Tensioni tra Kosovo e Serbia, caos nelle strade. Vucic: “Nessuna resa”
14 Dicembre 2022Barricate tra le strade dopo l’arresto di un ex agente serbo. Il Kosovo invia agenti e mezzi blindati, la Serbia vorrebbe far lo stesso e si appella alla Nato. Attaccata una pattuglia di Eulex, la missione europea di sicurezza nell’area.
Tensione di nuovo alle stelle nei Balcani. Nelle scorse ore, in seguito all’arresto di un ex poliziotto serbo in Kosovo, la comunità serba ha bloccato le strade ed eretto barricate. Segnalate anche sparatorie. Per le autorità kosovare l’uomo è accusato di terrorismo, ma per la Serbia si tratta di un atto discriminatorio. Non sono mancate sparatorie ed attacchi, tra i bersagli anche una pattuglia di Eulex, la missione europea di sicurezza e difesa nella regione.
Crisi tra Serbia e Kosovo, Vucic invoca l’intervento armato
Dopo la crisi scoppiata a causa delle targhe automobilistiche, risolta con un accordo nelle scorse settimane, riesplode la tensione nel Kosovo. Tra sabato e domenica il clima si è fatto teso. L’arresto di un ex agente di polizia serbo, Dejan Pantic, residente in Kosovo ha fatto precipitare gli eventi.
L’uomo è stato tratto in arresto a Metohija, dopo essere rientrato dalla Serbia, dalle forze di polizia del Kosovo. “È accusato dal cosiddetto ministro dell’Interno Svečija e da alcuni altri di terrorismo“, ha spiegato il presidente serbo Aleksander Vucic. In seguito all’arresto, in segno di protesta la comunità serba residente nel Nord Kosovo è insorta. Strade e valichi bloccati, nonché attacchi a forze di polizia e sparatorie.
Chi è l’ex agente arrestato
Dejan Pantic è uno degli agenti di polizia in servizio nel Kosovo che, in seguito all’accordo raggiunto sulle targhe, si è dimesso in segno di protesta. A seguirlo altri agenti e politici serbi residenti in Kosovo – circa seicento – adirati per la decisione di Belgrado di accordarsi con Pristina. Un atto di debolezza per codesti.
Nella giornata di sabato l’uomo è stato arrestato perché accusato di terrorismo ed attacchi a forze dell’ordine e seggi elettorali. Infatti nelle città a maggioranza serba si dovevano tenere le elezioni amministrative, al momento rinviate a causa della tensione.
La versione serba: “Si tratta di un sequestro e di discriminazione”
Il presidente serbo Vucic non ci sta e respinge la versione kosovara dell’arresto attraverso i suoi canali ufficiali. Per Belgrado infatti “Pantic era rientrato con la spesa presso la sua famiglia“.
L’arresto, illecito, è solo una provocazione verso i serbi, nonché un atto discriminatorio. L’obiettivo del Kosovo sarebbe un pretesto per dar vita ad una escalation e quindi egli ha proseguito spiegando che non intende “arrendersi“. Inoltre, ha spiegato in un comunicato, che i serbi sono stati oggetto di ritorsione anche per via di un carico di vino proveniente dalla Serbia, ritenuto illecito, sequestrato nei giorni scorsi.
Нема и неће бити предаје. https://t.co/swaSghYnFh
— Александар Вучић (@avucic) December 11, 2022
Нема и неће бити предаје. https://t.co/swaSghYnFh
— Александар Вучић (@avucic) December 11, 2022
Clima di violenza nelle strade: esplosioni e sparatorie
Due esplosioni sono state udite vicino alla città di Mitrovica e vicino alla città di Zubin Potok. Registrati anche colpi di arma da fuoco della durata di 15 minuti. A riportarlo è la Tass. Inoltre nella giornata di domenica ignoti hanno lanciato una granata stordente contro una pattuglia di Eulex, la missione europea di sicurezza nell’area. Oltre ad essa è operativa anche la Kfor, missione Nato per garantire la difesa delle comunità residenti. Per le autorità del Kosovo sarebbero stati i serbi ad attaccare il mezzo europeo, ma ad ora non vi sono prove.
Le reazioni di Belgrado e Pristina
In seguito agli eventi, Pristina ha inviato nel Nord forze di polizia in assetto antisommossa e mezzi blindati, nonché rinviato le elezioni amministrative ad aprile. Una reazione spropositata per Belgrado, che si appella alla Nato affinché possa inviare propri uomini – militari ed agenti – per difendere la comunità serba. Il presidente Vucic ha ufficialmente convocato il Consiglio di sicurezza nazionale. Infatti vorrebbe ricevere l’assenso dal comandante della Kfor per un intervento di polizia nel Nord. Inoltre chiede a Pristina di dar vita all’Unione dei comuni serbi. Un progetto rinviato continuamente dalle autorità kosovare.
Bloccare l’ingresso nell’Ue del Kosovo
Dal 1999 il Kosovo si è separato dalla Serbia, in quanto a maggioranza albanese e di fede islamica. Dal 2008 è diventato indipendente e si è proclamato Repubblica. Ma non tutti gli Stati lo riconoscono, ad esempio Cina e Russia, entrambi vicini alla Serbia. Anche nell’Ue, all’interno della quale vorrebbe entrar a far parte il neonato Stato, alcuni Paesi non lo riconoscono. Essi sono: Spagna, Cipro, Slovacchia, Grecia e Romania. Ad essi Belgrado si appella e ringrazia affinché continuino ad opporsi all’ingresso di Pristina.
La “linea rossa” di Belgrado
La Serbia ha quindi dettato varie condizioni alla sua controparte. “Primo, non si può negoziare di nuovo su quanto si è già concordato. Secondo, non ci sarà un riconoscimento dell’indipendenza del Kosovo né il consenso all’ammissione del Kosovo alle Nazioni Unite. Terzo, sono inammissibili attacchi fisici contro i serbi e minacce alla loro sicurezza. Sono queste le nostre linee rosse“, ha affermato il ministro degli Esteri serba Ivica Dacic alla stampa. Nelle prossime ore non si esclude un intervento armato. La situazione rimane tesa ed in evoluzione in quanto il Kosovo respinge le accuse e non intende retrocedere. L’Ue invita a sedare gli animi.