
“Voglio portare la cultura italiana su tutto l’arcipelago maltese”. Intervista a Serena Alessi, direttrice dell’Istituto Italiano di Cultura a Malta
23 Luglio 2022L’Istituto Italiano di Cultura a La Valletta è il fulcro della promozione della lingua e della cultura italiana a Malta e, dallo scorso anno, è guidato da Serena Alessi, che ha rilanciato le attività dopo la lunga pausa forzata dovuta alla pandemia. Incontro la dinamica direttrice dell’Istituto in un caldo pomeriggio estivo, per un’intervista in cui racconta le novità e le iniziative che animano il suo mandato sull’isola.
Cosa sono gli istituti italiani di cultura?
Sono uffici del Ministero Affari Esteri e Cooperazione Internazionale, o Maeci, noto anche come Farnesina, perché la sede è appunto nel palazzo omonimo, a Roma. La rete diplomatica è costituita da ambasciate, che sono la rappresentanza italiana sul suolo estero, consolati, dove si svolgono pratiche amministrative e istituti di cultura. Questi ultimi sono il luogo dove si promuove la lingua e la cultura italiana all’estero; al momento ce ne sono circa 85 in tutto il mondo. I primi Istituti (il primo a essere fondato è stato quello di Praga, 100 anni fa) avevano una grande funzione di centri di aggregazione per Italiani all’estero. Ora ce l’hanno ancora, ma hanno perso qualsiasi connotazione “nostalgica” per essere centri creativi a tutti gli effetti. L’utenza è costituita non solo da italiani, ma anche da chiunque abiti in un Paese, la comunità locale e quella internazionale sul territorio. Siamo comunque una Pubblica Amministrazione e ne seguiamo le leggi, siamo finanziati dallo stato che ci stanzia il budget e siamo soggetti al controllo su tutte le nostre decisioni.
Come sei arrivata a Malta?
Sono arrivata in Farnesina due anni fa, dopo aver vinto un concorso pubblico per funzionari della promozione culturale. Si tratta di un ruolo che è un po’ un Giano bifronte: chi lavora a Roma può fare domanda per andare all’estero a seconda degli istituti che sono liberi nel mondo. Ogni mandato dura 4 anni.
Tu quindi hai scelto di venire a Malta?
Sì, avevo scelto Malta come prima destinazione e qui sono arrivata.
Come mai proprio Malta?
Perché mi vedevo qui. Mi intrigava molto la sfida di promozione della cultura in questo luogo. C’è anche un dato biografico, ma è più una nota di colore. Sono Siciliana, e ho vissuto 5 anni in Inghilterra, dove ho conseguito il mio Dottorato – dunque non potevo non sentire il legame tra queste due “anime”, che in qualche modo sento appartenere alla mia personalità. Mi ispirava l’idea di promuovere la cultura italiana in un luogo così particolare, dove l’aspettativa di cultura italiana è altissima, perché Malta e Italia hanno un legame molto forte. Qui c’è una buona parte della popolazione che parla o comprende l’italiano e questo permette di fare molto. A Malta c’è una base solida, un milieu culturale che la rende un luogo particolarissimo per la promozione della cultura. Inoltre, sapevo che era un Istituto ben avviato, brillantemente diretto prima del mio arrivo e non ho avuto esitazione.
Veniamo alla tua attività qui a Malta, che impronta stai dando? Come vanno questi primi mesi di attività? Cosa hai trovato? Cosa stai cambiando e dove vorresti arrivare?
Ogni cambio di direzione comporta altri cambiamenti. Io sono arrivata ad ottobre 2021, non in piena emergenza Covid ma comunque in tempo di pandemia. C’erano alle spalle due anni pesantissimi, quindi è chiaro che ho trovato una situazione problematica, con un’attività culturale da far ripartire. Tutto era da ricostruire. In questo senso la congiuntura è stata favorevole, perché pochi mesi prima di me sono arrivati anche due nuovi membri dello staff, che in tutto è composto da 5 persone, me inclusa. Quindi possiamo dire che più del 50% di noi ha iniziato la missione contemporaneamente al mio arrivo e questo ha permesso la realizzazione di una squadra nuova, che sta crescendo insieme.
Le sfide e gli ostacoli sono anche di natura pratica. Ci sono dei lavori di rinnovamento in sede, e quindi al momento non la stiamo usando per ospitare eventi. Parliamo, dunque, di una ristrutturazione non solo del team, ma anche strutturale in senso letterale.
Io vorrei prima di tutto misurare l’impatto culturale dell’Istituto. Non mi interessa fare eventi tanto per farli, non ne vedo l’utilità. Vorrei cercare di lasciare sul territorio un’impronta a vantaggio di una comunità che è composta non solo da italiani. Il mio intento è fare eventi con delle controparti che credono davvero nel progetto a cui partecipano e che vogliono venire a Malta a realizzarlo insieme a noi. Un’altra cosa che vorrei riprendere sono i corsi di lingua italiana: abbiamo fatto ricerche e il mercato c’è, quindi l’Istituto ricomincerà a offrire questi corsi in futuro.
