
Bernini e Caravaggio. Interrogativi aperti per due aste spagnole
23 Dicembre 2021Il rebus delle attribuzioni: Gian Lorenzo Bernini e Michelangelo Merisi da Caravaggio uniti in un gioco di specchi e misteri.
Artista italiano, casa d’aste spagnola. Per ben due volte, in un solo anno, la stessa combinazione. Il primo caso risale ad aprile quando a finire sotto i riflettori è un Ecce Homo inizialmente attribuito alla cerchia di Jusepe de Ribera ma riconosciuto da molti come un Caravaggio.
L’opera, in vendita presso la casa d’aste Ansorena di Madrid, appartiene già dal 1823 alla famiglia Pérez de Castro e negli ultimi anni è stata custodita in casa di Mercedes Méndez Atard. Sposata con Antonio Pérez de Castro, l’artista madrilena è figlia di Diego Méndez González: architetto che con Pedro Muguruza progettò la Valle de los Caídos, complesso monumentale che ha ospitato per 44 anni le spoglie di Francisco Franco.
L’Ecce Homo di Madrid, presunto Caravaggio
A distanza di qualche mese, a farla da protagonista è un bronzo alto 26 centimetri presentato in catalogo come una raffigurazione del dio Vulcano.
La scultura era pronta per essere venduta, lo scorso 25 novembre, presso la casa d’aste La Suite di Barcellona come ‘Opera di scuola italiana. Probabilmente Firenze, secolo XVII-XVIII’.
Sembra però che a darle vita potrebbe essere stata addirittura la mano di Gian Lorenzo Bernini. E, proprio come nel caso del presunto Caravaggio, il Ministero spagnolo della cultura è intervenuto per porre l’opera sotto tutela, vietandone l’esportazione.
Il che non impedisce, per esempio, che il pezzo possa essere venduto anche ad un acquirente straniero ma significa che chiunque dovesse entrarne in possesso sarà obbligato a custodirlo entro i confini nazionali.
Difatti, a differenza di quanto trapelato inizialmente, sarebbe stato lo stesso proprietario a ritirare il lotto dall’asta in attesa di svelare l’arcano delle sue origini. Il prossimo passo del processo di tutela prevede invece che il pezzo venga dichiarato Bene di Interesse Culturale come è successo il 22 dicembre per l’Ecce Homo di Madrid.
Gian Lorenzo Bernini, il massimo protagonista del Barocco
Scultore, architetto, pittore ma anche scenografo, Gian Lorenzo Bernini viene considerato il massimo protagonista della cultura figurativa barocca. Nasce a Napoli nel 1598 da Pietro, anch’egli artista, ma trova la sua fortuna nella Roma papale.
Urbano VIII, al secolo Matteo Barberini, gli affida la realizzazione del Baldacchino di san Pietro e quella del proprio monumento sepolcrale. A Bernini si devono inoltre notissimi gruppi statuari quali Apollo e Dafne, voluto dal cardinale Scipione Borghese ed esposto nelle sale dell’omonima Galleria.
Fra i suoi capolavori, oltre al già citato Monumento sepolcrale di Urbano VIII, impossibile non ricordare la Transverberazione di santa Teresa d’Avila o Estasi di santa Teresa realizzata per la chiesa di Santa Maria della Vittoria. Un cherubino che le trafigge il cuore con un dardo d’oro dalla punta infuocata. Questa l’esperienza della transverberazione così come descritta dalla mistica spagnola nella propria autobiografia.
Secondo Ernst Gombrich, l’artista:
“[…] ha scartato a ragion veduta ogni ritegno [….]. Persino il trattamento del drappeggio è, in Bernini, completamente nuovo. Invece di farlo ricadere con le pieghe dignitose alla maniera classica, egli le fa contorte e vorticose per accentuare l’effetto dinamico dell’insieme. Ben presto – prosegue lo storico dell’arte– tutta l’Europa lo imitò.”
La Fontana dei quattro Fiumi o Fontana dei Fiumi
Celebri, infine, le sue fontane come la Barcaccia, la Fontana del Tritone e la Fontana dei Quattro Fiumi di Piazza Navona, quest’ultima direttamente collegata all’asta di Barcellona. È papa Innocenzo X Pamphili, successore di Urbano VIII, a indire il concorso di progettazione. Bernini ne risulta vincitore e realizza, per l’occasione, almeno due modelli rappresentando con sembianze antropomorfiche i quattro fiumi che danno il titolo all’opera: Danubio, Gange, Nilo e Rio de la Plata. Sembra inoltre che dopo la costruzione della fontana, l’artista realizzò ulteriori esemplari in scala. A uno di questi potrebbe appartenere l’anonima ‘opera di scuola italiana’, contrassegnata col numero di lotto 54, che secondo le parole del Ministero:
“si ritiene possa far parte di un gruppo conservato nelle collezioni pubbliche spagnole”.
Non più dunque il dio Vulcano ma una rappresentazione del Gange appartenente a un modello della Fontana dei Quattro Fiumi arrivato in terra iberica nel 1664, come dono diplomatico, durante il regno di Filippo IV.
Bernini e Caravaggio
Tornando all’affinità con il presunto Caravaggio, è curioso che vi sia almeno un altro elemento, quello del concorso, ad accomunare la storia delle due opere. Fra le ipotesi più accreditate relative all’Ecce Homo di Madrid, infatti, vi è quella secondo la quale si tratterebbe di un dipinto creato dal Merisi per una competizione indetta dal cardinale Massimo Massimi nell’anno 1605.
Caravaggio muore quando Bernini ha solo 12 anni. Difficile ma suggestivo pensare che i loro sguardi si siano mai incrociati. Come è suggestivo il fatto che i due, finalmente uniti nella splendida mostra “Caravaggio e Bernini. The Discovery of Emotions” ospitata nel 2019 dal Kunsthistorisches Museum di Vienna e ancora, l’anno successivo, presso il Rijsk Museum di Amsterdam col titolo “Caravaggio e Bernini. Early baroque in Rome”, si trovino ora a incrociarsi in questo singolare gioco di specchi. Ma l’arte, si sa, accade sull’orlo del possibile.