
Ucraina: la crisi minaccia anche l’agroalimentare
22 Febbraio 2022L’Italia importa dall’Ucraina centinaia di tonnellate di mais, ora a rischio. Primi allarmi sui prezzi che salgono e sulle forniture per tutto il sistema .
Le sanzioni alla Russia per la crisi in Ucraina sono la faccia contorta di un ‘Europa che pagherà un prezzo pesantissimo. Se la via negoziale – come è evidente in queste ore- continuerà a restare chiusa, gli europei si preparino a settimane difficili. Per gli effetti sulle forniture di gas e petrolio, per l’interscambio commerciale, per le tante partnership in essere, per il sistema agroalimentare. Ci saranno conseguenze sulla vita di tutti i giorni che le diplomazie e i governi hanno cercato di evitare. Lo scotto che l’Europa paga alla Russia per avere energia sufficiente a non fermare le economie è l’argomento principe di cui si discute. Le compagnie petrolifere- a partire dall’Eni – non hanno ancora lanciato allarmi sulle forniture. Si fa fatica, tuttavia, non immaginarle a studiare i contratti in vigore o a preparare piani di emergenza , di utilizzo degli stoccaggi . Vedremo.
Ma poi c’è l’agroalimentare, altro settore fondamentale dei rapporti tra Paesi europei con Russia e Ucraina. Qui ci sono le prime avvisaglie per non sottovalutare la situazione. È chiaro che gli effetti delle sanzioni sono molto variabili tra Europa e USA. Gli americani hanno sicuramente buon gioco ad avere un Europa di opposizione a Putin. Ma gli agricoltori europei non possono fare a meno delle importazioni di granoturco dall’Ucraina. Ed il primo avvertimento sui rischi connessi alle sanzioni è di casa nostra. Gli agricoltori italiani si sentono già sotto scacco per il mais che importano. Il vero motore per aziende agricole, stalle e caseifici vale 700mila tonnellate all’anno. Un peso specifico che ricade su tutta la filiera , per giunta molto sostenibile da qualche anno in qua. Senza scomodare nemmeno tutte i progetti in piedi per un agricoltura tra le più green d’Europa , « siamo fortemente dipendente dal mais di cui Kiev è il secondo Paese fornitore » dice Cia Confagricoltura. Gli animali hanno bisogno di granturco per vivere e produrre. L’intero sistema italiano è a rischio per i prezzi al dettaglio dopo gli aumenti degli ultimi due anni .186 euro per tonnellata è prezzo alto già in tempi normali , figuriamoci con soldati e carri armati in azione. I contraccolpi sulla spesa delle famiglie sono assicurati con la Grande distribuzione in campo.
Con la crisi si temono sia un ulteriore rialzo dei prezzi che una riduzione delle forniture. La produzione mondiale di mais, peraltro, risente anche della forte siccità del 2021 che ha ridotto le scorte. Quasi come per il gas , l’Italia si trova particolarmente esposta alle crisi internazionali. Scontiamo « la forte dipendenza dalle importazioni estere passate in soli 10 anni dal 15 al 50% » spiega ancora Cia- Agricoltori che si aspetta incentivi per una filiera italiana certificata. Ma i tempi per costruirla evidentemente non sono gli stessi della soluzione della crisi in Ucraina. Scopriamo un’altra debolezza del sistema Italia, ma dovremo resistere. Ancora una volta.