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Terrorismo jihadista, il punto di situazione sulla minaccia

Terrorismo jihadista, il punto di situazione sulla minaccia

03 Gennaio 2022 0 Di Corrado Corradi

Il terrorismo jihadista sembra essersi installato nel Sahel-Sahara e da lì potrebbe facilmente penetrare in Sud Europa.

Terrorismo, il punto di situazione sulla minaccia

Va da sé che, azzerata quella del terrorismo palestinese, rosso e nero, la minaccia di cui si parla è quella del terrorismo jihadista.

Cerchiamo di non sottovalutarla, quella minaccia, solo perché è da un po’ di tempo che non succede nulla in Europa ma…  “statt’accuort” direbbero a Napoli, perché è la strategia dell’internazionale jihadista quella di colpire all’improvviso, dopo un lungo periodo di tranquillità, con una serie di azioni particolarmente sanguinarie. Sanno che sorprenderci con profusione di sangue è il modo migliore per destabilizzare quella popolazione vanesia (Vanesia: di persona che si compiace di sé stessa, delle proprie doti e qualità reali e più spesso presunte) come l’europea.

Abbiamo deposto in soffitta, tra i ricordi impolverati, gli attentati che si sono susseguiti dal 2012 al 2016 (qui la lista completa) passando da Parigi, a Nizza, a Bruxelles, Vienna e Berlino, abbiamo anche dimenticato il più recente episodio di bassa macelleria jihadista che è stata la decollazione di un professore reo di aver mancato di rispetto al Profeta Mohammad in quel di Conflans Saint-Honorine, nei pressi di Parigi (ottobre 2020).

Il fatto che il più importante raggruppamento di fuoco del Jihad, quella nebulosa alla quale non si sa più esattamente quale acronimo dare, composta da ISIS, AQ, AQMI, GSPC, Ansar Sharia, EIGS, GSIM, sia ora concentrata nel Sahel-Sahara e circondata da dispositivi militari internazionali, non ci deve tranquillizzare più di tanto.

  • ISIS (anche DAIISH) = è quella struttura jihadista che nella regione mediorientale tra Iraq e Siria aveva imperversato con i suoi combattenti tra il 2012 e il 2019 per poi sbaraccare e trasferirsi nel Sahel Sahara.
  • AQ = Al Qaida.
  • AQMI = Al Qaida nel Maghreb Islamico.
  • GSPC = Gruppo Salafita di Preghiera e Combattimento (algerino).
  • Ansar Sharia = appello alla Sharia (tunisino).
  • EIGS = Etat Islamique du Grand Sahel.
  • GSIM = Groupe de Soutien à l’Islam et aux Musulmans.
  • Altri dei quali non è ancora nota l’esistenza oppure in fase di aggregazione.

Si, non voglio fare l’uccello del malaugurio, ma…

In Europa sono incistate comunità che professano la salafa (la tetragona applicazione della legge islamica dei “pii antenati”) in cui vengono applicate norme islamiche spesso in contrasto con le nostre leggi e dove emissari dell’internazionale jihadista dediti alla predicazione e al jihad trovano rifugio e complicità.

Ecco la minaccia del terrorismo jihadista che arriva dal Sahel-Sahara

E nel Sahel-Sahara, nell’immediato ridosso sud di Libia, Tunisia e Algeria, con ampi corridoi che portano al Mediterraneo, a nostra insaputa, imperversa quell’idra di cui sopra.

Recentemente, il settimanale francese “Le Monde” ha diffuso dei video ritenuti propagandistici ma che la dicono lunga sulle potenzialità operative di quei moujahiddin (combattenti del jihad) i quali non han difficoltà ad attaccare componenti degli eserciti africani locali (Mali, Niger, Ciad) ma anche unità africane inserite nell’alleanza franco-tedesca o appartenenti all’ONU, alle quali sottraggono armi e mezzi (recentemente si sono impadroniti anche automezzi blindati per il trasporto truppa).

Di simili video di propaganda ne esistono decine su internet ed evidenziano una visione moderna dei teatri d’operazione in seno ai quali i jihadisti agiscono anche con quelle che in gergo vengono definite PSI-OPS (Operazioni Psicologiche) mirate a realizzare un’attrattiva sulle tribù del Sahel-Sahara.

Da quei video si deduce anche una elevata capacità di movimento su quello specifico terreno con utilizzo di reparti motorizzati montati su moto e fuoristrada (armati con mitragliatrici 12.7).

La loro efficacia, é dimostrata dall’attacco compiuto il 10 dicembre 2019 contro la base nigeriana di Inates (frontiera tra Mali e Niger): in un’ora e mezzo i jihadisti del Sahel-Sahara se ne sono impadroniti lasciando sul terreno 70 soldati del Niger.

L’azione é stata anche filmata, il che evidenzia anche ottime capacità di coordinamento.

Altre azioni di minore entità si sono susseguite tant’é che la Germania, siccome quella regione non rientra nei suoi interessi, sta cercando di sfilarsi alla chetichella dalla missione «TEKUBA» che raggruppa le forze della NATO nel Sahel-Sahara.

E’ vero che dal Sahel-Sahara passare alle sponde sud europee (in pratica in Italia) di mezzo c’é una striscia di Paesi «cuscinetto» (Libia, Tunisia, Algeria) nonché il mare, però prendiamo atto che in quella regione si é consolidata una realtà del terrorismo jihadista, non ancora statuale com’era solo qualche anno fa nella regione dello «Shamm» tra Iraq e Siria, ma che si é perfettamente adattata alla realtà politica e sociale di quella regione, il Sahel-Sahara, solcata da bande da commercio, contrabbando e preda appartenenti a diverse etnie, tribù, clan, famiglie allargate.

Un altro punto a favore della pericolosità dell’internazionale jihadista: sa adattarsi alle «banlieus» europee come alle rotte del contrabbando solcate da etnie berbero africane.

Si… “stiamocene accuorti”: quelli lì isono perfettamente in grado di inserirsi in un corridoio dell’emigrazione clandestina che dalla Libia instrada verso l’Italia, imbarcarsi come profughi, impadronirsi di una nave soccorso e rinnovare così il terrore (che langue da qualche anno), questa volta non sulle strade ma su una spiaggia oppure in un porto… proprio come facevano i loro antenati pirati saraceni (dei quali cantano le gesta).

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