E’ ovvio che il ministro Azzolina non è il ministro Gentile
Il 4 gennaio si dice che le scuole riaprono, e il 5 si decide che restano chiuse. Ecco perché è ovvio che il ministro Azzolina non è il ministro Gentile.
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Il 4 gennaio si dice che le scuole riaprono, e il 5 si decide che restano chiuse. Ecco perché è ovvio che il ministro Azzolina non è il ministro Gentile.
Quella che siamo stati costretti ad usare in una situazione di grave difficoltà non è una didattica a distanza metodologicamente corretta, ma una didattica di emergenza. E’ questa didattica emergenziale che ha disvelato le tante diseguaglianze della nostra scuola, che non sono però da ritenersi connaturali ad ogni forma di didattica a distanza, come alcuni erroneamente ritengono.
Scuola, la ministra Azzolina rassicura i sindacati su emergenza sanitaria e legge di bilancio: “In manovra 3,7 miliardi. Covid nemico comune, si sconfigge stando uniti”.
Il lockdown e il passaggio da una didattica in presenza a una didattica a distanza[2] ha dato origine a molti commenti e riflessioni sui media. Praticare la DaD ha permesso di sfatare un mito abbastanza diffuso, cioè quello che l’essere “nativi digitali” fosse presupposto di per sé abilitante alla facilità d’uso e interazione con piattaforme e servizi disponibili su Internet. In realtà sono state varie le difficoltà segnalate dai ragazzi nell’utilizzo dei servizi che sono stati proposti per la DaD dagli insegnanti.
La scuola del domani non sarà e non potrà essere quella del passato, non solo nell’immediato e nei mesi/anni del necessario distanziamento fisico, ma anche e soprattutto in prospettiva. L’utilizzo “sperimentale e di emergenza” di strumenti e metodologie nuove, la necessità di riorganizzare gli spazi in maniera più flessibile e modulare, la necessità di avere gruppi più piccoli di studenti, devono rappresentare, a mio avviso, delle opportunità per ripensare, nel complesso, le metodologie didattiche.
Nell’ultimo giorno del mese di agosto del 1870 nasceva Maria Montessori.
Presentata ad un congresso americano come “la donna più interessante d’Europa”, fu una delle prime donne a laurearsi in medicina e ad impegnarsi nella battaglia – più che mai attuale – per l’emancipazione femminile. I suoi metodi educativi, basati sulla responsabilità e consapevolezza relazionale oltre che sulla libertà di movimento degli studenti, presto divennero un bene comune universale.