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Esce oggi Tre manifesti a Ebbing, Missouri, il film che ha trionfato ai Golden Globe

Esce oggi Tre manifesti a Ebbing, Missouri, il film che ha trionfato ai Golden Globe

11 Gennaio 2018 0 Di Francesca Pierpaoli

Arriva oggi nelle sale Tre Manifesti a Ebbing, Missouri il film che ha trionfato ai Golden Globe 2018: l’acclamata pellicola diretta e scritta dal Premio Oscar® Martin McDonagh (In Bruges, Seven Psychopaths) si è aggiudicata quattro riconoscimenti nel corso della cerimonia annuale che premia i lavori migliori per il cinema e la tv assegnati dalla Hollywood Foreign Press Association.

La singolare black comedy ha ottenuto il premio per il Miglior Film Drammatico e la Miglior Sceneggiatura, mentre Frances McDormand è la Miglior Attrice Drammatica, seguita da Sam Rockwell giudicato Miglior Attore non Protagonista.

Tre manifesti a Ebbing, Missouri narra la storia di Mildred Hayes, una madre dal discutibile temperamento alla ricerca dell’assassino che ha messo fine in modo tragico all’esistenza della figlia. Con l’obiettivo di riportare a galla il caso di omicidio, la donna commissiona la realizzazione di tre manifesti pubblicitari contenti un messaggio diretto a William Willoughby (Woody Harrelson), il venerato capo della polizia della città che coinvolgerà nelle indagini il suo secondo Dixon (Sam Rockwell).

Un film che oscilla tra noir, e western, strizzando l’occhio a Tarantino e ai fratelli Cohen, seppure con toni e dialoghi diversi: serrati, violenti, a tratti davvero divertenti, segnano il registro del film. Ebbing, Missouri, rappresenta un concentrato degli Stati Uniti d’America, oggi. Un mondo sporco e cattivo, dove il male accade senza motivo, o per abitudine, o per pigrizia, o per vendetta. Se il personaggio di Mildred, donna ruvida, granitica e spigolosa, resta abbastanza statico, straordinaria è invece l’evoluzione narrativa di Dixon. Da pigro e inetto poliziotto, razzista e violento, subisce una trasformazione profonda nella seconda parte della pellicola, arrivando a compiere gesti di inaudito coraggio e generosità, impensabili “prima”. Il registro narrativo è ben sottolineato dalla fotografia, sempre puntuale, a tratti ruvida, altre volte evocativa, mentre qualche dubbio ha suscitato in chi scrive la colonna sonora, forse troppo in contrasto coi temi rurali del film.

“La storia che ho voluto raccontare è quella di una guerra tra due persone che sono entrambe, in una certa misura, nella parte giusta – ha spiegato McDonagh -, ed è per questo che si attiva tensione e drammaticità. Quale direzione segui quando sei bloccato tra perdita e rabbia? Cosa fai, di costruttivo o distruttivo, per scuotere le cose? Mi è sembrato interessante indagare su ciò che accade quando la vita ci mette di fronte a situazioni senza speranza, ma che ci invitano ancora a sperare. Questo è anche il motivo che differenzia il mio film dagli altri polizieschi, mi sono domandato: ‘cosa succede se non c’è soluzione a questo crimine?’”. Il regista e sceneggiatore britannico ha svelato di aver scritto il personaggio di Mildred proprio per la McDormand: “era lei l’attrice che possedeva tutte le caratteristiche della mia protagonista. Doveva essere in contatto con la classe lavoratrice, avere una sensibilità rurale. Ero sicuro che avrebbe potuto interpretare la sua oscurità con destrezza e umorismo”.

Oltre alla recente vittoria ai Golden Globe, il film ha ricevuto altri rilevanti riconoscimenti cinematografici – tra cui il premio Miglior sceneggiatura alla 74esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, il premio del pubblico al San Sebastián International Film Festival 2017 e al Toronto Film Festival 2017.

Tre manifesti a Ebbing, Missouri è stato inoltre designato Film della Critica dal Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani (SNCCI) grazie alla capacità di Martin McDonagh di mescolare e stratificare “influenze che partono dagli archetipi della tragedia greca e arrivano al noir postmoderno, passando per gli stilemi del western e quelli della commedia nera, senza mai farsi derivativo” e per la capacità di essere “un film di grande intrattenimento, che non perde efficacia nella descrizione di un mondo – gli Stati Uniti rurali – nel quale rancore, violenza, razzismo, ignavia e ignoranza, senza più argine, rischiano di radere al suolo ogni forma di vivere sociale e comunitario”.

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