
Giornalisti spiati, (per ora) non c’è da preoccuparsi
02 Maggio 2025Uno Spyware mercenario sarebbe entrato nel cellulare del giornalista di Fanpage Ciro Pellegrino, diffondendo tra i colleghi e nell’opinione pubblica un allarme che, almeno per ora, appare abbastanza ingiustificato. Vediamo perché.
Spyware mercenario, allarme per il cellulare dei giornalisti
Ha suscitato un grande allarme la notizia, rimbalzata in questi giorni su web e social, che il nostro amico e collega giornalista Ciro Pellegrino sia stato o possa essere stato spiato – non si sa ancora da chi e per quale scopo – tramite un famigerato “spyware mercenario”.
Insomma, uno di quei misteriosi software prodotti da società specializzate e venduti ai governi per intrufolarsi nei cellulari di persone “importanti”, per carpire informazioni delicate e passarle ad altrettanto misteriosi ed occulti poteri per scopi presumibilmente poco puliti.
E poiché a rivelarlo è un giornalista che lavora per Fanpage, giornale diretto da un altro giornalista a sua volta apparentemente spiato pochi mesi fa da un altro o dallo stesso spyware mercenario, l’allarme si è diffuso in un attimo a macchia d’olio, alimentando confusione e paura e ha spinto perfino i sindacati dei giornalisti a muovere solidarietà per il collega che ha comunicato su tutti i suoi social di essere “spiato”.
Eppure, per il momento, possiamo tutti rasserenarci, perché non c’è nulla per cui preoccuparsi davvero, e forse neanche nulla di pericoloso, né per noi, nè per i colleghi di Fanpage, e probabilmente non c’è alcun pericolo neanche per la libertà di stampa o per la democrazia.
Allarme spyware, un (cauto) avviso arriva da Apple
Intanto, vediamo da dove arriva l’allarme e soprattutto in che consiste, perché già così possiamo capire che è quantomeno presto per allarmarsi.
Stando a quanto denunciato sui media e sui social da Ciro Pellegrino, e poi rilanciato ad esempio dall’Ansa, ad avvertirlo è stato un messaggio apparso sul suo stesso cellulare.
Ebbene, l’avviso è un “servizio” di sicurezza che la Apple offre ai proprietari dei suoi cellulari, un software che appunto ti “avvisa” nei casi più delicati.
E come si legge sul sito del supporto di Apple, “Le notifiche di minaccia di Apple sono progettate per informare e assistere gli utenti che potrebbero essere stati individualmente colpiti da attacchi di spyware mercenario, probabilmente a causa della loro identità o dell’attività che svolgono”. Si notino le parole “notifica di minaccia” e “potrebbero”, perché in realtà non è sicuro che questi spyware abbiano spiato il malcapitato, ma più probabilmente che un software che Apple ritiene pericoloso abbia “tentato” di entrare nel cellulare, e che il sistema di Apple lo ha rilevato e ti avverte.
Insomma, non c’è un programma che ti spia, ma – come scrive la stessa Apple “una minaccia che ti ha colpito”.
Oltre che avvertire di questa possibile “minaccia”, il sito di Apple spiega che non può essere più precisa sulle caratteristiche della minaccia stessa, ma consiglia “vivamente di richiedere assistenza da parte di personale esperto, come il servizio di assistenza di emergenza fornito dal supporto per la sicurezza digitale dell’organizzazione no-profit Access Now”.
Ma la Apple precisa che “Le organizzazioni esterne non dispongono di informazioni su ciò che ha causato l’invio di una notifica di minaccia da parte di Apple, ma possono assistere gli utenti colpiti fornendo consigli personalizzati sulla sicurezza”. Insomma, non sanno cosa è successo al tuo cellulare, ma ti possono dare “consigli”.
Più che una certezza, una minaccia. E tanti consigli
Consigli da seguire, per proteggersi da spyware e software malevoli, te ne dà la stessa Apple su quella stessa pagina web, e sono identici a quelli di tutti gli altri grandi e piccoli fornitori di servizi digitali, dai gestori di posta elettronica ai venditori di computer e cellulari:
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Aggiornare i dispositivi alla versione del software più recente che include le ultime correzioni di sicurezza
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Proteggere i dispositivi con un codice
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Usare l’autenticazione a due fattori e una password sicura per l’Apple Account
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Installare app dall’App Store
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Usare password sicure e univoche online
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Non fare clic sui link o sugli allegati da mittenti sconosciuti.
Graphite e Pegasus, i famigerati spyware mercenari di Paragon e NSO
Parte dell’allarme che questa vicenda ha provocato dipende da software diventati tristemente famosi da qualche mese proprio per i molti casi di presunto “spionaggio” eletttronico segnalati in diverse parti del mondo, incluso Canada, India, ovviamente Italia e perfino Stati Uniti.
Si tratta di Graphite e di Pegasus, esempi di “spyware mercenario” come sono stati allusivamente definiti, prodotti rispettivamente da Paragon e da NSO Group.
Sono, ma forse è meglio dire sarebbero, perché nessuno li ha visti ancora da vicino, software analoghi a tanti altri spyware di cui abbiamo già sentito parlare in questi anni.
Cioé di quei programmi che tentano di entrare abusivamente in qualsiasi apparecchio digitale, computer, cellulare, tablet, attravevrso mail, siti, programmi informatici, messaggi sms, file audio o video, per insinuarsi nei vostri apparati e rubare informazioni.
La maggior parte di questi “spyware” viene usata per esempio per rubare passsword e numeri di codice di conti correnti o di altri servizi digitali, e quindi per procurare a qualcuno un ingiusto e illecito vantaggio economico.
