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Acciaierie d’Italia: quale futuro per l’acciaio italiano?

Acciaierie d’Italia: quale futuro per l’acciaio italiano?

28 Giugno 2023 0 Di Francesco Ghanaymi

Ad intervenire sul futuro di Acciaierie d’Italia è il ministro delle imprese e del made in Italy Urso: «Ora è il tempo delle decisioni».

Urso: «Per Acciaierie d’Italia ora è il tempo delle decisioni»

Invitalia cioè l’agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo d’impresa, sotto la guida di Bernardo Mattarella, ha da poco approvato i conti di Acciaierie d’Italia (gestita da Lucia Morselli) per il 2022 ma ha anche messo a verbale un duro richiamo sulla gestione del gruppo e il rispetto degli accordi che erano stati presi tra ArcelorMittal e il ministero dell’economia e delle finanze.

In questo clima di tensione si è tenuta l’assemblea di Acciaierie d’Italia Holding, che controlla Accieierie d’Italia e dove sono presenti Invitalia e ArcelorMittal. Nel verbale dell’assemblea, appena depositato, c’è quello che forse è il passaggio formale dello scontro che si sta consumando sul principale produttore di acciaio italiano.

Il bilancio, si legge nel verbale, «incorpora proiezioni economico finanziarie mai precedentemente sottoposte ai soci e che Invitalia si riserva di valutare in tutti i loro elementi» e che «incidono di fatto sul piano industriale senza che siano state oggetto di comunicazione ai soci firmatari».

A questo proposito, è intervenuto il ministro delle imprese e del made in Italy Urso: «Aspettiamo che l’azienda ci presenti un piano industriale convincente perché sappiamo che il tempo è scaduto. In questi anni sono state prese decisioni gravemente errate. Ora è il tempo delle decisioni».

Confronto a tre di Urso, Fitto e Giorgetti per valutare la salita in maggioranza temporanea dello stato

E proprio per questo, si sono confrontati in un tavolo strategico Urso, Fitto e Giorgetti, anche per valutare la salita in maggioranza temporanea dello stato. Comunque, i conti consolidati del 2022 si sono chiusi con 3,887 miliardi di ricavi e 84,65 milioni di euro di utile (nel 2021 i ricavi erano stati 3,386 miliardi con un utile di 310 milioni di euro).

Lo scontro interno non si estende solo al piano degli accordi industriali, ma anche al miliardo del Pnrr per costruire a Taranto l’impianto del preridotto di ferro, il semiprodotto che dovrà alimentare i futuri forni elettrici della fabbrica dell’acciaio, ridurre le emissioni e attuare la decarbonizzazione. A questo si aggiunge poi, non da ultimo, il mancato accordo azienda-sindacati sulla cassa integrazione, che vede coinvolti più di 2.500 lavoratori dello stabilimento di Taranto.

Un’indiscrezione pare però emergere dalle serrate trattative: il Gruppo Arvedi insieme, o al posto di ArcelorMittal, come socio privato di Acciaierie d’Italia. Un’operazione propedeutica a un forte ridimensionamento, se non addirittura a un’uscita, di ArcelorMittal che non godrebbe più della fiducia dell’azionista pubblico. Nonostante tutte le parti abbiano smentito, grosse novità sembrano imminenti.

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