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Via libera della Camera al Governo Conte. 350 voti a favore, 236 contrari, 35 astenuti

Via libera della Camera al Governo Conte. 350 voti a favore, 236 contrari, 35 astenuti

06 Giugno 2018 0 Di Marino Marquardt

Alla Camera si ripete la liturgia del Senato. E il confronto sul voto di fiducia al Governo guidato dal Professor Giuseppe Conte non riserva sorprese. E nel Centrodestra aleggia l’inciucio.

Sullo sfondo l’inciucio nel Centrodestra tra Salvini e Berlusconi

Il tabellone con il voto sulla fiducia al Governo Conte alla Camera di mercoledì 6 giugno 2018 (ph. Ansa).

Il tabellone con il voto sulla fiducia al Governo Conte alla Camera di mercoledì 6 giugno 2018 (ph. Ansa).

Cambiano gli Attori non muta il copione. Dopo il Senato anche la Camera dà il via libera all’Esecutivo gialloverde. 350 i voti a favore, 236 i contrari, 35 gli astenuti.

Da domani tutti al lavoro, d’obbligo non commettere errori in partenza. La gente si aspetta i soldi. Pochi, maledetti e subito. Lo tengano ben presente nella cabina di regia governativa.

E da domani apre anche il mercato delle poltrone di sottogoverno e delle Commissioni parlamentari. Per non dire delle nomine…

Detto ciò, il sospetto è sempre più forte: aleggia l’inciucio nel Centrodestra. E si vede. Ma non è tra avversari, l’inciucio è tra alleati. L’inciucio strisciante e silenzioso c’è tra Matteo Salvini e Silvio Berlusconi, l’inciucio è all’interno del Centrodestra tra Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia.

C’è chi lo definisce “equivoco”, in realtà è inciucio allo stato puro. Tre partiti apparentemente divisi sul voto di fiducia, tre partiti col compito di salvaguardare gli interessi del Padrone di Arcore. Opposizione concava e convessa quella annunciata da Maria Stella Gelmini a nome di Forza Italia, astensione benevola quella ribadita anche alla Camera da Fratelli d’Italia.

Ed è sempre più evidente a questo punto che i rapporti tra Salvini e Berlusconi costituiranno la mina vagante sull’attività del Governo.

Il mite Delrio ruggisce dai banchi del Pd in cocci

Dai cuochi e alle cuoche dell’Inciucio nel Centrodestra alla disperazione del Pd, il partito ridotto in cocci da Matteo Renzi e relegato per scelta propria all’opposizione.

Parla il solitamente mite Graziano Delrio, l’uomo che non conosce il sorriso. La frustrazione e la bile lo rendono aggressivo. I ruggiti di Delrio sono lo specchio della povertà politica in cui si dimenano gli zombies del Nazareno.

La povertà contenutistica degli interventi della Gelmini, della Meloni e di Delrio rappresentano in definitiva una ferrea garanzia per la sopravvivenza del Governo Conte, Esecutivo che a questo punto potrebbe vedere minacciata la propria vita soltanto per implosione dovuta ad eccessi leghisti.

 

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