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Nucleare e gas: appello a Draghi

Nucleare e gas: appello a Draghi

05 Gennaio 2022 0 Di Nunzio Ingiusto

Gli ambientalisti chiedono al governo di dire no alla proposta Ue di sostenere gli investimenti nelle due fonti energetiche. Le polemiche (infruttuose) con il Ministro della transizione ecologica  Roberto Cingolani.

 

Come previsto. Su nucleare e gas le tre principali organizzazione ambientaliste Greenpeace, Legambiente e Wwf protestano per la posizione dell’Ue di voler inserire i due vettori energetici nella prossima tassonomia (le attività economiche sostenibili). Tutte e tre insieme si sono rivolte a Mario Draghi nella speranza che il premier esprima la contrarietà del governo italiano alla proposta Ue. Ci aspettiamo una presa di posizione chiara, in linea con i mandati referendari e con gli impegni sul cambiamento climatico, per contribuire a fermare lo snaturamento della tassonomia verde, hanno spiegato spiegano in una lettera. Se in Europa si dovesse decidere per il via libera a nuovi investimenti nelle centrali nucleari di nuova generazione e sul gas, si “rischierebbe un grave autogol europeo, in evidente contraddizione con l’impostazione del Green Deal”. Il senso dell’opposizione a cio’ che in Europa sta provocando un terremoto politico, è chiaro.

GLI AMBIENTALISTI

Insieme a Draghi gli ambientalisti tirano in ballo anche il Ministro della transizione ecologica Roberto Cingolani. Ed  anche questo era previsto. “Sarebbe auspicabile che il ministro e tutto il governo italiano si facessero portavoce, nella discussione europea sulla nuova tassonomia verde, di una posizione chiara e avanzata, che non ceda alle lobby del gas fossile e del nucleare, così come hanno fatto altri governi, per esempio la Spagna”. Le posizioni di Cingolani sulle fonti necessarie a sostenere la transizione verde, in altre parole, sono associate alle lobby finanziarie e industriali. La verità è che il rapporto tra gli ambientalisti di casa nostra e Cingolani non è stato mai sereno. Un po’ per il curriculum professionale e manageriale, un po’ per l’impostazione data alla transizione ecologica, Cingolani non è esattamente il loro prediletto. Più d’uno sperava di trovare in lui un tecnico “sensibile” alle sollecitazioni della politica, ma ha dovuto ricredersi. A partire proprio da quel Beppe Grillo che ne aveva tessuto le lodi prima dell’incarico ministeriale.

ROBERTO CINGOLANI

A favore del Ministro, invece, c’è la chiarezza  con la quale respinge posizioni ideologiche, forzate, sul passaggio ad un nuovo modo di produrre e consumare. E’ una strada complicata. Ma la sostenibilità ambientale ed economica in una fase di ripresa, senza civetterie, con attenzione per tutto cio’ che si muove nel mondo dell’energia e dei cambiamenti climatici, è la strada maestra di Cingolani. Ai vertici internazionali è apprezzato e ben visto proprio per quello che dice e fa. Le Associazioni dal loro canto in vista della decisione finale dell’Ue  ricordano che in Italia “da mesi è in corso un dibattito surreale sul cosiddetto nucleare di quarta generazione, favoleggiato da decenni senza nessuna reale novità tecnologica, e sui piccoli reattori modulari ancora in fase sperimentale”.

LA POLITICA

Anche su questo tema la politica è divisa. Sia per la fiducia che il premier Draghi ripone nel lavoro di Cingolani, sia perché il manager è riuscito a dare un assetto e un senso alle politiche green dell’Italia. Gli ambientalisti definiscono inopportune alcune sue dichiarazioni soprattutto in tema di nucleare. Ma lui non molla e non perde occasione per dire come la pensa. È vero, come sostengono Greenpeace, Legambiente e Wwf,  che sul mercato ci sono tecnologie in grado di produrre elettricità a costi di gran lunga inferiori senza emettere anidride carbonica, né produrre scorie radioattive. Ma il nodo è proprio la transizione verso le rinnovabili che loro, gli ambientalisti,  e tutti noi sosteniamo. Un cammino fatto di molte tappe da raggiungere con i giusti aiuti. Aiuti di ogni tipo, aggiungiamo, con realismo e senso di responsabilità. E si sbaglia quando si dice o si fa credere che un mondo tutto green è a portata di (pochi) anni. Non è cosi’. Senza dilungarci troppo, basta vedere le dispute di questi giorni in Europa per averne una stucchevole conferma. Tra chi lascia costruire un nuovo  gasdotto che non mette in funzione ( Germania),  chi spegne centrali nucleari ma poi ha problemi ad erogare energia elettrica ( Francia) e ancora chi difende il carbone per far girare la propria economia ( Polonia) è tutto un puzzle difficile da comporre. Bastasse un appello a Mario Draghi ……

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