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Vice Media dichiara bancarotta: ascesa e discesa di un astro nascente dell’informazione

Vice Media dichiara bancarotta: ascesa e discesa di un astro nascente dell’informazione

18 Maggio 2023 0 Di Francesco Ghanaymi

Nella serata di lunedì, Vice Media ha avviato la procedura di bancarotta, presentando istanza di fallimento. Tra gli acquirenti più quotati spiccano Fortress Investment Group e Soros Fund Management.

Nella serata di lunedì, Vice Media ha avviato la procedura di bancarotta, presentando istanza di fallimento

Nella tarda serata di lunedì il colosso dell’informazione canadese Vice Media ha annunciato che farà ricorso al Chapter 11, la procedura giuridica americana per gestire il dissesto finanziario e facilitare l’ingresso di nuovi investitori.

Tra questi, al momento spiccano Fortress Investment Group, Monroe Capital e il family office del finanziare George SorosSoros Fund Management.

La cordata sarebbe pronta a versare 225 milioni di dollari e a farsi carico di passività che superano gli 800 milioni, per un colosso dell’informazione che, all’apice del suo splendore, è arrivato ad una quotazione di 5,7 miliardi di dollari.

I compratori avrebbero poi assicurato una liquidità di altri 20 milioni di dollari per permettere a Vice Media di continuare ad operare.

Ascesa e discesa di un astro nascente dell’informazione che all’apice del suo splendore è arrivato ad una quotazione di 5,7 miliardi di dollari

Il colosso dell’informazione canadese (ma poi si era trasferito da Montreal a New York) è stato fondato nel 1994 da Suroosh Alvi e Gavin McInnes con il supporto di Shane Smith.

Ma ha preso il volo sotto la guida di Nancy Dubuc che l’ha portato ad una valutazione di 1,4 miliardi di dollari nell’agosto del 2013; 2,5 miliardi di dollari nel settembre 2014 e 4,2 miliardi di dollari nel dicembre 2015.

All’apice del suo splendore Vice Media è arrivato ad una quotazione, nel giugno del 2017, di 5,7 miliardi di dollari, comprendendo al suo interno: Vice News, Vice Tv, Vice Studios, Pulse Films, Virtue, Refinery29 e i-D.

La crisi dei colossi dell’informazione digitale è dovuta al calo della raccolta pubblicitaria

Ma da quel momento si è aperta una crisi: in parte dovuta alle vicinanze di Gavin McInnes alle posizioni più radicali dell’estrema destra americana, che ha raggruppato nell’organizzazione Proud Boys, da lui fondata e considerata di stampo terroristico in Canada e Nuova Zelanda (ma non in America); ma sopratutto, per la crisi generalizzata dei cosiddetti «nuovi colossi dell’informazione digitale» dovuta al calo massiccio della raccolta pubblicitaria, fagocitata per la maggior parte dai social network.

Hanno infatti dichiarato bancarotta negli ultimi tre mesi o si stanno avvicinando a dichiara, oltre a Vice Media, anche BuzzFeed News, che ha da poco chiuso i battenti, e Vox Media, che nell’ultimo anno ha dimezzato la sua quotazione rispetto al 2015, operando licenziamenti sul 7% del personale.

Quello che sembra accomunare questi crack è, all’incirca dal 2019, un massiccio calo della raccolta pubblicitaria che i social network, o i motori di ricerca divorano senza restituire agli editori. Questi si trovano così intrappolati tra tre alternative: iniziare a rivolgersi ad un pubblico più facoltoso, creando paywall e quindi offrendo prodotti esclusivamente a pagamento; rivolgersi a finanziamenti governativi o di stampo filantropico; o, infine, ridurre drasticamente i costi, e quindi il personale.

A fine aprile, infatti, Vice Media aveva già annunciato che avrebbe licenziato un centinaio di lavoratori nell’ambito di un processo di riorganizzazione culminato poi con la cancellazione di Vice News Tonight. Ma evidentemente non è bastato.

In una dichiarazione ufficiale diramata alla stampa, il Chief Executive Officer di Vice Media ha affermato che: «Ci auguriamo di completare il processo di cambio di proprietà nei prossimi due o tre mesi, in modo da poter continuare ad operare».

Non sono trapelati commenti invece da Fortress Investment Group, Monroe Capital e Soros Fund Management.

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