
Italia inguardabile, contro la Svizzera meritata sconfitta e siamo fuori dall’Europeo
30 Giugno 2024Formazioni:
SVIZZERA (3-4-2-1): Sommer; Schär, Akanji, Rodríguez; Ndoye (77′ Sierro ), Xhaka, Freuler, Aebischer (92′ Steffen ); Rieder (Stergiou), Vargas (71′ Zuber); Embolo (77′ Duah). Ct. Yakin.
ITALIA (4-3-3): Donnarumma ; Di Lorenzo, Mancini, Bastoni, Darmian (75′ Cambiaso); Barella(64′ Retegui), Fagioli (86′ Frattesi), Cristante,Pellegrini); Chiesa , Scamacca, El Shaarawy (46′ Zaccagni). Ct. Spalletti.
Arbitro Sig. Marciniak Tomasz Listkiewicz e Adam Kupsik (guardalinee),
Facundo Tello (quarto uomo) e Tomasz Kwiatkowski (VAR), assistenti Bartosz Frankowski e Bastian Dankert.
Alla vigilia del match contro la Svizzera una fetta consistente della critica aveva sottolineato come la differenza con l’Italia non fosse poi così sbilanciata a favore degli uomini di Spalletti. Gli elvetici, infatti, hanno dimostrato di essere una delle migliori squadre nella fase a gironi dell’Europeo: assai duttile, in grado di adattarsi alle esigenze. Dotata in ogni caso di alcune buone individualità, che finiscono per esaltarsi all’interno di un sistema di gioco organizzato. Tra le altre cose, supportato da una eccellente preparazione fisica.
Sostanzialmente, un avversario da prendere decisamente con le molle. Perciò il commissario tecnico aveva sorpreso un po’ tutti, con le sue scelte di formazione. Rinunciando al sistema fluido che ne aveva caratterizzato la prima parte della rassegna continentale, in favore di un ben più tradizionale ed equilibrato 4-3-3. Tornare alla difesa a quattro la soluzione per correggere ciò che magari finora non ha funzionato a meraviglia. Nonostante Di Lorenzo non stia brillando e Darmian sull’altro lato non deve far rimpiangere la spinta di Dimarco.
Il tema dei cambi attuati dall’Uomo di Certaldo è il primo punto da cui partire. Al netto delle certezze Bastoni e Barella, il c.t. ha ruotato le risorse a disposizione, chiamando in causa El Shaarawy e Mancini, che non avevano ancora esordito in Germania. Preferendo Fagioli a un Jorginho, alle corde sul versante della condizione fisica. Con anche Pellegrini lontano da uno standard di rendimento almeno accettabile, evidente fosse giusto il passaggio di testimone con Cristante, per innervare la mediana grazie a un centrocampista di copertura, dai piedi pure educati. Rinnovata la fiducia nei confronti di Chiesa e Scamacca, per dare una vera sterzata là davanti. Retegui con la Croazia s’era sbattuto senza sosta. Ma il centravanti dell’Atalanta, accantonata quella endemica svogliatezza le volte che non viene servito o coinvolto continuamente, rimane di livello superiore al genoano.
Comunque un ritorno all’antico quello di Spalletti, nel tentativo di contrastare le rotazioni costanti della squadra di Yakin. La cui particolarità risiede proprio nell’occupare il campo con tre difensori supportati da due centrocampisti in costruzione. E il resto dei giocatori più alti a garantire l’ampiezza e saturare contemporaneamente i corridoi centrali. Una precisa identità, funzionale a scambiarsi la posizione. Ergo, spostarsi, cercando di portare con sé l’uomo di riferimento. Svuotare gli spazi e consentire ai compagni di muoversi verso le zone che si liberano.
Insomma, l’anima e l’energia della Svizzera sembravano giustamente temibili: i principi che le ha dato Yakin sono abbastanza delineati. L’esterno mancino a tutta fascia è Aebischer, che abbiamo imparato a conoscere nel Bologna. Un ruolo inedito, poiché in rossoblù agisce essenzialmente da interno. Sulla catena destra, per sostituire lo squalificato Widmer, il c.t. svizzero schiera l’altro bolognese Ndoye. Che ha caratteristiche propositive, così da rendere comunque imprevedibile lo sviluppo della manovra. Ma l’indole dei rossocrociati rimane quella di ruotare. Dunque, spesso tocca a Rubén Vargas occupare l’ampiezza a sinistra. Medesime letture sofisticate di Rieder sul versante opposto, con la mezzala del Rennes che stringe ed i giocatori rossoblù che a turno si buttano dentro, agendo da sottopunta.
