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La lotta (con le armi e con le parole scritte e dette) continua… a quando la parola fine?

La lotta (con le armi e con le parole scritte e dette) continua… a quando la parola fine?

02 Aprile 2022 0 Di Corrado Corradi

La lotta a parole e nei fatti procede: l’Armata Rossa procede cauta, gli Ucraini si difendono ma sono bloccati, le trattative ristagnano e la propaganda alimenta il caos.

 

E la lotta (con le armi e con le parole scritte e dette) continua… a quando la parola fine?

E la lotta (con le armi e con le parole scritte e dette) continua… a quando la parola fine?… a questo punto: BOOH!

Dopo alcuni giorni di riflessione utile a riordinare le idee in una situazione quanto mai confusa e che una vulgata smaccatamente schierata (e che rifiuta ogni contraddittorio) non contribuisce a chiarire, in ottemperanza al manzoniano “di mille voci al sonito mista la sua non ha”, ecco che provo a piazzare sul mercato la mia analisi.

A cinque settimane dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina, la situazione è relativamente semplice da interpretare, sempre che non si abbiano gli occhi foderati dal prosciutto del manicheismo per cui uno è buono e l’altro è cattivo a prescindere e a prescindere deve essere perdente…

Quel che immediatamente salta all’occhio è il fatto che i negoziati proseguono e che per ora non si intravede nessuna possibilità di accordo anche perché non manca chi al momento opportuno getta benzina sul fuoco (e Joe Biden ne sa qualcosa).

Sul terreno, invece, l’Armata Russa prosegue la sua lenta e circospetta avanzata tra brevi e corte “puntate offensive” (quasi a saggiare la consistenza della difesa ed evitare al massimo il coinvolgimento di civili) e “ritirate coordinate” per evitare le perdite.

Due fattori importanti per i russi, sia per evitare accuse di genocidio (il Tribunale dell’Aja è un formidabile spauracchio), sia per non fiaccare troppo il fronte interno.

Checché ne dicano gli esperti di strategia e tattica che si alternano nei talk-show (la maggior parte dei quali non ha un minimo di esperienza militare), l’offensiva che l’Armata Russa ha intrapreso non ha mai avuto le caratteristiche del blitzkrieg.

Ben probabilmente questo equivoco (strumentale agli anti Putin a dimostrare che egli aveva ‘toppato” e che continua a “toppare”), ha probabilmente la sua origine in una imprecisa traduzione delle dichiarazioni del portavoce dell’Armata Russa che annunciava l’avvio di operazioni militari “speciali” contro l’Ucraina, il che non significa un’operazione speciale nel senso di blitzkrieg o guerra lampo che dir si voglia.

Un’occhiata alla carta geografica è sufficiente per capire che l’obiettivo principale dell’offensiva russa era ed è il completo controllo del Donbass e il suo ricongiungimento con la Crimea al largo della quale incrociano ancora le navi della Flotta Russa. E che, per ora, poscia tutti gli allarmi farlocchi di sbarchi (spesso questione di tener sulle spine gli osservatori occidentali), continuano ad incrociare con un evidente intento di deterrenza.  Della serie: “stateve accuort”.

Mariupol è la cartina tornasole delle intenzioni strategiche dell’Armata Russa, la quale la sta investendo con lentezza, un isolato per volta, e che fa venire in mente la strofa di Verlaine (parola d’ordine che preannunciava il D-DAY durante la Seconda Guerra Mondiale) “Les sanglots lents des violons de l’automne blessent mon coeur d’une langueur monotone

Ed è in quel teatro (la provincia di Donetsk) che le migliori truppe ucraine sono chiuse in una sacca dalla quale difficilmente usciranno.

Quanto a Kiev, principale oggetto della nostra attenzione grazie anche ad un inviato di guerra di tutto rispetto come l’amico Fausto Biloslavo, ebbene, non mi sembra che l’Armata Russa abbia intenzione di farne “carne di porco” come si dice in gergo militare, impietoso e schietto.

Malgrado le Forze Armate ucraine siano efficaci e cazzute (sia perché da almeno cinque anni sono addestrate ed equipaggiate da consiglieri militari delle forze speciali NATO ed abbiano preparato all’attuale scontro il terreno dove si stanno confrontando), non avrebbero scampo se l’apparato militare russo fosse determinato ad annientarle.

Circa le perdite subite, è evidente che sia i Russi che gli Ucraini fanno gli sparagnini con le proprie e gli scialacquatori con quelle del campo avverso e, per ora, glisso su quest’argomento perché si tratta di dati impossibili da verificare.

Come ha detto il Generale Marco Bertolini, con la schiettezza che gli è sempre stata propria: “in guerra si danno e si prendono”.

Tuttavia, va tenuto sempre presente l’antico e mai frusto adagio latino che suona “cui prodest?”, un adagio che ho assorbito durante la mia esperienza militare e che mi permette di avere dei dubbi quando si attribuisce a una parte in conflitto azioni scriteriate come bombardare un asilo, un nosocomio, un teatro…

Sempre mi vien da dire: ma, è mai possibile che siano così cretinamente feroci tanto da attirarsi l’odio internazionale che tanto conta poi quando si va di fronte al tribunale internazionale dell’Aja?

In Medioriente ho visto spesso contraeree appoggiate al muro di scuole o ospedali, e cecchini irrompere in un appartamento di gente tranquilla, sparare due colpi contro una pattuglia sperando che quella risponda con un tiro di Rpg e faccia strame di quella famiglia.

Il tutto per far figurare il nemico più feroce di quando non sia.
Lo ripeto a favore degli analisti che si accalcano nei talk-show: calma e gesso, state attenti perché anche voi, come quel presidente “pirla” com’é Biden, rischiate di versare benzina sul fuoco o quanto meno a incancrenire la situazione.

Se da un lato le trattative ristagnano e a breve termine non si prevedono tregue prodromiche a più importanti sviluppi suscettibili di arrivare a una pace, di certo il solo fatto che si continui ad “insistere et insudare” sulla via delle trattative fa ben sperare…

Certo però che la propaganda ad elevato contenuto di “Psy-Ops” che la politica nazionale e atlantica, nonché i media tv e cartacei diffondono, non facilita gli incontri

Ultimo esempio è la grancassa con la quale è stato diffuso il sospetto di avvelenamento subito da Abramovich (rivelatosi essere una sòla come tante altre) che rimanda chiaramente agli avvelenamenti avvenuti in danno di ex spie russe infedeli da parte del KGB tradito.

Rendiamoci conto che è fuorviante affrontare una situazione così complessa (e con inconfessabili sfumature di non poco conto) sulla base di un’analisi manichea tre lui buono e l’altro cattivo.

E, purtroppo, è quello che sta accadendo a causa di personaggi della politica nazionale e internazionale, della stampa, e della televisione che invece continuano a versare benzina sul fuoco.

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