
Politica: Trump, il mondo in subbuglio e i cattolici in politica
09 Marzo 2025Chi e come spinge per un dialogo tra cattolici e sinistra in Italia ? Il Pd ? Cosa occorre ? Metti una sera un dibattito in una sede del partito di Elly Shlein.
Il nome di Aldo Moro, leader della Democrazia Cristiana, ucciso nel 1978 dai terroristi delle Brigate Rosse, non ricorre spesso nel dibattito politico. Accade solo in occasioni celebrative o per riprendere qua e là pezzi di suoi discorsi. I giovani sanno poco di quel periodo tumultuoso e tragico della storia italiana che segnò uno spartiacque nella vita democratica dell’Italia. Il terrorismo fu sconfitto, i partiti storici cambiarono profondamente fino a scomparire del tutto, anni dopo, travolti da scandali e corruzione. Da qualche settimana, tuttavia, dinanzi a guerre senza soluzioni, continue minacce alla pace, all’affermazione di leader e formazioni deficitarie di cultura democratica, alla crisi dell’Europa, si è tornati a parlare di convergenze tra antiche culture politiche.
Di cosa si discute ?
La vittoria di Donald Trump negli Usa ha smosso dal torpore coscienze laiche e cattoliche nel nostro Paese. Non è stato il caso, quindi, a spingerci qualche sera fa nel circolo Pd di Pomigliano d’Arco, a pochi passi da Napoli, a seguire una tappa (forse) di un percorso che cammina sottotraccia. È vivo il tema dell’impegno dei cattolici in politica e siamo all’anteprima. L’iniziativa di un dibattito specifico ci ha incuriositi anche per la caratura di chi partecipava alla discussione e di cui diremo.
Aldo Moro, presidente della Democrazia Cristiana, fu un visionario della politica. La visione era l’essenza della sua pratica politica e in parte ne determinò l’assassinio delle Brigate Rosse. L’idea di una convergenza di culture diverse per rafforzare la democrazia e affrontare le sfide di un mondo in cambiamento aveva bisogno, però, di tempo. Soprattutto di elaborazione dentro lo stesso partito di Moro, la Dc. Una forza da decenni alla guida del Paese, seppur erede del cattolicesimo democratico, era incapace di immaginare un orizzonte complesso, dove le tecnologie avrebbero sconvolto gli assetti sociali, il “Creato” sarebbe stato aggredito e sfruttato al punto da essere distrutto dalla forza dell’uomo, nuovi equilibri si sarebbero diffusi e radicati. Uno sconvolgimento inimmaginabile. Moro scavò in profondità prima di sostanziare l’apertura politica a culture diverse da quella democratico cristiana. Il Partito Comunista Italiano – il più forte d’Europa – era il punto di arrivo della sua visione. Un partito di massa con valori solidi, ma non del tutto preparato a dare sostanza a un nuovo corso ispirato dal leader del partito antagonista. E Moro visionario probabilmente fu capito meglio dalle forze che ne decretarono la fine fisica, che non dai soggetti con i quali dialogava. Ma questo è un capitolo che ci portiamo dietro da anni, assieme alle ricostruzioni storiche e giornalistiche. Il Pd oggi non saprebbe nemmeno da dove cominciare e la serata nel Circolo napoletano non ha nemmeno sfiorato il punto.
Una democrazia compiuta
Il progetto di una democrazia compiuta con l’apporto delle antiche culture politiche, è, tuttavia il terreno per gestire cambiamenti epocali. E non solo per colpa di Donald Trump o dei suoi epigoni. Il Pci con il segretario Enrico Berlinguer negli anni ’70 non deluse la aspettative di Moro e l’abbrivio ci fu. Sono stati gli anni successivi, purtroppo, a confinare quelle intese di cultura politica in un cantone del presente. È chiara, allora, la necessità di rimuovere i blocchi davanti al fallimento di forze inadeguate ai cambiamenti. Sono i paradossi della storia, laddove nuove povertà, cambiamento climatico, migrazioni, welfare, diritti, ricevono reazioni e incongrue risposte da leader super ricchi, lobbies tecnologie, uomini che negano il cambiamento climatico, nostalgici di epoche terribili. Un dibattito su tali incoerenze val bene una città come Pomigliano d’Arco, ricca di tradizione democratica e di cultura industriale. Tre relatori accattivanti e riflessivi hanno richiamato le idealità del ‘900. Quelle da studiare, per essere scomposte in cerca del giusto parafrago per capire la società di oggi. L’invito della serata era per discutere di Aldo Moro e di Vittorio Bachelet ( Vice Presidente dell Consiglio Superiore della Magistratura ucciso anch’egli dalle Brigate Rosse). Dietro quei nomi simbolo, la ricerca di un dialogo che stenta a crescere. Ma chi era seduto a dibattere ? Aniello Cimitile, esponente storico del Pd, docente universitario, già rettore dell’Università del Sannio, Franco Miano, docente di Filosofia alla Federico II, già Presidente nazionale dell’Azione Cattolica, Marco Iasevoli, giornalista di Avvenire. Profilo alto, indispensabile per capire cosa si agita, come dicevamo, sottotraccia. Cosa non di poco conto.
Il mondo in subbuglio
Il mondo in subbuglio vuole una riconfigurazione della rappresentanza democratica dal basso. Lo dicono in tanti e la praticano in pochi. La piccola Italia ha qualcosa da dire ? I tre relatori per tutta la serata hanno tratteggiato un bisogno reale di unità, conseguenza principale della disaffezione dei cittadini dalla politica. I cattolici sono dispersi in molteplici formazioni e il mondo in divenire non riceve da loro una risposta univoca. Il Pd, per quanto forza prevalente della sinistra, ha anime che si contrappongo, come in queste ore sul futuro dell’Europa. Davanti a questioni indifferibili, c’è la povertà dei riferimenti ideologici. Non è stato troppo affrettato liberarsi da ideali ed elaborazioni sviluppate in epoche lontane ? L’idea di Aniello Cimitile, in fondo, è proprio la riappropriazione di spazi culturali fuori da schematismi e prevenzioni. Ascoltare, durante la serata, che il Pd qui nella città dell’automobile, organizzerà altri incontri su questi temi è stato un sollievo per il pubblico e per chi scrive. Lo dico meglio: un laico e due cattolici che prendono una sola strada possono riprodursi. Ma dov’è il laboratorio ? Chi lo apre ? La ricerca può durare ancora a lungo ma è un giro micidiale, peggio se le convergenze si perdono in mille liti che uccidono alla radice qualsiasi seme. Valgono i ricordi. Il bipolarismo ha mortificato molte identità, nonostante il successo di una larga coalizione – l’Ulivo – su uno schieramento di centrodestra incardinato su un partito nato in tre mesi. Ma è pur vero che non si costruisce qualcosa di solido senza una buona cultura politica. Il Pd prova a farlo ? Abbiano capito di si, vuole farlo, ma deve ascoltare la società, piuttosto che mettere in scena liti tra fazioni o inseguire dannosi agitatori senza futuro. La politica come cammino responsabile, dunque. Per una sera il partito di Elly Schlein ci ha conquistato con i nomi simbolo di Aldo Moro e Vittorio Bachelet, presi dal Pantheon dei martiri della democrazia. È stato intrigante e corroborante, alla luce di quel che vediamo in queste ore in Europa, sentir dare attualità alla visione di Moro di circa mezzo secolo fa. I cattolici si riuniranno in una sola formazione ? No. La percezione di Moro che incontrò un grande partito di massa può diventare l’agenda del fare dei nostri tempi. Purché ci si impegni a farlo.