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Vi ricordate la kakistocrazia? Ci siamo dentro

Vi ricordate la kakistocrazia? Ci siamo dentro

13 Aprile 2018 0 Di ItaliaNotizie24

Tra le molteplici minacce che si paventano nella nostra realtà contemporanea, rigurgiti di guerra fredda che coinvolgono USA, Russia e Cina, conflitti etnico-religiosi, guerre commerciali, crisi finanziarie, cambiamenti climatici, pandemie, migrazioni, terrorismo e crimine organizzato, incluse le varianti cibernetiche, ne esiste una di cui si ha ancora una scarsa consapevolezza ma che rischia tuttavia di accentuare ulteriormente tutte le altre minacce. Si chiama kakistocrazia.

Deriva dal greco κακιστος, peggiore, e da crazia, governo, in sintesi: il governo dei peggiori.

A scanso di equivoci, si tratta di un minaccia che accompagna l’umanità sin dagli albori, in quanto connessa all’imperfezione umana. Tuttavia nel XXI secolo invece di regredire sembra aumentare.

Guardando al livello delle classi politiche che governano il pianeta ed alle decisioni che sono state prese od omesse, il timore sembrerebbe fondato. Il fenomeno riguarda, purtroppo, anche quelle che si ergono a faro dell’umanità: le classi politiche occidentali, sulle quali intendiamo soffermarci, dal momento che rivendicano ostentatamente una superiorità politico-morale.

Naturalmente viene subito in mente Donald Trump, soprattutto se paragonato a Truman, Reagan e George Bush padre. Anche in Europa, un paese come la Gran Bretagna, che ha espresso grandi leadership come Churchill e la Thatcher, sta conoscendo una parabola discendente che dal già pessimo Blair è approdata a Theresa May e Boris Johnson, passando per David Cameron.

La Francia di De Gaulle e Mitterrand ci ha depresso con Sarkozy ed Hollande (giudizio ancora sospeso su Macron). In Germania il compito per i contemporanei è stato parimenti difficile, tuttavia rispetto a giganti come Adenauer, Schmidt e Kohl, Schroeder e la Merkel, tutto sommato, se la sono cavata meglio. La Cancelleria ha dimostrato coraggio e leadership (ed ha pagato) sulla questione dei migranti siriani, anche se non ha esitato a devastare un Paese partner come la Grecia per placare “la pancia” del suo elettorato.

Da questa minaccia non sono immuni nemmeno le grandi organizzazioni internazionali, guardando alla performance assai deludente in successione di Kofi Annan e Ban ki Moon presso l’ONU, o il baratro che separa Jacques Delors e Romano Prodi da Manuel Barroso e Jean Claude Juncker per quanto concerne l’UE.

Senza voler con questo avanzare alcun paragone politico-morale o qualsivoglia giustificazione di certe politiche e decisioni discutibili, la capacità in generale, e quella di leadership in particolare, sembrano migliore presso le classi politiche orientali, se ci soffermiamo per un momento su Putin, Xi, Erdogan e Rouhani.

Esercitare la Leadership, termine che deriva dalla parola inglese lead, ovvero condurre, significa tracciare una strada, indicare un percorso, ispirare scelte ed una politica sulla base di principi e non, come sempre più frequentemente accade, appiattirsi kakistocraticamente sulla peggiore pancia dell’elettorato sulla base di improbabili sondaggi d’opinione e nefasti suggerimenti di spin doctors in cerca d’autore.

Chiudendo con l’Italia, le aspettative disattese e le delusioni generate da Berlusconi e Renzi sono sotto gli occhi di tutti. Avanza una nuova classe politica animata da una forte motivazione, ostentatamente centrata sull’onestà, e questo, per un Paese come l’Italia, va benissimo. Se poi fosse accompagnata anche da un minimo di competenza andrebbe anche meglio.

Sembra tuttavia che la mancanza di competenza in Italia, invece di essere fonte di imbarazzo, sia invece rivendicata con orgoglio. Anzi, come aggravante, l’incompetenza palese è sovente accompagnata da crescente arroganza. Alcuni Premier che ci hanno governato, ma non solo loro, hanno mostrato di sapere eccellere in questo binomio.

E’ una situazione che, naturalmente, si ripercuote a cascata su tutto l’apparato della pubblica amministrazione, dove buone prassi come la meritocrazia si sono estinte diversi anni fa a favore della kakistocrazia.

Questo effetto sconsolante colpisce anche quelle poche sacche di eccellenza ancora rimaste, come la diplomazia, tenendo a mente il sito dove questa breve riflessione viene pubblicata. Nelle ultime settimane, la carriera diplomatica è stata caratterizzata da alcune dimissioni eccellenti, di cui quelle del Direttore Politico (il vero motore della politica estera italiana e a tutti gli effetti il numero due della Carriera), l’Ambasciatore Luca Giansanti, sono senza dubbio le più rilevanti. Giansanti è stato costretto a lasciare dopo che il governo si è pervicacemente rifiutato di riconoscergli gli indubbi meriti acquisiti con l’incarico più delicato all’interno della Farnesina, con la nomina in sedi estere per le quali vantava titoli indubbiamente superiori a molti suoi colleghi.

L’articolo Vi ricordate la kakistocrazia? Ci siamo dentro proviene da Diplomazia Italiana.

13 aprile 2018 | 18:56


Fonte Originale: https://www.diplomaziaitaliana.it/vi-ricordate-la-kakistocrazia-ci-siamo-dentro-in-pieno/

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