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Vertice Usa-Russia, il dialogo riparte da nucleare e rientro degli ambasciatori

Vertice Usa-Russia, il dialogo riparte da nucleare e rientro degli ambasciatori

18 Giugno 2021 0 Di Rebecca Gnignati

Le differenze restano, ma Putin afferma: “dialogo costruttivo”, e Biden concorda: il rapporto sarà “prevedibile e stabile.”

Sulla carta, il vertice Usa-Russia di mercoledì a Ginevra tra il presidente americano Joe Biden e quello russo Vladimir Putin non è andato male.

Certo, durante i 29 precedenti vertici tra i leader delle due potenze, si sono vissute giornate più liete, come quelle di Yeltsin e Clinton negli anni ’90. Ma anche quelle parecchio più burrascose, vedi Eisenhower e Khruschev nel 1955.

Joe Biden e Vladimir Putin al vertice Usa-Russia di Ginevra (Foto Kremlin Press Office).

I risultati del vertice Usa-Russia: rientro ambasciatori e no al conflitto nucleare

Rispetto ai loro illustri precedessori, Biden e Putin non hanno reso molto produttive le ore passate lungo le sponde del lago ginevrino.

Se nel 1985 Gorbachev e Reagan vi posero le basi per quello che divenne il Trattato INF (Intermediate-Range Nuclear Forces Treaty), i leader attuali sono riusciti ad accordarsi sul rientro dei rispettivi ambasciatori, Anatolij Antonov e John Sullivan, a Washington e a Mosca e a dichiarare, congiuntamente, che “Una guerra nucleare non è nell’interesse di nessuno“.

I due passi sono importanti, ma solo se visti nel contesto dello stato attuale delle relazioni bilaterali.

Queste ultime hanno infatti recentemente raggiunto un minimo storico che molti esperti non hanno esitato a chiamare “nuova guerra fredda”, ricordando appunto i momenti di tensione dei lontani anni ’50 e ’60.

Basti pensare che il presidente americano è arrivato a Ginevra direttamente dal summit NATO tenutosi a Bruxelles, nel cui memorandum la Russia è menzionata oltre 60 volte in termini tutt’altro che amichevoli.

I temi trattati: diritti umani, Ucraina e “stabilità strategica”

Di cosa dunque hanno parlato due degli uomini più potenti al mondo nelle cinque ore del vertice a Villa La Grange?

  1. Diritti umani:  Sotto la guida di Biden, è esplicito il volere degli Stati Uniti di riguadagnare lo status mondiale di “difensore dei diritti umani”, eroso dall’amministrazione Trump. Quando Biden ha quindi menzionato candidamente la sua posizione in merito all’incarcerazione dell’oppositore politico Aleksei Navalnny, non è stato quindi per nulla sorprendente: Noi continueremo a sollevare questioni per casi come Aleksei Navalny e tutte le questioni legate ai diritti umani. L’ho detto a Putin ha detto il presidente americano durante la propria conferenza stampa, ribadendo poi “Noi non tollereremo violazioni dei diritti democratici e risponderemo“. E ancora: “Ci sono delle regole di base che vanno rispettate“. A questo proposito, Putin ha risposto, dal suo incontro con i media, passando al contrattacco: “Guantanamo è ancora aperto, e non corrisponde agli standard internazionali dei diritti umani o alle leggi degli Stati Uniti. Di che diritti umani stiamo parlando?” Per poi soffermarsi brevemente su Navalny, “Sapeva di star violando la legge russa“.
  2. Ucraina: “Ho ricordato a Putin il nostro incrollabile sostegno alla sovranità dell’Ucraina“, ha affermato Biden. Al minimo segno di interferenza, digitale o fisica,  Putin “sa che passeremo all’azione“. Dal canto suo, Putin ha risposto con “Vogliamo aiutare ad agevolare gli accordi di Minsk: se l’Ucraina è disposta a farlo, lo faremo anche noi”, aprendo quindi uno spiraglio verso la pace nella regione, intravisto già di recente quando il presidente russo aveva dato ordine alle sue truppe di ritirarsi dal confine ucraino. Pace che sembrava in pericolo all’annuncio, poche ore prima del vertice, che il presidente ucraino aveva lanciato su Twitter: “La conferma è arrivata: entreremo nella NATO“.
  3. Stabilità strategica: Il presidente USA ha più volte sottolineato la necessità di maggiore “stabilità strategica” sia dal punto di vista nucleare che da quello cyber. “Ho dato a Putin una lista di 16 infrastrutture critiche che devono essere escluse  da ogni tipo di attacco, ha aggiunto Biden. Mentre Putin ha dichiarato che i due Paesi inizieranno consultazioni sulla cyber security e sul futuro del trattato New START. I presidenti hanno rilasciato, a conferenza finita, una dichiarazione congiunta sul tema: “Riaffermiamo il principio che una guerra nucleare non può essere vinta e non deve mai essere combattuta. Abbiamo dimostrato che anche in momenti di tensione, siamo in grado di compiere progressi verso il comune obiettivo di assicurare prevedibilità nell’ambito strategico, riducendo il rischi di conflitti armati e la minaccia di una guerra nucleare“.

Il bilancio finale del vertice Usa-Russia

Seppur Biden e Putin si siano complimentanti l’un l’altro, con il presidente americano che si è riferito al tono del summit come “del tutto positivo”, mentre Putin ha chiamato la sua controparte Usa “uno statista esperto e ragionevole“, la tensione resta.

Primo segno della situazione ai minimi storici è stata l’organizzazione di conferenze stampa separate, seguite tuttavia da una dichiarazione comune, che potrebbe far sperare in una miglioramento delle relazioni bilaterali nel futuro prossimo, soprattutto a livello di stabilità strategica coordinata.

Eppure, a livello individuale, il summit è stato un successo: Putin è riuscito a far considerare la Russia ancora una volta come potenza globale, mentre Biden si è mostrato fermo nel suo dialogo con Putin, delineando fermamente le linee rosse sui diritti umani e sugli attacchi cyber.

Bisogna augurarsi che la soddisfazione personale di entrambi i presidenti si traduca in una maggiore voglia di cooperazione bilaterale, giacché, come entrambi hanno affermato, “una nuova guerra fredda non sarebbe nell’interesse di nessuno“.

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