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Uovo di Pasqua all’arsenico. Indagato per corruzione il sottosegretario leghista Siri

Uovo di Pasqua all’arsenico. Indagato per corruzione il sottosegretario leghista Siri

18 Aprile 2019 0 Di Marino Marquardt

Uovo di Pasqua all’arsenico per il Sottosegretario leghista ai Trasporti Armando Siri.  Il Sottosegretario è indagato per corruzione dalla Procura di Roma nell’ambito di un’inchiesta nata a Palermo.

Il parlamentare avrebbe preso soldi per favorire imprese che operano nel campo delle energie rinnovabili

 

Sir – tramite Paolo Arata, ex deputato di Forza Italia responsabile del programma della Lega sull’Ambiente – secondo l’accusa avrebbe ricevuto denaro per modificare un norma da inserire nel Def  2018, norma che avrebbe favorito l’erogazione di contributi per le imprese che operano nel settore delle energie rinnovabili. Norma, però, mai approvata.

Nell’inchiesta romana è coinvolto anche Arata, che risponde di concorso in corruzione. Arata è indagato anche a Palermo nel filone principale dell’inchiesta per corruzione e intestazione fittizia di beni: secondo i pm siciliani sarebbe stato in affari con l’imprenditore dell’eolico Vito Nicastri, tra i finanziatori della latitanza del boss Matteo Messina Denaro.

Per i magistrati però Siri non sarebbe stato a conoscenza dei legami tra l’imprenditore mafioso e l’ex parlamentare.

Armando Siri è responsabile economico e della formazione del Movimento “Noi con Salvini”. Ed è autore della proposta di legge per l’introduzione della flat tax. Candidato alle ultime politiche con la Lega, al Senato, Siri è stato eletto nel collegio dell’Emilia-Romagna.

Siri patteggiò una pena per bancarotta fraudolenta. Ma Salvini lo ricandidò…

Personaggio non nuovo nelle Aule di Giustizia, Siri, ex giornalista, 46 anni, eletto al Senato nel 2018 aveva patteggiato una pena per bancarotta fraudolenta. Tre anni e mezzo fa un giudice accolse l’accordo tra accusa e difesa per il fallimento della MediaItalia, società che avrebbe lasciato debiti per oltre 1 milione di euro. Nelle motivazioni i magistrati scrivono che – prima del crack – Siri e soci avevano svuotato l’azienda trasferendo il patrimonio a un’altra impresa la cui sede legale fu poco dopo spostata nel Delaware, paradiso fiscale Usa.

Una tegola per Salvini, un brutto affare che riporta alla mente gli antichi vizi prosperati all’ombra del Carroccio.

Una brutta storia che ripropone il tema sui criteri di scelta dei candidati nelle Istituzioni, non soltanto della Lega.

Non si possono vestire i panni del duro e puro contro i deboli e poi candidare a far nominare Sottosegretario un bancarottiere! Qualcuno lo spieghi a Salvini!

Timido il primo commento del Capo politico Cinquestelle, Luigi Di Maio: “Mi auguro che Siri faccia un passo indietro…”

 

18/04/2019  h.09.40

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