Ma lo “spyware mercenario” sarebbe qualcosa di molto più potente dei comuni spyware, particolarmente in grado di aggirare le comuni barriere di sicurezza di cellulari e tablet, nonché capace di entrare “senza essere visto”, perché non è necessaria alcuna azione o interazione da parte nostra, né alcun click su mail, o file pdf. Nonchè estremamente costoso da produrre.
Per questo, si dice e si scrive in giro, viene venduto ai governi che li userebbero per “spiare” oppositori politici, attivisti e giornalisti, evidentemente ritenuti pericolosi.
Ebbene, anche per questo riteniamo che – allo stato dei fatti – né Ciro Pellegrino né il suo direttore debbano preoccuparsi più di tanto, perché – per logica – appare piuttosto improbabile che un governo o una agenzia governativa spenda tanti soldi per un software costosissimo, solo per prendere di mira questi due colleghi e solo per scoprire – tramite i loro cellulari – quello che essi stessi dichiarano ogni giorno nei loro articoli e sui social: che sono – o almeno che si ritengono – convinti anti-fascisti e dunque avversari dichiarati di questo governo.
Giornalisti spiati, italiani spiati, siamo tutti “spiati”
In ogni caso, la faccenda ora passa nelle mani dei servizi di sicurezza, che faranno le indagini del caso e ci diranno che sta succedendo. Ed è chiaro che, se confermato, l’uso di questi spyware mercenari contro giornalisti potrebbe essere comunque un segnale preoccupante per la libertà di stampa (come già avvenuto in altri Paesi). O meglio, sarebbe grave se si accertasse un abuso di questi Spyware e delle informazioni eventualmente raccolte.
A ben guardare, tuttavia, l”aspetto meno convincente della vicenda emersa negli ultimi mesi e riproposta negli ultimi giorni, è che questi spyware mercenari sarebbero usati per raccogliere informazioni sul direttore di Fanpage, Francesco Cancellato, e sul capo della cronaca napoletana dello stesso giornale, nonché su Luca Casarini, un tempo capo delle Tute bianche no global poi diventato capo di una Ong attiva nel Mediterraneo.
Quel che noi sappiamo, infatti, e da parecchi anni, è che ad essere “spiati”, non ogni tanto, ma regolarmente,, non sono i due giornalisti di Fanpage, ma bensì tutti i giornalisti italiani.
O almeno tutti quelli che hanno un ruolo gerarchico nelle redazioni, innanzitutto quelli che hanno la qualifica di direttori, quindi anch’io, e poi anche i vice direttori, i redattori capo e i capi redattori.
Spiati da sempre, o almeno da molti decenni, in gran numero, e con ogni mezzo che la tecnologia metta a disposizione: una volta con le intercettazioni telefoniche, poi con i sistemi di ascolto e registrazione dei cellulari, e infine con i software per le comunicazioni via web e social.
C’è anche un’altrra cosa che pure è nota da tempo, a noi modesti direttori di piccoli giornali e presumiamo anche ai più illustri e navigati colleghi di Fanpage: a spiare i giornalisti, e gli attivisti politici, di sinistra o di destra che siano, pericolosi o innoui che siano, non sono i governi, ma le agenzie di sicurezza.
Quegli organi che non da decenni, ma da secoli, hanno proprio il compito di raccogliere informazioni, con ogni mezzo, in grande quantità e possibilmente anche di buona qualità, cioé significative, importanti e in definitiva utili a capire qualcosa di quel che succede nel Paese e fuori.
Anzi, la bontà e l’efficienza di questi servizi di informazione si misura proprio con la quantità e qualità delle informazioni che raccolgono, e quanto queste informazioni siano utili per la “sicurezza” dello Stato.
E ciò accade durante il governo Meloni, ma è accaduto né più e nè meno anche durante tutti i governi che lo hanno preceduto, di qualsiasi colore o tonalità.
Ed accade non solo in Italia, ma in ogni Stato che abbia o abbia avuto un minimo di organizzazione e complessità, spesso con particolari livelli di estensione ed efficienza.
Il caso forse più famoso è quello della ex Repubblica Democratica Tedesca, che sebbene piccola, era arrivato ad avere un enorme numero di fornitori di informazione, praticamente tutta la popolazione tedesco-orientale, e ad informarsi su un enorme numero di cittadini, praticamente l’intera popolazione, nessuno escluso.
Lo Stato italiano gestisce almeno 14 archivi di informazioni
Ma anche nella nostra Italia, sebbene non soggetta ad un bieco regime comunista, non siamo molto da meno. Chi scrive, ad esempio, sa bene, e immagina che lo sappiano anche i colleghi di Fanpage, che in Italia ci sono ben 14 archivi digitali di informazioni, che sono gestiti da altrettanti organi diversi dello Stato italiano e quindi presumibilmente sotto il controllo dell’Autorità.
I più noti e famosi sono ovviamente gli archivi dei “Servizi” che hanno proprio il compito specifico di raccogliere informazioni – cioé l’Aise e l’Aisi – nonché quelli delle altre forze di Pubblica sicurezza, poi ci sono gli archivi gestiti dal Fisco e dall’Amministrazione giudiziaria e dai tribunali, nonché il grande archivio dell’Anagrafe, i mille archivi delle strutture sanitarie, e gli altri archivi di cui nessuno conosce né immagina l’esistenza.
Per questo possiamo stimare con una certa approssimazione che in Italia – per qualche ragione presumibilmente di sicurezza dello Stato – sono spiati praticamente tutti gli italiani, non soltanto i giornalisti di Fanpage.
Ma ci dobbiamo preoccupare, e mettere in allarme, non quando scopriamo che qualcuno fa il suo dovere di raccogliere informazioni sul nostro conto, ma solo quando abbiamo la certezza che qualcuno sta abusando di quelle informazioni.