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Volti d’italiani a Londra: Giulia Corinaldi, Thomson Reuters Foundation

Volti d’italiani a Londra: Giulia Corinaldi, Thomson Reuters Foundation

10 Ottobre 2021 0 Di Rebecca Gnignati

Londra Notizie 24 incontra la direttrice di Economie Inclusive della Thomson Reuters Foundation, Giulia Corinaldi, fresca del premio “Talented Young Italians Awards”, categoria “Charity”.

È un premio per tutti noi, per la ripartenza. È questo lo spirito dietro alla premiazione di quattro giovani talenti selezionati negli ultimi Talented Young Italians Awards 2020.

Il premio, giunto già alla sua settima edizione, è stato celebrato lo scorso giugno alla Italian Chamber of Commerce and Industry for the UK, in collaborazione con l’Ambasciata d’Italia a Londra.

Gli Awards celebrano gli italiani che si danno da fare in ogni settore, andando contro corrente nel tentativo di mantenere una connessione con l’Italia in questo mondo post-Brexit. Le categorie individuate sono finanza e servizi, industria e commercio, ricerca ed innovazione, media e comunicazione ed infine beneficienza, quest’ultima vinta dalla milanese Giulia Corinaldi.

Il profilo

Giulia Corinaldi lavora alla Thomson Reuters Foundation dal 2018, oltre a essere presidente della Board dell’impresa sociale Value For Women. Inizialmente direttrice dei programmi di TrustLaw,  il servizio di  pro bono a livello globale  della Fondazione, è ora direttrice di Economie Inclusive, a capo dei progetti  Inclusione, Diritti Digitali e dei Dati, ESG, Supply Chains, a livello globale. Prima di entrare alla Thomson Reuters Foundation, Corinaldi ha svolto un ruolo chiave nello sviluppo Cherie Blair Foundation for Women, prima come direttore dei programmi di mentoring e poi come amministratore delegato ad interim, facendo crescere la fondazione da start up a un brand globale.

Un percorso fondato su una forte italianità, con uno sguardo sempre aperto all’internazionale per capire la diversità

Dott.ssa Corinaldi, ci parli del suo percorso formativo, cosa l’ha portata in Regno Unito?

“Fondamentalmente ho avuto un’educazione italianissima, frequentando solo scuole statali milanesi, ma l’educazione che ho ricevuto dai miei genitori é stato il fattore determinante. Nell’educarmi, hanno sempre cercato di combinare una forte italianità, quindi dei forti principi di famiglia, il piacere della tavola, il calore dell’Italia e la ricerca della bellezza, non semplicemente in senso estetico, ma del piacere, con un’altrettanto forte internazionalità. La mia famiglia ha sempre voluto che io parlassi inglese, mi ha sempre mandata all’estero, ho vissuto negli Stati Uniti, nel mezzo della Louisiana, dove ho imparato tante cose molto in fretta, ho vissuto in Francia, poi in Spagna. Al di là dell’esperienza di vivere all’estero, di capire l’importanza di portare la mia italianità all’estero e di avere una visione internazionale del mondo, ho anche molto viaggiato, avendo sempre lo scopo di capire la diversità. La diversità di culture, la diversità di situazioni. Attraverso questo ho capito che esiste una grande diversità di uguaglianze nel mondo. Questa presa di coscienza ha fatto nascere in me un grande senso di ingiustizia, di voglia di giustizia, di un sistema che funzionasse più equamente per tutti. Queste sono le ragioni che mi hanno portato a studiare sociologia alla Bicocca, poi politica internazionale a Sciences Po, dove ho capito la mia vera passione, appunto per la politica internazionale, che mi ha portato ha fare un master in sviluppo internazionale alla School of Oriental and African Studies a Londra. Quando sono arrivata, non entusiasta di essere qui essendo stata innamoratissima di Parigi, ho capito quanto Londra fosse un centro di pensiero, a livello di politica e sviluppo internazionale. E quindi ho capito quanto Londra fosse un luogo per imparare e capire come sviluppare la mia carriera in questo senso e cercare di avere un ruolo nel cambiare e nel migliorare alcuni sistemi economici di cui siamo parte, per renderli più inclusivi e più equi.”

L’inizio della carriera: la forza dell’imprenditoria, del mentoring e il ruolo fondamentale delle donne nella crescita economica

La Sua carriera è quindi germogliata proprio qui, a Londra?