Ci spieghi il concetto di cultura diffusa?
Io tengo sempre a sottolineare che “l’Istituto Italiano di Cultura è ovunque ci sia un evento dell’Istituto Italiano di Cultura”, nel senso che noi abbiamo una splendida sede nella piazza più importante del Paese, a Saint George Square, dove sventola anche la bandiera italiana. Ma l’istituto non è solo una sede, e noi vogliamo portare la cultura italiana su tutto il territorio di competenza: quindi l’arcipelago maltese nel suo complesso. Cultura diffusa vuol dire che noi diffondiamo la promozione della lingua e della cultura italiana nei vari eventi (che coprono tantissimi ambiti, dalla letteratura al cibo, al teatro, arti visive ecc.) in cui ci sia una collaborazione idonea a realizzarli. I migliori progetti su cui voglio puntare sono in partnership con entità locali, ben radicate: vogliamo lavorare per i maltesi e con i maltesi.
A chi sono rivolti questi eventi?
A tutti. Alcuni appuntamenti sono in italiano, ma altri sono in inglese, perché promuoviamo non solo la lingua italiana ma anche contenuti culturali e alcune volte è meglio veicolarli in lingua inglese. Nel caso dei film, ad esempio, sono sempre sottotitolati, mentre per alcuni eventi ci avvaliamo del supporto di traduttori. Capita anche che un evento organizzato in inglese alla fine diventi in italiano, perché tutti i presenti riescono a comprendere la lingua. Cerchiamo di veicolare il contenuto migliore a seconda del progetto.
L’istituto per me non è uno spazio bianco, un white cube in cui a seconda del momento di svolgono delle attività. È un centro culturale che organizza, che è fonte di creatività e di interazioni costruttive.
Come funziona la programmazione? Ci puoi dare qualche anticipazione?
La programmazione annuale si fonda su alcuni punti fermi, quali le rassegne del Maeci. Ad esempio, la settimana della lingua italiana ad ottobre, la settimana della cucina a novembre, e così via. Queste rassegne costituiscono la ‘griglia’ della programmazione annuale. Per legge non possiamo mai ripetere lo stesso evento, in quanto finanziato con i fondi pubblici. Vogliamo offrire una programmazione diversificata ed inclusiva.
Solo per fare qualche esempio, il 30 giugno si è conclusa la collaborazione con Blitz Gallery, importante galleria d’arte locale, con l’artista Marinella Senatore, figura di rilievo dell’arte contemporanea. Mentre il 1° luglio abbiamo celebrato Procida, Città della Cultura 2022, con “Voyage to Procida”, un film di Federico Siniscalco, regista italiano residente a New York.
A fine luglio si terrà un workshop di Francesca Saraullo, coreografa che proporrà un atelier intitolato “Corpo Pelvico” , aperto alle donne: un lavoro sul movimento artistico e sul corpo femminile.
A settembre Emanuele Misuraca, giovane musicista italiano che ha partecipato alla “Compagnia del Cigno”, verrà a Malta per suonare e tenere una lezione in una scuola di Gozo, cosa di cui sono molto felice per due motivi: perché l’evento sarà in una scuola e si svolgerà a Gozo, appunto.
Seguiranno altri appuntamenti in occasione della settimana della lingua e quella della cucina italiana, con un evento dedicato ai sapori del Garda e poi il Malta Book Festival. Quest’anno abbiamo appena indetto un bando pubblico per chiedere alle case editrici e alle librerie italiane di fare domanda per partecipare ed essere ospiti presso il nostro stand. Vogliamo che i nostri ospiti si presentino a noi, e non il contrario. Non mancheranno le presentazioni di libri e gli incontri con autori ed autrici.
Inoltre, ad ottobre ci sarà la seconda edizione di Eunic Film Festival – il network degli istituti di cultura dell’Unione Europea. Il festival, che si tiene a Spazju Kreattiv, sarà una rassegna cinematografica con film presentati dai vari Paesi, sul tema della sostenibilità.
Ci puoi dire tre cose che ami di più di Malta?
La gentilezza e la cordialità dei maltesi. Ma c’è da dire che io sono una donna, bianca, benestante, che fa un lavoro privilegiato. Quindi è facile essere gentili con me e so che un’altra persona potrebbe riportare un’esperienza diversa dalla mia. Non intendo generalizzare nulla perché, ovviamente, ogni cultura è complessa, specialmente in un territorio che ha subito pratiche colonialiste.
Apprezzo anche il fatto che, pur io amando le grandi metropoli, Malta mi permette di vivere un’intera isola come una grande città: da casa vado a lavorare a piedi a Valletta e poi posso andare in spiaggia a Tuffieha. Quale altra metropoli ci consente questo?
Terzo, mi piace l’internazionalizzazione che si avverte qui. C’è una grande concentrazione di persone da ogni parte del mondo in un territorio molto piccolo e questo genera una forte energia e una quotidiana vitalità.
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