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La piana del Sele in allarme per il caporalato

La piana del Sele in allarme per il caporalato

24 Luglio 2024 0 Di Nunzio Ingiusto
Un’indagine della Procura Antimafia e le iniziative dell’Associazione Coltivatori contro lo sfruttamento degli immigrati.
I prodotti di qualità certificati e dop arrivano sui mercati di tutto il mondo, ma la manodopera non può essere sfruttata. Nella Piana del Sele non ci possono essere sfruttatori o caporali senza scrupoli. A sud di Salerno le comunità locali da anni sono impegnate a difendere l’ambiente, la sostenibilità economica delle produzioni, e conrastare le incursioni della criminalità organizzata. Ora lanciano l’allarme legalità.
L’operazione nazionale “Click Day” della Procura Nazionale Antimafia , condotta dalla Guardia di Finanza ha scoperto anche qui molte condotte illecite. Gli agricoltori ovviamente non ci stanno e richiamano le istituzioni ad alzare la guardia. “Vanno benei controlli della Guardia di Finanza ma servono ulteriori leggi per porre fine allo sfruttamento della manodopera nei campi e tutelare lavoratori e imprenditori agricoli onesti” dice Donato Scaglione, presidente dell’Associazione Italiana Coltivatori di Salerno. L’inchiesta ha prodotto 47 ordinanze di custodia cautelare. Hanno colpito imprenditori, operai agricoli e professionisti. Si capisce che i soldi muovono tutto, un sistema di lucro illecito sullo stato di bisogno dei braccianti extracomunitari. Il fenomeno non è localizzato in Campania, evidentemente, ma non si vedono azioni e comportamenti politici adeguati.
Scaglione dice che le leggi non garantiscono completamente trasparenza ed emersione del lavoro. “L’ottimo lavoro della Procura – dice – fa emergere quanto la lotta all’immigrazione clandestina e allo sfruttamento dei lavoratori stranieri nei campi sia una piaga alla quale bisogna porre urgentemente fine”. Le leggi ci sono, ma non sono sostenute dal consenso necessario. C’è da fare un lavoro di informazione di sensibilizzazione a titela anche degli agricoltori che sono in regola con leggi, contributi, contratti di lavoro. D’altronde l’Ue concede milioni di euro per avere trasparenza e mercati  agricoli non truccati. Emerge anche una domanda: perché anche gli imprenditori onesti non alzano lo sguardo su chi sfrutta gli immigrati con la promessa di un nulla osta per stare in Italia ? In fondo sono parte di una filiera che non dovrebbe avere macchie di illegalità. Si tratta di allargare il fronte. Gli altri soggetti troverebbero un ottimo alleato nella lotta al caporalato e a nuove forme di schiavitù. Nella piana del Sele e in tutta Italia.
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