
Sport in carcere ? Si parte da Napoli
30 Maggio 2025Napoli è la prima città con il carcere di Secondigliano a realizzare un progetto per il reinserimento dopo la detenzione.
È a Secondigliano la più grande cittadella dello sport in un carcere. A volerle le cose, si possono fare e lo Stato si riscatta. Il progetto di solidarietà e di integrazione “Rigiocare il Futuro” è una buona iniziativa pubblica costruita sull’esigenza di favorire l’inclusione sociale, la formazione e il reinserimento delle persone detenute, attraverso lo sport. La cittadella è stata realizzata dentro la Casa Circondariale “Pasquale Mandato” ed è stata inaugurata con una manifestazione che sarà ricordata a lungo. La volontà di rendere più umano il carcere per chiunque abbia commesso reati è stata espressa dai rappresentanti delle istituzioni, ma più ancora da coloro che hanno costruito il progetto. Un esempio di alleanza tra pubblico, privato e terzo settore. L’iniziativa nasce da un’intesa tra le associazioni Seconda Chance e Sport Senza Frontiere con il sostegno di una rete di imprese, tra cui EntainItalia, Ita Airways, Miri Spa, A.I.B e altre realtà private. Regione Campania e Comune di Napoli hanno dato il loro patrocinio. Nella casa circondariale sono stati costruiti un campo da calcio e due campi da padel. Fondamentale il ruolo dell’Associazione Italiana Arbitri e dell’Istituto per il Credito Sportivo e Culturale. All’inaugurazione sono intervenuti Giulia Russo, Direttrice del Centro Penitenziario “Pasquale Mandato” Secondigliano Napoli, Lucia Castellano Provveditore Regionale dell’Amministrazione Penitenziaria della Campania, Emanuela Ferrante, Assessore allo Sport e alle Pari Opportunità del Comune di Napoli, Antonio De Iesu, Assessore alla Legalità e alla Polizia Municipale del Comune di Napoli, Samuele Ciambriello, Garante della Regione Campania delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale, StefanoGobbi, Responsabile Progetti Territorio e Terzo Settore di Sport e Salute, Pino Maddaloni, sportivo olimpionico, Michele Affinito, Vicepresidente AIA (Associazione Italiana Arbitri), Andrea Faelli, CEO di Entain in Italia, Flavia Filippi, giornalista di LA7 e fondatrice di Seconda Chance, Alessandro Tappa, presidente di Sport Senza Frontiere.
Un primo passo
La pratica sportiva in carcere è un’opportunità di reinserimento lavorativo per la riabilitazione sociale, hanno detto tutti. Ma chi ha immaginato e portato avanti il progetto si è fatto carico del dramma che si vive nei penitenziari segnato da suicidi continui ed episodi di autolesionismo. L’ultimo suicidio solo poche ore fa a Palermo. Cominciando da questa riflessione la nuova struttura si candida a essere un laboratorio di educazione, disciplina, rispetto delle regole e crescita personale. Le pene vanno scontate, la rieducazione è la strada per ribaltare il rapporto con la società una volta che si è fuori dalla prigione. Si va in carcere per aver commesso reati, infranto le regole della civile convivenza, gli autori dei reati vanno perseguiti e puniti. La giustizia deve essere garantita. L’iniziativa napoletana, in questo quadro, non può restare isolata. “Lo sport, soprattutto quando praticato all’interno di un carcere, ha una straordinaria capacità trasformativa: migliora il benessere psicofisico e trasmette valori fondamentali come il fair play, l’uguaglianza, l’onestà, l’impegno, il coraggio e il lavoro di squadra” ha detto Beniamino Quintieri, Presidente dell’Istituto per il CreditoSportivo e Culturale. Altre iniziative per migliorare la condizione carceraria sono in corso, ma per avere risultati come quello di Secondigliano quanto bisogna aspettare ?