
AlQaida-Isis-Talibani, è presto per capire lo stato di salute del Jihad
25 Agosto 2021Lasciano perplessi i frettolosi commenti degli esperti circa lo stato del jihad e i rapporti AlQaida-Isis-Talibani alla luce della nuova realtà afghana.
AlQaida-Isis-Talibani, è presto per capire lo stato di salute del Jihad
L’incipit riportato da alcuni quotidiani è stato: “AlQaida ricostruirà le reti afghane. Lo scontro con l’ISIS è già in corso”; il ragionamento è stato concluso con: “Per il califfato sarà difficile lottare contro i Talibani, ma potrà contare sul sostegno di combattenti stranieri”. Questa è l’analisi, a spanne, di un esperto americano di antiterrorismo.
Ma… siamo sicuri che sia così? Ma, soprattutto: siamo sicuri che ISIS e AlQaida si vogliano così male? Siamo sicuri che i Taliban siano alleati di AlQaida e non di ISIS e che l’ISIS sia intenzionato invece a combattere i Taliban?
L’unica cosa certa è che, nel 2016, Al Zawahiri, il veterano jihadista per antonomasia, referente spirituale di ogni spinta jihadista che sorge in seno all’Islam, successore di Ben Laden, a capo di quell’idra che risponde al nome di AlQaida , della quale ancora non si sa niente di preciso, aveva benedetto il nuovo capo spirituale dei Taliban, Hibatullah Akhundzada, definendolo “l’emiro dei fedeli”.
Troppo poco per adesso, si rischia di trarne delle considerazioni affrettate, perché nessuno sa quale sia lo stato delle relazioni tra ISIS e Al-Qaida e nessuno può asserire che siano pessime e nemmeno si sa con precisione quali siano i più fidati alleati dei Taliban nella nebulosa jihadista.
Anzi, quei pochi dati che si riescono a scucire da una attenta “survey intelligence” dicono che a parte diatribe interne e locali per la gestione territoriale da parte di qualche emiro, le relazioni in seno all’ampia e variegata nebulosa jihadista dove AlQaida e ISIS costituiscono i poli intorno ai quali si aggregano i jihadisti dello Shamm, del Sahel Sahara, di Boko Haram, e quelli sparpagliati in Europa, siano sostanzialmente buone.
Il progetto condiviso: creare Emirati regionali in vista del Califfato mondiale
D’altronde, Il progetto che li unisce è semplice ed è condiviso: creare degli Emirati regionali che preparino la base del Califfato mondiale al quale poi far “allégeance” (obbligazione di fedeltà e obbedienza) per il bene dell’orbe.… un simile progetto non è destinato a creare disaccordi maggiori.
Infatti, l’attuale realtà jihadista vede:
- Un’alleanza AQ-ISIS-Gruppi jihadisti regionali nel Sahel-Sahara;
- Un rimasuglio di emirato di ISIS nello Shamm (Siria-Iraq);
- Un emirato consolidato in Afghanistan che sembra aver scucito non solo la manifesta soddisfazione dell’Arabia Saudita ma anche quella di AlQaida;
- Una nebulosa di “uova del drago” nell’accogliente Europa;
- Uno stato maggiore occulto in Arabia Saudita.
Visto il risultato di analisi intelligence che un giorno prima del ritorno dei Taliban a Kabul li davano ancora distanti una novantina di giorni da quella capitale, forse è bene evitare di dare troppo ascolto agli esperti accreditati perché sono un po’ come scienziati e politici in tempi di Covid: pur di parlare in tv sono disposti a rischiare di fare le peggiori figure di palta.
Il polverone è ancora in sospensione, attendiamo di vederci chiaro prima di formulare ipotesi e azzardare iniziative.