UniCredit finanzia il Terzo settore a Napoli. Quattro progetti per fare Rete
29 Ottobre 202550 mila euro per, quattro progetti di solidarietà e di rinascita civile tra centro città e hinterland
Il nome è bene augurante, come per una semina che deve dare buoni frutti. Se il lavoro viene svolto in una città come Napoli, le aspettative evidentemente si moltiplicano. Si chiama “Semi di Bene”, l’iniziativa di UniCredit e Csv Napoli Ets, associazione del terzo settore, che vuole rafforzare il legame tra finanza, solidarietà e sviluppo territoriale. In cassa ci sono più di 50mila euro che andranno a quattro progetti divisi tra centro città e hinterland. L’annuncio della Banca ha messo in moto organizzazioni che si impegnano per una Napoli più inclusiva, partecipata, sostenibile. Nulla a che fare con la campagna elettorale per le elezioni regionali durante la quale, da qui al 23 novembre (giorno del voto), decine di candidati diranno di voler fare le identiche cose che sono dentro “Semi di Bene”. Diffidare delle imitazioni.
La fase operativa è pronta per generare impatto, sostenibilità e senso di comunità, dove i soldi saranno spesi. Bisognerà tenere bene la contabilità, controllare che siano utilizzati dove vanno servono e che non ci siano mani e occhi indesiderati. Dopo tutto le banche i soldi li sanno gestire a dovere. Ma cosa spinge UniCredit a fare questo ? “Queste esperienze dimostrano che il Terzo Settore campano può essere un vero motore di rigenerazione civile, capace di creare occupazione, fiducia e senso di comunità. Il nostro obiettivo per il 2026 è ampliare questa rete e favorire l’incontro tra imprese, cittadini e organizzazioni sociali ” risponde Ferdinando Natali, manager di UniCredit. L’altruismo con il libretto degli assegni è sicuramente una buona opzione. Per una banca diventa anche una seria opportunità per seguire il denaro, quando lo Stato ti chiede di alleggerire il plafond – extraprofitti – per dare soldi “alle fasce deboli della società” (Meloni dixit). Come saranno distribuiti quei soldi ? Non è che il sistema “Semi di Bene” può essere esteso al Paese intero ? Soldi sonanti a Enti seri, controllati spesa dopo spesa, per avere risultati concreti nei quartieri, tra i giovani, nelle scuole. Nemmeno a UniCredit c’hanno pensato.
I progetti di Napoli sono affidati a Enti qualificati, con le carte in regola, per farli riuscire. Si tratti di “Sentinelle del Vesuvio – Cantieri Civici di Sostenibilità” ,di “Baraonda on the Road” a favore delle disabilità, piuttosto che di “GIO.V.E. – Giovani fra Volontariato ed Empowerment Sociale” nel quartiere Sanità o ancora di “Benessere Donna in Movimento” per la prevenzione e la salute femminile, tutto è rapportato al bisogno di una città rapita dal turismo, dal clamore delle fiction televisive, ma che ha tanta voglia di normalità. Una voglia declinata in forme nuove che chiede aiuti veri. La gente del Terzo settore, i volontari nelle strade, nelle parrocchie, nelle scuole, nei centri di recupero, si muovono con l’ambizione di non perdersi nel frastuono di sottofondo che percorre la città. Bisogna viverla Napoli per non vederla distorta. ” Abbiamo apprezzato l’attenzione e la cura di UniCredit verso il bene comune e il volontariato dell’area metropolitana di Napoli. UniCredit è un partner strategico con cui condividere competenze, strategie e visioni per generare valore condiviso nei territori e promuovere un modello di economia civile capace di coniugare sviluppo e solidarietà”, dice Giovanna De Rosa, direttrice del Csv Napoli. Ce la metteranno tutta, ne siamo convinti, anche se 50 mila euro sono un gocciolo. Chiaro che i soldi non sono mai abbastanza e insieme lanceranno anche una campagna crowdfunding. Ma quello che conta è che un grande Istituto di credito nello smarrimento della politica, ha trovato il suo modo per stare vicino alle “fasce più deboli della società”. Sul serio.






