
25 Aprile: la Festa senza i ma
25 Aprile 2025Le polemiche non fermano la celebrazione della Festa della Liberazione dal nazifascismo. Per il 25 aprile Mattarella all’altare della Patria.
25 Aprile: la Festa senza i ma
Perché il 25 Aprile è Festa? Perché non dovrebbe essere Festa ! Domanda e risposte nette rispetto a una giornata che qualcuno vorrebbe divisiva. È una Festa perché sin dalla notte dei tempi, quando si raggiungono traguardi, si sta bene, si è contenti, si fa festa. L’invito a celebrare la Festa della Liberazione con sobrietà dà la misura dell’ignoranza della consuetudine, della tradizione, con la quale gli italiani hanno sempre ricordato il giorno della Liberazione dal nazifascismo.E dentro a Festa c’è il ricordo per tutti i caduti.
Perché non dovrebbe essere Festa il giorno in cui milioni di donne e uomini hanno sconfitto la dittatura e un’ occupazione straniera ? Le ore in cui un popolo si riappropria delle proprie libertà, pagando un alto tributo di sangue ? I personaggi che oggi , ogni giorno si augurano la pace nel mondo, la fine di ogni guerra, dovrebbero augurarsi una identica festa, come questa italiana, in Paesi martoriati dai conflitti. In 80 anni nessun 25 Aprile italiano è stato celebrato in maniera eccessiva, enfatica. Non ha avuto il senso delle parole chi ha chiesto sobrietà per oggi, e per il dovuto rispetto alla ricorrenza di oggi, non esageriamo nella considerazione di un dicitore da strada. Forse non è gli nota nemmeno la sobrietà con la quale il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ogni anno il 25 Aprile si reca all’altare della Patria.
Il tormento per la lotta partigiana, per fortuna, è rimasto vivo negli italiani che hanno saputo trasmettere alle generazioni successive il valore dell’unità e del riscatto di una nazione. E sì che il senso della parola nazione sta nella forza di un popolo di ritrovarsi unito in situazioni e contesti che ne umiliano l’identità. Il dualismo espressivo di questi giorni, su coloro che negli anni della lotta partigiana si schierarono dalla parte sbagliata, diventa sgradevole, dal momento in cui tutti coloro chi si mettono dalla parte sbagliata saranno sconfitti. Erano dalla parte sbagliata coloro che non avevano il senso della nazione e non ne difendevano l’identità. Fecero la loro scelta e la pietas li ha ripagati per il male di cui si resero responsabili verso i loro concittadini.
La democrazia difesa con coraggio e determinazione negli anni dopo la Liberazione e la libera partecipazione al voto hanno consentito anche a chi con il 25 aprile ha poco a che fare, di guidare lo Stato. Hanno responsabilità di governo e rappresentano le istituzioni nate dalla lotta di Liberazione. Gli 80 anni passati vengono ancora visti come la Festa della sinistra coni suoi simboli e i suoi martiri. La storia ci dice che non è cosi e a maggior ragione oggi con la stragrande maggioranza degli italiani che vorrebbe una agognata pacificazione “tra diversi “. Ma se una parte – piccola – porta dentro di sé freddezza, distacco, cupa opposizione alla Festa, è inutile insistere nel chiedere ripudio, rinnegamenti, revisione storica e storiografica.La Costituzione sulla quale pure giura chi governa il Paese riconosce a tutti diritto di parole e di libero pensiero. Non ha grande senso chieder e di fare i conti con il passato nella giornata della Festa. Il tempo per rinnegare è scaduto e l’apostasia richiede comprensione e discernimento. Non illudiamoci.