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Quanto piace all’Ue la transizione ecologica ?

Quanto piace all’Ue la transizione ecologica ?

31 Maggio 2025 Off Di Nunzio Ingiusto

La Commissione Ue tra stop & go rispetto agli obiettivi del 2030. I piani clima e ambiente dei singoli Stati e l’urgenza di accelerare gli investimenti.

Nell’Europa politica, la parola ambizione non è molto frequente. Di sicuro non è nei documenti ufficiali. Eppure quando si parla di ambiente e di lotta al cambiamento climatico è la parola più diffusa. L’altro giorno esaminando i piani climatici degli Stati membri, la Commissione ha riconosciuto i progressi fatti, ma ha richiamato i governi a trasformare le proiezioni in realtà concrete. Gli obiettivi climatici ed energetici restano fissati al 2030, ma l’Unione deve ancora recuperare molti squilibri per vedere realizzate, appunto, le proprie ambizioni.

Gli obiettivi al 2030 dell’Europa

La Commissione dice che il cammino verso il target di -55% di emissioni di gas serra rispetto al 1990 è in atto. Alla luce dei piani dei governi, le emissioni nette caleranno del 54% entro il 2030. Ma solo a condizione che ciò che è stato messo sulla carta diventi realtà. Cosa può fare Bruxelles ? Chiedere di andare più veloci, combattere la burocrazia dove ce n’è ancora tanta, scoraggiare politiche nazionaliste. La sua autorità in fondo è questa. O, solo questa. Il Green deal c’è e tuttavia i governi non vanno avanti nella stessa direzione. L’attenzione, comunque, è concentrata sui settori industriali regolati – trasporti, edifici, agricoltura, piccola industria e rifiuti- che in previsione vedranno un – 38% delle emissioni entro il 2030 rispetto ai livelli del 2005.  C’è da muoversi anche sull’altro convitato di pietra della transizione ecologica: l’uso del suolo e le foreste, settore noto agli esperti con l’acronimo LULUCF. La distanza dai traguardi in tutta Europa è grande e le politiche nazionali non promettono molto nel breve periodo. Il suolo viene consumato a ritmi sempre più elevati, espone milioni di persone a rischi inimmaginabili che si aggravano nei casi di calamità naturali.

Il costo dell’energia

Quanto all’uso di energie rinnovabili, due terzi degli Stati dell’Ue hanno innalzato i propri obiettivi, allineandosi al vincolo europeo del 42,5% entro il 2030. Resta, però, il gap spaventoso di oltre 31milioni di tonnellate equivalenti di petrolio (Mtoe) di fonti fossili se si vuole arrivare al -11,7% entro i prossimi cinque anni. Petrolio e gas tengono in piedi l’industria con disallineamenti sconvolgenti nel costo dell’energia. L’Italia è tra i Paesi in Europa più penalizzati ed è tuttora in cerca di soluzioni.  In conclusione, gli obiettivi climatici non cambiano, ma i governi devono accelerare l’attuazione delle misure, rafforzare le politiche settoriali e soprattutto mobilitare i fondi pubblici e privati. Non sfugge che tutto si collega a un modello di sviluppo nuovo che deve fare i conti- purtroppo- con nazionalismi, retoriche, fughe in avanti, disuguaglianze.

 

 

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