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Venezuela: il mondo riconosce Guaidò, l’Italia no

Venezuela: il mondo riconosce Guaidò, l’Italia no

04 Febbraio 2019 0 Di Pietro Nigro
Quasi tutte le nazioni europee riconoscono il capo provvisorio del Venezuela e leader anti Maduro Juan Guaidò. Pressing di Mattarella sul governo italiano.

Venezuela, si allarga il fronte dei Paesi che ricoscono Guaidò

Si allarga il fronte dei Paesi che hanno riconosciuto il ruolo di Juan Guaidò, il presidente dell’Assemblea parlamentare del Venezuela che ha assunto i poteri provvisori di capo del Governo per portare il Paese alle elezioni. Manca all’appello il governo italiano, a cui il presidente Mattarella ha rivolto un appello.

In Europa, sono ormai la maggioranza i Paesi che hanno riconosciuto il leader dell’opposizione al dittatore Maduro.

Da ultimo, oggi, si sono mossi all’unisono i leader di 11 stati, tra cui Gran Bretagna, Germania, Francia, Spagna, Austria, Repubblica Ceca, Danimarca, Estonia, Polonia, Portogallo, e Svezia, che si sono aggiunti agli Stati Uniti dopo che è scaduto l’ultimatum dato sabato a Nicolas Maduro a convocare nuove elezioni presidenziali.

Con Guaidò, poi, si sono schierati anche altri paesi americani, mentre gli unici stati ad aver manifestato appoggio ufficiale a Maduro sono la Russia, la Cina e la Turchia.

Tra gli altri, il primo ministro spagnolo, il socialista Pedro Sanchez, che ha dichiarato: “A partire da oggi non risparmieremo gli sforzi per aiutare tutti i venezuelani ad ottenere libertà, prosperità ed armonia”.

Da parte sua, Maduro, che ha anche scritto una lettera al Vaticano per invocare il dialogo con il Papa, ha anche espresso la sua “più forte riprovazione della decisione di alcuni goerni europei di sottomettersi ufficialmente alla strategia degli Stati Uniti di rovesciare il legittimo governo del presidente Nicolas Maduro”.

Nella sua lettera al Papa, che è stata resa nota dal Segretario di Stato del Vaticano, il cardinale Pietro Parolin, nella visita papale ad Abhu Dhabi, Maduro ha chiesto alla Santa Sede di riaprire il dialogo in questa delicata fase di crisi e per “un aiuto nel processo di agevolazione e rafforzamento del dialogo, come ha poi detto alla tv italiana Sky Tg24.

Invece, il Presidente della Repubblica Segio Mattarella ha citato apertamente la situazione del Venezuela con alcuni messaggi su Twitter.

“Parlando di migrazioni non si può non pensare al fenomeno più rilevante che oggi è sotto gli occhi di tutti, quello del Venezuela. Oltre 2 milioni di venezuelani sono fuggiti dal proprio Paese trovando asilo provvisorio nei Paesi intorno al Venezuela. Quella del #Venezuela è una condizione particolarmente rilevante anche per l’Italia perché il legame tra Italia e Venezuela è strettissimo, per i tanti italiani che vivono in Venezuela e per i tanti venezuelani di origine italiana. Questa condizione ci richiede senso di responsabilità e chiarezza su una linea condivisa con tutti i nostri alleati e i nostri partner dell’Unione Europea. Nella scelta, d’altronde, che si propone non vi può essere né incertezza né esitazione: la scelta tra volontà popolare e richiesta di autentica democrazia da un lato, e dall’altro la violenza della forza e le sofferenze della popolazione civile”.

 

Venezuela, pacifica rivolta di popolo per dare il benservito al dittatore

La popolazione del Venezuela, che si ritrova ridotta alla fame dopo venti anni di dittatura di CHavez prima e di Maduro poi, è scesa in piazza sabato scorso, ed ha partecipato in massa a decine di manifestazioni pacifiche, comizi e imponenti cortei che si sono svolti in tante città.

Scopo delle manifestazioni, manifestare il rigetto del regime del presidente Maduro, e dare appoggio al presidente dell’Assemblea nazionale, e uno dei leader dell’opposizione, che è stato investito dei poteri provvisori di capo di governo per convocare entro un mese le nuove elezioni presidenziali.

La decisione delle opposizioni di adottare questa linea, pur difficile in punta di diritto, si basa sulla lettura dell’articolo 233 della Costituzione del Venezuela:

“Difetti assoluti del Presidente della Repubblica: la sua morte, le sue dimissioni o il suo licenziamento decretato da una sentenza della Corte Suprema di Giustizia; la sua incapacità fisica o mentale permanente certificata da un consiglio medico nominato dalla Corte Suprema di Giustizia e con l’approvazione dell’Assemblea Nazionale; l’abbandono dell’ufficio, dichiarato come tale dall’Assemblea nazionale, così come la popolare revoca del suo mandato. In caso di assoluta mancanza del Presidente eletto o del Presidente eletto prima dell’entrata in carica, si terrà una nuova elezione universale, diretta e segreta entro i successivi trenta giorni consecutivi. Mentre il nuovo presidente o il nuovo presidente vengono eletti e si insediano, il Presidente dell’Assemblea Nazionale sarà responsabile della Presidenza della Repubblica”.

Canada, il Gruppo di Lima prepara aiuti umanitari

Intanto, il “gruppo di Lima“, organizzazione di 14 paesi americani che non include gli Usa, riunito oggi a Ottawa in Canada per una riunikone di emergenza, ha per ora soprasseduto all’idea di introdurre nuove sanzioni a carico del Governo di Maduro, che è oggetto di pressioni diplomatiche perché proceda alle nuove elezioni dalla maggior parte dei membri del gruppo, che comprende il Canada e il Brasile.

Invece, la scorsa settimana, l’amministrazione Trump ha imposto sanzioni a carico della compagnia petrolifera statale venezuelana PDVSA, nel chiaro intento di tagliare una delle principali fonti di introito a disposizione del governo Maduro.

Al momento, nel Gruppo di Lima, l’unico paese ad opporsi a qualsiasi misura per destituire Maduro è il Messico, che è anche l’unico paese a sostenerlo insieme a Russia, Cina e Turchia.

Il gruppo, però, come ha fatto sapere il primo ministro del Canada Justine Trudeau, sta cercando di trovare il modo per far pervenire al Venezuela gli aiuti umanitari di cui la popolazione ha estremo bisogno. E il Canada ha intanto già stanziato 53 milioni di dollari per aiutare la popolazione e i circa 3 milioni di profughi scappati nei paesi confinanti.

 

Invece, il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha ufficialmente ribadito che l’Onu resta neutrale e che, in omaggio a tale neutralità, i suoi funzionari non parteciperanno ad alcuna iniziativa internazionale sul Venezuela.

 

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