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Quando il gioco si fa duro bisogna dialogare: l’arte sospesa fra conflitto e confronto

Quando il gioco si fa duro bisogna dialogare: l’arte sospesa fra conflitto e confronto

08 Aprile 2022 0 Di Katia F. Mazza

Barricate di libri a Kiev, lezioni di letteratura e il Presidente della Federazione Russa che commenta un murale di Jorit: in tempo di guerra anche la cultura è parte in causa.

Quando il gioco si fa duro bisogna dialogare: l’arte sospesa fra conflitto e confronto

A ridosso della finestra di un palazzo di Kiev è stata creata una barricata di libri. Va da sé che, dovesse essere necessario, i libri non potrebbero proteggere la casa o i suoi abitanti da bombe o colpi di mortaio. Purtroppo. Resta il fatto che in tempi di conflitto accade di sovente che arte e cultura vengano chiamate come parte in causa fino a diventare, in certi in casi, vero e proprio terreno di scontro.

Qualche settimana fa, a Napoli è stato presentato un murale alto 15 metri raffigurante il volto di Fëdor Michajlovič Dostoevskij: scrittore vissuto a cavallo fra la prima e la seconda metà dell’Ottocento considerato fra i padri della letteratura russa.

Alla sua penna si debbono celebri romanzi quali Delitto e castigo, L’idiota, I fratelli Karamazov e, non ultimo, Memorie dal sottosuolo. Di lui molto è stato detto e molto e stato scritto. Ma una frase, più che migliaia di pagine, racchiude forse l’essenza di quest’uomo tanto dedito al vizio quanto capace di scavare anche oltre il fondo dell’animo umano.

“Dostoevskij ha fatto quel che fanno gli artisti […] ha preso l’imballaggio che avvolge le nostre giornate, i nostri gesti quotidiani e ha tolto le nostre giornate, i nostri gesti quotidiani dall’imballaggio che li avvolgeva e noi, adesso, li vediamo”.

Così scrive Paolo Nori nel volume “Sanguina ancora. L’incredibile vita di Fedor M. Dostoevskij”. Si tratta dello stesso Paolo Nori che si è trovato al centro, nelle settimane passate, di una questione legata all’autore ora impresso sul murale di Fuorigrotta.

Lo studioso, infatti, avrebbe dovuto tenere quattro lezioni su Dostoevskij presso l’Università Bicocca di Milano. Ma le lezioni, alla fine, non hanno avuto luogo. Dopo il suggerimento di includere nel suo programma anche autori ucraini, Nori ha infatti preferito rinunciare all’incarico.

Un episodio che si può comprendere pensando a un legittimo tentativo da parte dell’Ateneo di far bene le cose in una circostanza come quella dell’attuale crisi russo-ucraina nei confronti della quale tutti ci muoviamo a tentoni e che, a tratti, è addirittura arduo concepire come vera.

Invitato presso l’Università degli Stranieri di Siena, Nori ha dichiarato: ”Io di Putin non so niente […]. Io conosco la prosa di Bulgakov e Dostoevskij”.

Sembrava finita lì ma, a distanza di non troppo tempo, quel ‘pazzo-benedetto’ di Dostoevskij –sempre parole di Nori– torna all’onore delle cronache. Il murale di Fuorigrotta, realizzato dall’artista italo-olandese Jorit con la collaborazione di Does, è stato inaspettatamente commentato dal presidente della Federazione Russa Vladimir Putin, in occasione di un evento con le personalità della cultura nazionali.

Parole di elogio, un cenno alla simpatia reciproca ma anche un riferimento alla ‘cancellazione’ di Dostoevskij da parte dell’Occidente. Il video, in pochi giorni, è diventato virale. Propaganda? Nei cieli armati, si sa, volano falchi, non colombe. Esistono fenomeni equivalenti in terra russa? Poco conta.

E no, nessuno si illude che un murale avrà mai un qualche ruolo nell’evoluzione di un conflitto – troppo e inutile il cinismo speso a riguardo – proprio come non ci si illude riguardo ai libri della finestra di Kiev. Ma quando il gioco si fa duro occorre, anche e soprattutto, dialogare. Fossero pur minime le opportunità che ne derivano. È dovere morale ripudiare l’atto fisico della guerra. Ma è altrettanto doveroso riflettere su cosa sia più opportuno scegliere fra le spire della chiusura al dialogo o, peggio ancora, della violenza verbale e gli spiragli, sebbene infinitesimali, del confronto. E l’arte e la cultura, in questo senso, dovrebbero essere percorse come strade maestre.

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