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Vivo o morto, mistero sulla morte di Al Baghdadi. Ma il nuovo capo di Isis è pronto

Vivo o morto, mistero sulla morte di Al Baghdadi. Ma il nuovo capo di Isis è pronto

24 Giugno 2017 0 Di Redazione In24

Che fine abbia fatto il capo dell’Isis Abu Bakr Al Baghdadi non si sa. Gli americani non hanno prove di averlo ucciso. Ma il successore c’è ed è pronto a subentrare.

Mistero sulla morte di Al Baghdadi

Si infittisce il misero sulla sorte di Abu Bakr Al Baghdadi, il capo riconosciuto dello Stato Islamico Isis che potrebbe essere stato ucciso ma nessuno ne ha la prova. In ogni caso, c’è già un erede, pronto a succedergli nel comando di Isis. Anzi due. Perché Al Baghdadi ha due bracci destri, due ex ufficiali dell’esercito iracheno di Saddam Hussein, entrambi considerati ottimi e pericolosi comandanti. Si tratta di Iyad al-Obaidi e Ayad al-Jumaili, entrambi considerati ottimi e pericolosi combattenti, ma che ben difficilmente oseranno assumere il titolo di nuovo Califfo di Baghdad.

A sostenere di aver ucciso il capo carismatico dello Stato islamico è stato la scorsa settimana il ministro della Difesa russo, che ha parlato alla stampa di un bombardamento aereo in Siria che avrebbe avuto come vittima proprio al Baghdadi. Ma i soldati che combattono nella zona, ed anche le autorità locali manifestano scetticismo. E gli stessi americani dicono di non avere alcuna prova della morte del Califfo. Da ultimo, appena ieri, anche il colonnello Ryan Dillon, ufficiale americano e portavoce della coalizione internazionale che combatte lo Stato islamico, ha detto al Pentagono che nessuno ha le prove della sua morte.

Dal canto loro, i militanti dell’Isis hanno fatto girare in rete un video che mostrerebbe Al Baghdadi, che in realtà nessuno conosce, parlare da una moschea di Mosul, in Iraq. Ma ovviamente, nessuno è in grado di dire se sia il Califfo originale o qualcuno incaricato di impersonarlo. Né è possibile sapere a quando risalga quel video, che però è sufficiente ad alimentare la confusione.

Quindi, Al Baghdadi, che si è proclamato Califfo di Baghdad e quindi il più importante governatore civile e religioso musulmano, nonché diretto discendente del profeta Maometto, potrebbe essere morto. E potrebbe essere anche vivo, con un mistero che diventa di giorno in giorno sempre più fitto.

 

Due gli eredi del Califfo dell’Isis

In attesa di notizie certe, gli esperti si interrogano però su chi potrebbe essere l’eventuale successore del Califfo. E sono almeno due i candidati che sembrano più verosimili, entrambi ottimi soldati e pure pericolosi Iyad al-Obaidi e Ayad al-Jumaili.

Entrambi sono iracheni, ed entrambi hanno avuto ruoli importanti. Entrambi si sono uniti alla rivolta salafita che i sunniti hanno scatenato nel 2003 contro il regime sciita imposto dagli Stati Uniti.

Obaldi, che ha superato i 50 anni, è addirittura il ministro della Guerra dello Stato islamico, mentre il quasi coetaneo Jumaili è il capo dell’agenzia di sicurezza Amniya. Di Jumaili, in aprile, la tv di stato irachena ha detto che sarebbe stato ucciso, ma anche nel suo caso non si hanno conferme certe della notizia.

I due sono diventati i migliori aiutanti di Al Baghdadi soprattutto dopo che nei bombardamenti del 2016 sono stati uccisi sia il numero due dell’Isis Abu Ali al-Anbari, sia quello che al tempo era il ministro della Guerra, il ceceno Abu Omar al-Shishani, sia infine il capo della propaganda, il siriano Abu Mohammad al-Adnani.

Obaldi è leggermente più “anziano”, e quindi dovrebbe essere il favorito nell’eventuale successione, ma anche Jumaili potrebbe essere un valido candidato. Sempre che, ovviamente, Al Baghdadi non abbia lasciato altre indicazioni.

Tuttavia, dopo le recenti sconfitte subite, Isis si ritrova con un territorio molto ma molto ridimensionato. E non è un particolare di poco conto, perché un Califfo, oltre che la discendenza da Maometto, deve avere anche un Ardh al-Tamkeen, cioè un territorio da governare, e deve anche guidarlo secondo la legge islamica.

Non a caso Baghdadi, che si chiama in realtà Ibrahim Awad al-Samarrai e dovrebbe avere intorno ai 45 anni, proviene da una famiglia di predicatori e ha studiato legge islamica a Baghdad.

Se invece Isis non ha più un territorio, e per giunta i suoi eredi non sono né discendenti di Maometto né tanto meno esperti di legge islamica, nessuno dei due potrà dichiarasi Califfo, ma al massimo potrà farsi riconoscere come Emiro, cioè in arabo principe. Infatti è proprio la parola emiro che i jihadisti usano più spesso per indicare i propri leader.

Ad ogni modo, a scegliere l’erede dovrebbe essere il consiglio del Califfo, il cui capo, Turki al-Bin’ali, originario del Bahrain, è stato ucciso nel corso di un attacco aereo avvenuto in Siria il 31 maggio scorso. E appare difficile che l’isis riesca ad organizzare in sufficienti condizioni di sicurezza il raduno degli altri otto consiglieri.

A Washington, tuttavia, si ritiene che i sei iracheni, il giordano e il saudita che compongono il consiglio, tutti veterani dell’insurrezione salafita sunnita, siano stati da tempo trasferiti. E potrebbero essersi rifugiati in Siria, nella località di al-Mayadin nella valle dell’Eufrate, ad 80 chilometri dal confine iracheno e a una certa distanza dalla città assediata di Raqqa, dove ha sede proprio l’organizzazione della propaganda dell’Isis.

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