”. Ma l’Italia ha già detto no
13 Aprile 2018L’Ambasciatore Stefano Stefanini è intervenuto sul quotidiano “La Stampa” con un articolo dal titolo “La diplomazia internazionale non ci attende” dove in parole povere sostiene che, per ragioni di politica estera, in assenza di un nuovo governo sarebbe necessario dare nuovo ossigeno all’esecutivo Gentiloni.
Stefanini è un diplomatico con grande lungimiranza politica, che in carriera ha assunto importanti responsabilità in sedi-chiave, tra cui Mosca, New York e Washington. E’ stato Rappresentante italiano presso la NATO e infine Consigliere diplomatico del Presidente Napolitano sino al 2013, quando ha cessato per limiti di età.
Stimiamo Stefanini per le sue riflessioni acute, scritte sempre con una penna eccellente, ma stavolta non condividiamo appieno il suo ragionamento. Sulla premessa siamo d’accordo: ha ragione infatti l’Ambasciatore quando dice che l’Italia, anche per ragioni di politica internazionale, deve avere al più presto un governo “pieno”.
Ma è sulle conclusioni a cui porta tale constatazione che non si può concordare, e cioè che in caso di difficoltà per creare un nuovo governo sulla base dei risultati del voto del 4 marzo, si rivitalizzi il governo Gentiloni dandogli “una seconda vita preelettorale, breve ma credibile”.
Stefanini per arrivare a questa conclusione cita tre recenti situazioni di politica estera – questione passaporto altoatesini, incursione gendarmi francesi a Bardonecchia e difficoltà per l’intervento italiano in Niger – che a suo parere dimostrerebbero che l’Italia non sarebbe stata sufficientemente rispettata a causa dell’intrinseca debolezza di un “governo dimissionario, pur bravo e internazionalmente rispettato”. Quindi per Stefanini, o governo pieno (con tutte le difficoltà derivanti dagli scenari post elettorali) o mantenimento di Gentiloni con una seconda vita.
L’idea non è condivisibile alla luce di due dati. Il primo è il presupposto che la politica estera di Gentiloni sia stata di successo. I fatti lo smentiscono.
Anzi, i tre casi citati da Stefanini si inseriscono perfettamente in una linea di continuità con quanto avvenuto negli ultimi anni. Infatti, sia Gentiloni che i precedenti esecutivi Monti, Letta e Renzi hanno purtroppo inanellato una lunga serie di gravi rovesci internazionali.
Si pensi ai marò, al caso Regeni, alla semi-sconfitta per il seggio al Consiglio di sicurezza ONU, alla mancata assegnazione dell’EMA a Milano, all’appiattimento sulle insensate sanzioni alla Russia. Ed ancora: l’assenza di visione sul dossier immigrazione; l’inutile intervento militare in Niger, paese senza interesse strategico per noi, per assecondare interessi francesi; l’incapacità di incidere nei teatri per noi strategici quali la Libia.
Il secondo dato di fatto è che lo scorso 4 marzo Gentiloni e il PD hanno malamente perso le elezioni proprio su due temi che, piaccia o non piaccia, sono strettamente legati alla loro inconcludente politica estera : l’immigrazione selvaggia e la crisi economica, figlie anche dell’appiattimento sulle linee dettate da Unione Europea e Germania.
Di conseguenza, non si vede come l’innaturale mantenimento in vita del governo Gentiloni, ormai irrimediabilmente delegittimato dal voto popolare, potrebbe mai dare un rinnovato vigore alla politica estera italiana. Anzi, alla luce di quanto precede è lecito ipotizzare che sia vero il contrario: nessun governo è più debole a livello internazionale di un esecutivo totalmente privo di consenso.
Proprio per tentare, per quanto possibile, di porre rimedio alle disfatte subite in campo internazionale nell’ultimo lustro, l’Italia deve semmai dotarsi al più presto di un nuovo governo, sulla base del mandato popolare ricevuto dagli elettori, un mandato che dia autorevolezza al nuovo governo italiano nei consessi internazionali.
Un mandato popolare che ha rigettato con decisione proprio i paradigmi alla base della politica estera della sinistra: carità pelosa sull’immigrazione ed europeismo di facciata per giustificare l’incapacità di individuare e difendere gli interessi nazionali.
È, del resto, arduo convincersi che chi non è stato capace di difendere gli interessi nazionali in questi ultimi cinque anni, possa riuscirci oggi che ha ricevuto l’avviso di sfratto dagli italiani.
L’articolo Stefanini su La Stampa: “una seconda vita a Gentiloni”. Ma l’Italia ha già detto no proviene da Diplomazia Italiana.
13 aprile 2018 | 18:56