Leopoli, alle porte della guerra tra chi fugge e chi resta
01 Aprile 2022Lviv (Leopoli) – È già notte quando suonano le sirene di allarme, ma ormai la gente non si fa più prendere dal panico, è diventata un’abitudine. Leopoli è la prima grande città avamposto prima della guerra, a duecento chilometri dal confine con la Polonia, in un’Ucraina devastata dal conflitto, soprattutto nella parte Est.
Leopoli, è da qui che passa la maggior parte dei profughi in fuga
Pochi, ormai, rispetto ai primi giorni, quando code di auto e pullman intasavano le strade. In treno da Prezmysl, città al confine polacco, servono 4 ore per raggiungere Lviv. Ne occorrerebbe una, ma i controlli alla frontiera sono molto serrati, soprattutto nei confronti dei tanti foreign fighter in entrata.
C’è anche qualche italiano, fuggito dalla Madre Patria anni fa per arruolarsi nella Legione straniera. Per lo più si arruolano, ma c’è anche chi entra in Ucraina con società private per fare da scorta a qualche giornalista non ben visto da Putin.
La percezione della guerra qui è ancora accettabile, nonostante i bombardamenti di alcuni giorni fa. Il primo su una struttura in cui erano contenuti pezzi di ricambio per aerei militari, gli altri due su un deposito petrolifero e su una scuola di addestramento per militari.
Ci si organizza con i rifugi anti aerei
A Vynnyky, a una decina di chilometri da Leopoli, ce n’è uno realizzato dai tedeschi durante la Seconda Guerra mondiale. C’è ancora l’impianto di aerazione dell’epoca. ”Ha una protezione anche in caso di attacco nucleare – ci spiega la guardia sulla porta – e può contenere fino a 400 persone”.
Si trova nascosto in una località segreta. All’interno c’è molta umidità, ma assicurano che è ancora a prova di bomba e che all’epoca dell’invasione russa veniva usato come deposito di razzi.
Nel tornare verso la città si incontrano diversi posti di blocco. Ai check point si controllano per lo più auto private, giornalisti in ingresso e uscita. Guai a non fermarsi. “L’Ucraina resisterà – spiega Volodymyr Kvurt, membro del consiglio regionale di Leopoli – perché fa da cuscinetto con l’Europa. Se l’Europa fosse stata debole, lui avrebbe provato a conquistare anche quella. È dal 2000 che ci prova. Questa guerra sta danneggiando anche il resto del mondo e ci auguriamo finisca presto. Pensate che noi esportiamo moltissimo grano. Anche l’Africa ne risentirà. I maggiori fruitori sono Egitto, Spagna, Arabia Saudita, Taiwan e l’Italia prende da noi il 5 per cento del prodotto”.
L’accoglienza tra stazione, chiese e scuole
Molti anche i profughi nella città in cui sono stati allestiti diversi punti di raccolta, per lo più alla stazione, ma anche in chiese e scuole. C’è un prete in una parrocchia intitolata a Giovanni Paolo II. Accoglie 400 persone in media, da loro ne sono già transitate 4 mila.
Ci sono soprattutto donne con bambini. Una di loro viene dallo Zimbabwe. “Abitavo a Kyev – racconta – insieme a mio marito. Ero lì per studiare. Poi è scoppiata la guerra. Ho partorito sotto le bombe, ora mio figlio ha 9 giorni e il suo papà è rimasto a combattere con l’esercito ucraino. Spero di poterlo rivedere presto”.
Irina invece ha già perso tutto: “Ho tre figli e non ho un compagno – spiega – siamo soli noi quattro. Ho lasciato la mia casa là. Mi hanno mandato ieri una foto, non esiste più. L’hanno bombardata. Ma un giorno vorrò tornare nella mia città, non voglio andare via dall’Ucraina”.
Già, l’Ucraina. “Gloria all’Ucraina”, ripetono le persone per strada. Di fronte al media centre di Leopoli c’è Sviatoslav Vakarhuk, noto cantante ucraino. “Raccontate la verità – dice – questa è una guerra ingiusta”. Come tutte le guerre, in cui si combatte, si muore e a perdere è l’intera umanità .