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Uso scorretto dei dati, Facebook multa da 7 milioni di euro

Uso scorretto dei dati, Facebook multa da 7 milioni di euro

20 Febbraio 2021 0 Di Pietro Nigro

Sanzione milionaria a Facebook del Garante della concorrenza: ben 7 milioni di euro di multa per l’uso scorretto dei dati degli utenti.

Maxi sanzione a Facebook per uso scorretto dei dati degli utenti

Utilizzo scorretto dei dati degli utenti: una pratica da interrompere subito, dando anche informazioni agli utenti con la pubblicazione on line di una dichiarazione rettificativa. E’ questo il comportamento di Facebook finito da tempo nel mirino dell’Autorità Garante della Concorrenza e del mercato, che nel novembre 2018 ha anche diffidato Facebook. Ma sia la casa madre, la Facebook inc., sia la filiale europea, la Facebook Ireland Ltd. hanno fatto “orecchie da mercante”, fino alla sanzione, arrivata nei giorni scorsi sul capo del colosso dei social, del valore di ben 7 milioni di euro.

In pratica, secondo quanto accertato dal garante, Facebook era solita chiedere agli utenti di registrarsi sulla piattaforma e di attivare un account, soprattutto vantando la “gratuità” del servizio, ma senza tuttavia spiegare chiaramente quali dati anche personali venivano raccolti e soprattutto perché.

Facebook, infatti, e lo si è capito da tempo, è solita raccogliere molti dati personali, senza spiegare agli utenti il fine di questa attività, che poco o nulla ha a che fare con il servizio e molto invece con gli scopi commerciali e di profitto del colosso di Redmont.

In pratica, è ormai accertato che se la piattaforma social sembra un servizio gratuito, in realtà noi utenti “paghiamo” con un bene molto più prezioso delle monete, i nostri stessi dati personali, cui cui tutti veniamo “profilati” ed inseriti in una massa analitica di dati che vengono poi “venduti”  di fatto agli inserzionisti pubblicitari.

Che è poi il vero business di Facebook, che a livello globale è arrivata a un fatturato di quasi 63 miliardi di euro.

In realtà, Facebook forniva agli utenti alcune spiegazioni, ma secondo il Garante erano generiche e incomplete e non fornivano una adeguata distinzione tra l’utilizzo dei dati necessario per la personalizzazione del servizio, per esempio quelli utili a facilitare la socializzazione con altri utenti, e l’utilizzo dei dati per realizzare campagne pubblicitarie mirate e come si dice in gergo targettizzate.

Già nel 2018 il Garante ha multato Facebook per 5 milioni di euro, e nella sanzione ha anche imposto di interrompere quelle pratiche ingannevoli, e di iniziare a pubblicare una previsa dichiarazione di rettifica, che doveva essere disposta sula Home page italiana del sito, sull’app Facebook e sulla pagina personale di ciascun utente italiano registrato.

A fronte di questa sanzione, Facebook ha  presentato diverse comunicazioni al Garante, per dimostrare di aver adottato gli opportuni correttivi. In particolare Facebook ha rimosso la frase “E’ gratis e lo sarà per sempre” sostituendolo con la frase “E’ veloce e semplice”, e di aver aggiornato le Condizioni d’utilizzo del servizio e di aver aggiornato il “Centro di assistenza”.

Il Garante ha poi continuato a monitorare le attività di Facebook, ed hanno accertato che le due società non hanno mai pubblicato la dichiarazione rettificativa chiesta dall’Authority e non hanno ovviamente interrotto le pratiche scorrette di raccolta dei dati, ma si sono limitate a rimuovere la pubblicità relativa alla gratuità della registrazione.

E come se non bastasse, Facebook, in altre comunicazioni al garante, ha proposto diverse modalità di pubblicazione degli avvisi, che il Garante ha ritenuto però inadeguate, ed ha fatto perfino riferimento ad “insormontabili difficoltà tecniche”, che il Tar Lazio, investito della questione, ha però giudicato limitate a mere questioni di interpretazione.

Di qui il prosieguo dell’istruttoria del garante, che si è conclusa con una sanzione per complessivi 7 milioni di euro che ora Facebook dovrà pagare all’Erario.

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