Copione già visto. Noi soffriamo, lenti e prevedibili, carenti addirittura nella gestione del pallone. Nonché passivi nella fase di non possesso. Il dinamismo degli Svizzeri produce gioco con grande personalità. E azioni potenzialmente pericolose. Alla Nazionale manca la precisione con la palla ed il coraggio senza. Rimane a metà del guado, né ferocemente determinata nel pressing. Tantomeno attenta e compatta difensivamente. Tra il gol di Freuler, strepitoso nello sganciarsi, e ricevere la sponda, offrendo una visionaria linea di passaggio al centravanti di spalle alla porta, null’altro che il solito “fenomeno” Donnarumma, ad allontanare le nuvole che si addensano nerissime. Prodigioso al 24’ su Embolo, e al 45’ quando inchioda letteralmente una punizione assassina di Rieder
Un primo tempo con punti deboli piuttosto riconoscibili. Scamacca su Akanji per forzare la giocata sul lungo è l’unico che esce aggressivo. L’Italia sul primo tocco non porta pressione. Così, Schär, lo stesso Akanji e Ricardo Rodriguez conducono in situazione di palla scoperta. L’abilità nella prima costruzione è bella ed efficace. Sommer diventa l’opzione iniziale. Dopo tocca a Xhaka farsi vedere in zona luce. L’idea rimane quella di attrarre l’Italia, in modo da allungarla. Stimolando poi le verticalizzazioni. Per tamponare le imbucate, gli Azzurri restano bassi. Però decisamente troppo schiacciati. Forse si poteva rompere la linea, tentare anticipi e intercetti, tamponando le ricezioni tra le linee, aggredendo in avanti sui riferimenti svizzeri che si inserivano. Ma la qualità della Svizzera rendeva (quasi…) impossibile pressarli con gli scivolamenti.
Ma si arriva a disputare il secondo tempo e la cattiva notizia, appena cominciata la ripresa, è la rete di Vargas, che chiude praticamente la contesa. Altro che atteggiamento attento nel negare imprevedibili inserimenti agli elvetici. Pronti, via e le proverbiali rotazioni sulla catena sinistra predisposte da Yakin liberano al tiro in veste di “terzo uomo” l’attaccante di origini dominicane. Che deprime definitivamente lo stato d’animo dell’Italia. Né le convulse sostituzioni di Spalletti provvedono a invertire il trend. Latita la reazione fisica e mentale di tutti, comparse e presunti protagonisti. Evidente che la Nazionale fatichi a trovare spazi e interpreti adeguati. Il goffo colpo di testa all’indietro con cui Schär attenta all’autogol ed il palo di Scamacca avrebbero potuto riaprirla. Ma è pretestuoso immaginare che fossimo in partita dopo il secondo gol.
In conclusione, dopo un’intera partita di sofferenza, senza riuscire a trovare nemmeno un guizzo, gli Azzurri tirano finalmente un sospiro. Ovviamente, di rassegnazione e non di sollievo. Al triplice fischio di Szymon Marciniak, l’arbitro polacco della finale Mondiale Argentina-Francia, permane forte la sensazione di dover necessariamente sopravvivere all’inferno in Patria che genererà l’eliminazione.
Intanto a fine gara il ct Luciano Spalletti non si nasconde dichiarando: “La responsabilità è sempre dell’allenatore. Con me il presidente federale Gabriele Gravina è stato sempre un professionista serio, ci parlerò”. Poi, a propria parziale discolpa, aggiunge: “Non ho avuto molto tempo per fare le conoscenze, gli allenatori precedenti quasi tutti hanno avuto 20 partite per fare delle prove, io no. Qualcosa devo cambiare, ma non credo sia un risultato così scandaloso come ora verrà fuori”.”. Domenica 30 giugno alle 12, insieme al presidente federale Gabriele Gravina, farà una nuova conferenza stampa per parlare del futuro, per quanto riguarda la pressione del momento, il tecnico ha risposto: “Questa pressione io l’ho scelta ne giorno in cui ho deciso di fare l’allenatore. E me la gioco. Tento di alleggerire la pressione ai miei calciatori. Ma poi succede quel che è successo in campo e la responsabilità è mia”.