“Sì, ho iniziato a lavorare a Londra, guardando all’imprenditoria come un mezzo di crescita economica. Ho cominciato la mia carriera in TiE, un’azienda che collabora con gli imprenditori per rafforzare l’ecosistema imprenditoriale ed innovativo. Lì ho imparato moltissimo, tra cui il valore del “mentoring” per aiutare le imprese a crescere. Inoltre, ho scoperto una grande passione per il modello dell’impresa sociale e per le donne, e l’importanza dell’imprenditoria femminile per crescere delle economie più forti e vitali, grazie all’input femminile. E cosí mi sono spostata alla Cherie Blair Foundation, dove ho lavorato per sei anni. Lì ho creato e sviluppato un programma di mentoring, il quale metteva in connessione donne imprenditrici in paesi in via di sviluppo con mentori in giro per tutto il mondo. I mentori sostenevano le imprenditrici a 360 gradi, dalla contabilità ai problemi legali, alle risorse umane e allo sviluppo del loro modello di business. In questa maniera abbiamo contributo all’empowerment di oltre 3000 donne, accompagnandole nel loro percorso imprenditoriale e creando una comunità transnazionale di imprenditrici. Le imprenditrici che prendevano parte al nostro percorso provenivamo da oltre 70 Paesi, la maggioranza dei quali tra l’Africa e l’Asia Sud-Orientale. Anche i mentori venivano da molti Paesi, tra cui mi fa piacere ricordare l’Italia. La particolarità di questo programma di mentoring era appunto la possibilità di farne parte, come mentori, da ogni parte del mondo. Il programma era basato su uno scambio, nel senso che uno degli scopi del programma stesso era la comprensione, da parte dei mentori, delle difficoltà, i punti di forza e di debolezza di queste imprenditrici. Molti dei mentori mi hanno poi riferito di aver fatto tesoro di questa esperienza e averla utilizzata, all’interno delle proprie aziende, per sviluppare dei programmi di leadership molto efficaci.”

Il potere dei media e del diritto nel creare società più giuste, libere ed informate

Com’è cambiato il Suo ruolo dalla Blair Foundation alla Thomson Reuters Foundation?

“Ora, alla Thomson Reuters Foundation, mi occupo di economie inclusive, protezione della libertà del diritto di stampa e dei diritti umani. Quindi, sfruttando al massimo il potere dei media e del diritto, miriamo a creare società più giuste, libere ed informate. Il mio ruolo specifico, come direttore delle economie inclusive, guarda a dei modelli economici ed aziendali, riunendo diversi attori, pubblici e privati, ONG ed avvocati, per discutere delle pratiche migliori per arrivare a questi obbiettivi.

Lavorando a stretto contatto con i privati, studiamo e modifichiamo insieme i loro processi aziendali, tra cui la gestione della catena di distribuzione, rendendoli più inclusivi ed etici. In questa maniera, andiamo a combattere direttamente il lavoro forzato e, al contrario, consolidare i sistemi di protezione di diritti umani all’interno delle aziende stesse. Inoltre, ogni anni organizziamo il premio “Stop Slavery Award”, per riconoscere i business che mettono in pratica la migliore prassi possibile al fine di escludere ogni forma di schiavitù dalle loro operazioni e della loro catena di approvvigionamento.

Ad esempio, di recente abbiamo pubblicato un “white paper”, prodotto attraverso la collaborazione tra diversi attori del pubblico, privato, ONG e studi legali, che andava ad analizzare lo sviluppo e l’inclusione del modello d’investimento ESG (Environmental, Social and Governance Investing) all’interno del mondo finanziario, e a evidenziare la mancanza d’integrazione della “S”, quindi dei parametri sociali, nella messa in pratica di questo modello. Il documento ha dunque esplorato i modi per migliori per includere questo parametro, che va a proteggere i diritti umani, promuovere la diversità e l’inclusione ed a combattere il lavoro forzato nelle aziende e nelle loro supply chains, nei processi delle aziende stesse.

Inoltre abbiamo un servizio legale pro bono che aiuta gli individui e le ONG ad avere accesso a dei pareri legali gratuiti, in oltre 170 Paesi, una redazione che ci permette di scrivere e sensibilizzare su questi argomenti, ed un programma di formazione per giornalisti basati in paesi in via di sviluppo.”

“Il Talented Young Italian Award è stato un momento di riflessione, voglio fare di più per la comunità italiana in UK”

Come interpreta la scelta della Camera di Commercio Italiana in UK di avere una categoria dei “Talented Young Italian Awards” dedicata al settore Charity?

“Trovo che sia una scelta molto innovativa ed importantissima, dato che ci sono tanti italiani che lavorano nel Regno Unito in questo settore, ed è fantastico il fatto di avere un premio che riconosca il loro lavoro a livello locale e globale. Il terzo settore in UK é molto importante, rappresenta molti lavori ed un contributo economico e sociale significativo, sono quindi contenta che la Camera di Commercio lo riconosca. Per me è stato anche un momento di riflessione, dopo quasi due anni di Covid. Per esempio, l’italianità di cui parlavamo prima è una cosa su cui non ho mai lavorato direttamente e mi piacerebbe molto. Ci ho lavorato un po’ quando ero la Head of Pro Bono a Trust Law, ed ho cercato di coinvolgere più studi legali italiani possibili nel nostro programma di assistenza legale, e quindi a metterli in connessione con enti locali e OGN in Italia. All’epoca abbiamo visto una buona crescita e sono rimasta molto soddisfatta del nostro lavoro. Ricevere questo premio mi ha quindi fatto ripensare al mio ruolo nella comunità italiana in Regno Unito. D’ora in avanti voglio sicuramente essere più attiva, penso che la comunità italiana abbia portato moltissimo a questa fantastica Londra. In questo momento di allontanamento dovuto alla Brexit, cercare di trovare dei modi per migliorare la relazione tra i due Paesi mi interesserebbe moltissimo. La comunità italiana è stata importante per la mia integrazione in Regno Unito, sia accogliendomi quando sono arrivata che nella costante possibilità di confronto, ed è per questo che sono molto contenta che la Camera di Commercio riconosca i giovani italiani che stanno facendo la differenza in questo Paese e contribuiscono a rendere Londra la fantastica realtà che è.”

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