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Violenze sessuali di Capodanno, ecco le cause della hybris

Violenze sessuali di Capodanno, ecco le cause della hybris

12 Gennaio 2022 0 Di Corrado Corradi

Tante le violenze sessuali di Capodanno verificatesi a Milano: non sottovalutiamo la cultura di quei nordafricani e la hybris che si è scatenata.

Violenze sessuali di Capodanno, è banale addebitare tutto al branco

Circa le violenze a sfondo sessuale perpetrate da uno o più gruppi di nordafricani in Piazza Duomo a Milano durante il veglione del 31 dicembre ai danni di alcune ragazze.

Dire, come si insiste a dire nei talk-show, che uno stupratore è uno stupratore a prescindere che sia italiano o esquimese è di una banalità disarmante, è come dire che l’acqua è bagnata, così come è banale addebitare solo al branco la violenza perpetrata su quelle ragazze.

Tali affermazioni sono fuorvianti e pericolose.

Sono fuorvianti perché non tengono in considerazione un fattore determinante: la «hybris» di popolazioni, etnie, genie, stirpi che dir si voglia.

Sono pericolose perché nascondono la realtà e impediscono di capire e affrontare il fenomeno.

Realtà vuole che esistano popolazioni che, per educazione, cultura, tradizione, spiritualità, civismo, hanno una diversa percezione del «prossimo» e del modo di rapportarsi con esso. Non solo, ci sono popolazioni, etnie, genie, stirpi naturalmente propense per cultura, tradizione e ambiente naturale ad abbandonarsi alla passionalità derivante dalla collera, dall’impulso sessuale e da tutti quei tropismi che sono suscettibili di innescare comportamenti selvaggi.

E ciò non riguarda solo le popolazioni arabe o del Maghreb… personalmente sono sempre stato restio a offrire super-alcolici a un amico americano, inglese, tedesco o arabo sapendo che la sua “ybris” nei confronti dell’alcool lo porterebbe ad attaccarsi alla bottiglia per ubriacarsi come una cucuzza fino ad accasciarsi.

Violenze sessuali, ecco le possibili cause della hybris che si è scatenata

Circa quel che é avvenuto quel 31 dicembre ritengo sia in maggior parte attribuibile a una “Ybris” che si è autoalimentata e che coinvolge tre sfere distinte:

  • quella del ragazzo (sia esso europeo o arabo o orientale o africano) inserito nel branco;
  • quella dell’immigrato mal integrato;
  • quella che riguarda la “hybris” più crassa che emerge quando si verificano quelle condizioni che la vanno a “sfruculiare”; in questo caso è evidente che branco, mala integrazione e preda sessuale han creato un miscuglio esplosivo.

Confesso che non sono uno psicologo, ho letto solo qualche testo di Young. Però, vuoi per vicende personali (sono stato emigrato anch’io), vuoi per vicende professionali, mi picco di conoscere il mondo arabo-islamico, avendoci vissuto per una cinquantina d’anni e continuando a viverci, perfettamente integrato pur mantenendomi cattolico e profondamente italiano, e mi sento di esprimere un parere.

Ebbene, quel che é avvenuto quella sera ritengo sia attribuibile oltre che ai succitati fattori che riguardano soprattutto l’individuo maschio medio dell’orbe intero, anche a fattori che noi omettiamo di prendere in considerazione per paura di essere tacciati di razzismo e xenofobia.

Quali sono quei fattori? é in forza della mia cinquantennale esperienza di vita assieme ad amici tunisini, algerini, marocchini, iracheni, yemeniti, giordani, siriani, tutti musulmani che rispondono ai nomi di Mustaphà, Hachemi, Yousouf, Mourad, Fatima, Khadija, Lobna, Yousr, Aicha, Zohra, etc, che mi appresto ad enunciarli malgrado siano considerati politicamente scorretti:

  • In seno al mondo arabo-islamico il rapporto uomo-donna é percepito diverso da quello del nostro mondo: in generale, l’uomo arabo-musulmano sente forte il senso di essere «padrino» della donna.
  • Il mondo arabo-islamico é una società in cui vige un forte sentimento di esclusività della propria morale, in forza della Shari’a, considerata più «morale» rispetto alle altre.
  • La comunità di immigrati arabo-islamici sarà quindi sempre una comunità che si integrerà mantenendo una forte identità spirituale, morale e tradizionale che può anche determinare una certa autonomia rispetto alle regole del luogo in cui vivono (molte famiglie musulmane che vivono da noi mantengono consuetudini spesso in contrasto con le nostre norme giuridiche, un esempio é il matrimonio combinato e spesso anche poligamico).
  • Basta conoscere un minimo di lingua araba e frequentare i fumosi bar dove siedono solo maschi, oppure, origliare quel che si dicono tra loro nei capannelli di emigrati, ma anche chiacchierare con gli amici di cui sopra, e salta fuori che considerano le donne occidentali «immorali» (uso un eufemismo) e il loro maschio uno che rinuncia al suo dovere di uomo (uso anche in questo caso un eufemismo).

Errato pensare che la cultura di quei nord africani non c’entri nulla

Purtroppo, quando l’ideologia entra nel cervello, l’intelligenza, ossia la capacità di vedere e analizzare la realtà, fugge a gambe levate… E l’analisi dei fatti succitati che va per la maggiore nei talk show, ossia che la cultura di quei nordafricani non centra niente con quell’azione di molestia di gruppo, lo dimostra.

E’ evidente che quell’analisi è inquinata dalla novella ideologia che Alain De Benoist definisce la «nuova censura» ossia, siamo talmente compiaciuti dell’autocritica che facciamo alla nostra coscienza, che vogliamo sporca a tutti i costi, perché siamo stati crociati, colonialisti e sfruttatori capitalisti di popolazioni del Terzo mondo, che tendiamo a censurare le malefatte degli immigrati per paura di figurare di essere razzisti e di essere tacciati di negazionismo.

Usciamo da questa logica perché rischiamo di rendere un pessimo servizio a noi e a loro.

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