Spalletti ha poi continuato, sulla capacità della Svizzera di comandare il gioco praticamente in tutta la gara esprimendo: “Il gol all’inizio del secondo tempo ci ha tagliato le gambe. Siamo stati poco incisivi. La differenza l’ha fatta il ritmo, siamo stati inferiori a loro nel primo tempo. Anche nelle individualità. Avevamo un passo diverso”. Problemi di ritmo, quindi, anzitutto: “Il ritmo e la freschezza fanno la differenza. L’altra volta pensavo che avrei dovuto cambiare i giocatori, stasera li ho cambiati per farli recuperare ma non siamo in grado di fare più di questo”.
Insomma una su di una cosa, siamo unanime con il pensiero del Ct Italiano, ovvero facendo riferimento alla condizione atletica della Nazionale, alquanto inadeguata per la medesima competizione, il Ct ha infatti replicato: “Se non c’è gamba, c’è poco da parlare di moduli. E quando abbiamo perso palla non siamo stati bravi a recuperare. Ma il ritmo non è un alibi. A determinare la bocciatura sono le mie scelte, non sono mai i ragazzi. Ma dico anche che ho avuto poco tempo per fare prove”
Le pagelle:
Italia
Sommer 6 – La prima parata, su tiro debole di Retegui, arriva dopo 72 minuti. A impensierirlo è il suo compagno Shar che rischia l’autogol.
Schar 6,5 – Si fa spesso vedere in avanti. Rischia un clamoroso autogol di testa.
Akanji 7 – Salva di piede su un tiro di Chiesa nel primo tempo, difende e imposta con la consueta classe ed esperienza.
Rodriguez 6,5 – Dalla sua parte su Chiesa lo aiuta Xhaka e lui si prende la licenza di avanzare.
Ndoye 6,5 – Vivace, fa soffrire Darmian dando la sensazione di poter sempre essere pericoloso (Dal 32′ st Sierro 6 – Entra quando la partita è praticamente in ghiaccio)
Xhaka 8 – E’ il leader che si va spesso a prendere la palla per smistare, imbucare e allargare. In fase difensiva tocca a lui coprire su Chiesa. Sa quando velocizzare e quando rallentare la giocata. Play totale in mezzo al campo.
Freuler 7 – Inserimento in area, controllo e tiro perfetti per l’1-0. Movimento costante tra le linee e sempre pronto a pressare e recuperare palla.
Aebischer 6,5 – Gioca a destra ma si accentra spesso a cercare il palleggio e il fraseggio coi compagni (Dal 46′ st Steffen sv)
Rieder 6,5 – Una sua punizione viene deviata sul palo da Donnarumma a fine primo tempo. Pulito, preciso e puntuale tra le linee (dal 27′ st Stergiou 6,5 mantiene ordine e copertura)
Vargas 8 – Gioca largo a sinistra e punta di continui Di Lorenzo. Mette lui la palla in mezzo per il gol di Freuler e con un gran destro a giro a inizio ripresa firma il 2-0. (Dal 26’st Zuber 6,5 – Non rinuncia alle folate offensive, anche lui mette in difficoltà Di Lorenzo)
Embolo 6,5 – E’ sua la prima grande occasione ma Donnarumma dice no. Duella spesso con Mancini (Dal 32′ st Duah 6 – Minuti finale di ordinaria amministrazione)
Ct: Yakin 9 La sua squadra gioca bene come un club, più che come una Nazionale. Chiude il discorso qualificazione in 46 minuti: la Svizzera gioca, pressa, arriva prima su tutti i palloni, fa girare bene palla e uomini, tutti al posto giusto. E non cala nemmeno nel finale, come si poteva pensare, anzi tiene e non soffre mai.
Italia
Donnarumma 7 – Decisivo su Embolo al 23′. Devia sul palo una punizone di Rieder, prova a metterci il piede su Freuler ma qui saremmo oltre il miracolo e non può nulla, così come sul destro a giro di Vargas del 2-0. Unico degno di una squadra campione in carica che esce di scena come peggio non potrebbe.
Di Lorenzo 4 – Si ritrova davanti Vargas e si capisce subito che contenerlo è una fatica. Non a caso l’azione del gol parte proprio dal 17 svizzero che punta il capitano del Napoli e la mette in mezzo. E’ una sofferenza continua. Ma si accentra anche a chiudere su embolo. Alla fine soffre anche Zuber.
Mancini 5 – Duella con Embolo e a volte è in difficoltà. Tenta di chiudere su Freuler nell’azione del gol ma non spettava a lui quanto a un centrocampista quella chiusura. Lontano da Vargas che calcia liberissimo per il 2-0
Bastoni 5,5 – Prende quello che può ed è il meno colpevole. Ma non è il solito Bastoni capace anche di impostare e salire: non può nulal per impedire il naufragio.
Darmian 4 – Terzino di una difesa a 4 e a sinistra: non è il suo posto e la sua partita, come quella di Di Lorenzo, è un incubo. Non sale e tiene in gioco Embolo nell’occasione da gol salvata da Donnarumma. Soffre Ndoye e in generale è sempre in difficoltà, perdendo palloni e distanze (Dal 29′ st Cambiaso 5,5 – Difficile chiedere qualcosa a chi entra sul 2-0 e con la squadra che ha rinunciato a giocare).
Cristante 4,5 – Ha il compito di seguire Xhaka che gioca una gran partita e fa un po’ quello che vuole col pallone. Timido e molle nelle chiusure, impalpabile in fase di impostazione o attacco. Anche lui lascia troppo spazio a Vargas. (Dal 29′ st Pellegrini 4,5 – Un tiro alto e poco più ma i subentrati sono gli ultimi colpevoli)
Fagioli 4 – In mezzo al campo sembra avere personalità, piede e visione per dare una regia ma si spegne presto nel nulla azzurro. Un paio di bei palloni in verticale non sfruttati dai compagni. Quando Freuler si inserisce per il gol, se Barelle non tiene lo scatto dello svizzero nemmeno lui fa nulla per provare a contenerlo. E anche nella ripresa, come tutti, quasi non ci prova ma affonda. (Dal 41′ st Frattesi sv)
Barella 4,5 – Toccato duro da Freuler sulla coscia dopo pochi minuti, non si accende mai. Perde palloni pericolosi davanti all’area e in fase di impostazione si pesta i piedi con Fagioli. Sull’1-0 non segue e non tiene lo scatto di Freuler. Nemmeno grintoso, nemmeno in versione lottatore. (Dal 19′ st Retegui 5 – Stesso discorso per gli altri subentrati, prova a dare vivacità nel momento della disperazione).
Chiesa 5 – Nessuno dei giocatori di movimento merita la sufficienza ma lui è l’unico che ci va vicino: generoso, si sacrifica anche in copertura ed è l’unico che offre la sensazione di poter combinare qualcosa. L’azione più pericolosa la fa a destra, dribbling in area e conclusione centrale, neanche fortissima, respinta.
Scamacca 5 – Non lo cercano e non lo trovano mai nel primo tempo ma un paio di palloni poteva tenerli meglio. Nella ripresa è tardi per tutti, anche quando colpisce il palo.
El Shaarawy 5 – Sostituito dopo 45′ minuti in cui ha tentato, senza riuscire, un paio di sgroppate e nulla più, ma in pratica non ha fatto nè l’assalitore (mai pericoloso) nè quello che aiuta a contenere dietro (Dal 1′ st Zaccagni 5,5 – Neanche il tempo di entrare che il 2-0 svizzero chiude il match: ci prova ma combina poco anche lui)
Ct. Spalletti 4 – Insiste a riproporre la difesa a 4 che porta i due terzini, Darmian e Di Lorenzo, a essere i peggiori. I due esterni d’attacco sono una via di mezzo: non attaccano e non difendono. La sua Italia non ha gioco, ritmo, idee e la cosa peggiore è che non ha nemmeno grinta e cattiveria e a inizio ripresa è già fuori dall’Europeo. Squadra messa male e fuori posto sia quando difende che quando attacca, nessuno sembra sapere cosa fare e nemmeno avere la giusta mentalità per provarci.